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La sostenibile leggerezza del remake

Easy Girl, fra classici letterari e teen movies.
di Edoardo Becattini

Emma Stone in una scena di Easy Girl, commedia di Will Gluck che riprende i temi espressi da Nathaniel Hawthorn nel celebre romanzo 'La lettera scarlatta'.
Emma Stone (Emily Jean Stone) (35 anni) 6 novembre 1988, Scottsdale (Arizona - USA) - Scorpione. Interpreta Olive nel film di Will Gluck Easy Girl.

giovedì 3 marzo 2011 - Approfondimenti

C'è una logica paradossale alla base dei remake più recenti, soprattutto di quelli realizzati con un criterio prettamente industriale come quelli per il pubblico giovanile. La logica che vede una storia antica, notoria o, quantomeno, diventata per vie traverse un classico, avere la necessità di aggiornarsi continuamente a nuove forme e tendenze. È come se la strada per l'eterna giovinezza passasse forzatamente lungo il sentiero dell'eterno giovanilismo. Come se anche le opere d'arte soffrissero crisi di mezza età e, di tanto in tanto, avessero bisogno di un gesto pacchiano, di una confezione vistosa e colorata, con la scusa di avvicinare le coscienze abuliche delle nuove generazioni a riscoprire i capolavori del passato.
Prendiamo la moda delle varie trasposizioni (post)moderne delle istituzioni letterarie, attiva soprattutto nel decennio passato ma che un film come Easy Girl ci permette di riprendere in mano. Il film si dichiara sulla carta come un aggiornamento liceale de “La lettera scarlatta” di Nathaniel Hawthorne, classico della letteratura statunitense in cui una donna viene tacciata di adulterio e costretta dai puritani della sua comunità a portare in petto una A di Adultera rosso scarlatto per esibire continuamente la sua colpa agli occhi degli altri. In realtà, lontano tanto dalla revisione kitsch & chic del Romeo + Giulietta di Baz Luhrmann, quanto dalla drammaturgia “scolastica” di O come Otello o dal bignamino lezioso di 10 cose che odio di te (versione teen de “La bisbetica domata” con cui un giovane Heath Ledger trovò la prima celebrità), Easy Girl è solo una finta versione ringiovanita di un capolavoro letterario. Il romanzo storico di Hawthorne è solo strumento e non calco all'interno della storia: se ne serve la brillante “peccatrice per finta” Olive Penderghast (Emma Stone) per condurre una personale crociata antipuritana fra le mura di scuola, dimostrando una certa scaltrezza riguardo la tendenza a saccheggiare indebitamente dagli intrecci della grande letteratura. Interrogata dal suo stimato professore di letteratura sul perché di quella A appuntata su dei vestiti succinti, Olive precisa come l'idea non le sia venuta dalla lettura del romanzo di Hawthorne, ma dalla visione in dvd della vecchia versione di Victor Sjöström, “quella originale, non quella in cui Demi Moore fa continuamente il bagno”. La battuta mostra come il recupero del passato e della cultura istituzionale non sia spesso che un mero pretesto, in cui non conta tanto rifarsi a un modello originale ma a un qualunque valido surrogato. Consapevolmente, Olive utilizza così il riferimento letterario solo come sfogo per la sua frustrazione, mentre i suoi sogni di adolescente citano ben altri modelli, quali le commedie romantiche di John Hughes.

Raccolta differenziata
I veri testi enciclopedici del personaggio di Emma Stone non sono i classici studiati al liceo, ma quelle commedie giovanili che, in un'epoca frivola come gli anni Ottanta, rispetto alla dominante di ricerca dell'eccesso e di gusto per il cattivo gusto, tendevano verso un romanticismo mellifluo e sognatore. Hester Prynne resta l'emblema della sua volontà di porsi come capro espiatorio delle storture sociali dell'ambiente scolastico, e l'onta scarlatta diventa l'ispirazione per un esperimento sociologico teso a mostrare l'inarginabile fluire del gossip. Ma è nel culto di personaggi come John Cusack in Non per soldi... ma per amore o Molly Ringwald in Un compleanno da ricordare che si muove la storia di Olive e il suo desiderio amoroso. Per quanto possa sembrare aberrante realizzare il sommovimento di una nuova cultura i cui modelli romantici non sono Romeo, Giulietta, Anna Karenina o Emma Bovary, ma gli adolescenti sognatori figli di un cinema spensierato, adatto a una visione pomeridiana in un giorno di pioggia, non si può liquidare l'onestà dell'operazione. È come se il cinema giovanile avesse fatto evolvere il principio del riciclo in una "raccolta differenziata": si distinguono i generi, si partizionano i riferimenti (letterari, cinematografici, musicali, ecc.) e si accumulano specifiche forme e materie da riutilizzare in maniera più consapevole. Proprio come nella differenziata dei rifiuti solidi urbani, il primo passo per la realizzazione di un remake "sostenibile" sta quindi nella consapevolezza, nel cercare di coinvolgere apertamente il giovane pubblico potenziale in un gioco dove le carte non vengono mescolate. Un primo appuntamento goffo e romantico in cui si apprezza che il milkshake e la Coca Cola non vengano versati nello stesso bicchiere e non abbiano lo stesso sapore.

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