Happy Family |
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Un film di Gabriele Salvatores.
Con Sandra Milo, Diego Abatantuono, Fabio De Luigi, Fabrizio Bentivoglio, Margherita Buy.
continua»
Commedia,
durata 90 min.
- Italia 2010.
- 01 Distribution
uscita venerdì 26 marzo 2010.
MYMONETRO
Happy Family
valutazione media:
3,32
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Famiglie nel caos
di Lietta Tornabuoni L'Espresso
Più unico che raro, Gabriele Salvatores è un regista italiano che non detesta il caos del mondo. Anzi. "Happy Family" adotta la nostra vita caotica senza moralismi alla Verdone ("Io, loro, e Lara"), senza i lugubri sentimentalismi del cinema amoroso, senza andamenti farsesco-grotteschi. Semplicemente, il film vede l'esistenza irragionevole e complicata, intossicata dalle difficoltà e dalla memoria della cultura, intimorita dalle paure e dalle contraddizioni quotidiane che quasi tutti viviamo: ed esprime la speranza che si riesca nonostante tutto ad essere un po' felici. Una sorpresa, dunque. A sottolineare la natura teatrale della storia, un sipario rosso apre e chiude Happy Family. C'è uno sceneggiatore che volendo scrivere un film sceglie diversi personaggi che parlano direttamente agli spettatori, che come nei "Sei personaggi" di Pirandello intervengono a criticare quanto lo scrittore va scrivendo o a protestare quando l'autore li lascia in sospeso o medita di abbandonarli. C'è la vicenda di due famiglie che nulla hanno in comune ma che s'intrecciano a causa di ragazzo e ragazza sedicenni decisi a sposarsi subito, pronti a rinunciare al propositi che turba tanto le famiglie abituate a prendere sul serio ogni stupidaggine degli adolescenti: mentre le due famiglie si sono ormai incontrate, hanno fatto amicizia, sembrano quasi parenti. C'è uno dei padri, Fabrizio Bentivoglio bravissimo, distaccato e crudele, malato e invaso dal pensiero della morte. C'è l'altro padre. Diego Abatantuono monumentale, capace di diffondere vitalità e calore. C'è una nonna smemorata che ricorda soltanto l'etichetta e la cucina, le regole e le pietanze.
L'impresa grande riesce bene: nessuno dei personaggi scivola nella macchina, alcuni sono commoventi, il caos accettato diventa più divertente del vero e socialmente straordinario.
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