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Dylan Dog goes America

Kevin Munroe spiega come ha riadattato le storie del celebre investigatore dell'incubo.
di Ilaria Ravarino

Il regista canadese Kevin Munroe in Italia per la conferenza stampa di presentazione di Dylan Dog - Il film.
Kevin Munroe 1972, Bathurst (Canada). Regista del film Dylan Dog - Il Film.

mercoledì 16 marzo 2011 - Incontri

Capelli lunghi, larghi sorrisi e felpa LucasFilm sulle spalle, alla prima mondiale di Dylan Dog – Il film Kevin Munroe ce l’ha messa tutta per farsi perdonare l’imperdonabile. "So di dover fare i conti con una base di fan fedelissimi al Dylan Dog dei fumetti – ha detto subito il regista, manipolando amleticamente il teschio di plastica sul tavolo della conferenza stampa – Dog in Italia è un mito, un’icona. So a cosa sto andando incontro e non mi tiro indietro, ho affrontato i fan anche quando ho girato il film delle Tartarughe Ninja". Sceneggiatore, regista e autore di videogiochi, film, serie tv e graphic novels (sue "El Zombo fantasma" e "Olympus Heights"), a Munroe è toccata in sorte l’avventura di portare per primo sul grande schermo le avventure dell’investigatore dell’incubo creato dalla penna di Tiziano Sclavi nel 1986, Dylan Dog. Un nome quasi sconosciuto in America, dove la serie è uscita in una manciata di volumi, ma popolarissimo in Italia, dove è il fumetto più letto del paese, secondo soltanto a Topolino. Da 25 anni in edicola, Dog in Italia ha una schiera di appassionati che potrebbero non digerire le trasgressioni compiute dal regista: dal volto del loro eroe, diventato il macho Superman Brandon Routh, alla scomparsa di alcuni personaggi simbolo, fino al sacrilego cambio di location, da Londra a New Orleans.

Signor Munroe, in Italia Dylan Dog è intoccabile. Lei, invece, ha trasgredito. Perché?
Prima di dedicarmi al film ho letto i 6 numeri di Dylan Dog usciti in lingua inglese e in quei fumetti sono già presenti alcune differenze con la versione italiana. Quando poi mi è arrivata la sceneggiatura, che al tempo si chiamava "Dead of night", ho capito che prima di cominciare a girare avrei dovuto leggere anche gli albi italiani. L’ho fatto e li ho trovati molto più profondi, nella versione inglese e in quella americana si è perso qualcosa della loro ricchezza. Ma probabilmente era un sacrificio necessario per arrivare al pubblico più vasto possibile.

Perché eliminare personaggi simbolo come l’assistente Groucho e l’Ispettore Bloch?
A parte le questioni di diritti, per cui per volere della famiglia Marx non è possibile portare sul grande schermo un personaggio come Groucho, bisogna capire che le differenze tra film e fumetto sono inevitabili. Succede sempre: un conto è il personaggio disegnato, un conto è quello che fai vivere nel film. Abbiamo cercato di rimanere fedeli allo spirito del fumetto, accontentando quando possibile i fan. Conosco il piacere che si prova nel ritrovare al cinema quei piccoli segnali che ti dimostrano che chi ha lavorato al film è stato attento a tutti gli elementi distintivi del fumetto: per questo sui titoli di testa c’è una foto di Dylan con Bloch e una con Groucho, e per questo quando Marcus lancia la pistola al suo boss lo fa esattamente come Groucho nel fumetto.

E il cambio di ambientazione, dall’Europa all’America?
Semplice: girare a Londra ci sarebbe costato quattro volte di più. Nel primo script l’ambientazione era addirittura a New York, sono io che ho proposto New Orleans. È una città con un’atmosfera autenticamente europea: ho pensato che se uno come Dylan Dog avesse voluto lasciare il suo paese, avrebbe scelto quella città perché più familiare.

Perché ha cambiato il colore del maggiolone cabriolet di Dog?
Anche in questo caso per una questione di diritti, con la Disney. Ma insomma... la bat-mobile ha cambiato colore tante volte, eppure resta sempre quella.

E "Giuda ballerino"? Quell’imprecazione, per i fan del fumetto, è sacra...
… ma non avrebbe detto niente al pubblico americano, anzi lo avrebbe spiazzato. In inglese l’abbiamo tradotta con "Jackpot", ma nella versione italiana i doppiatori hanno reintrodotto la frase originale.

Cosa risponde a chi l’accusa di aver trasformato un cult per adulti in un teen movie?
So che in Italia c'è una certa polemica intorno al mio film, ho toccato un argomento molto caro qui. Personalmente odio lo stereotipo per cui i fumetti sarebbero roba da ragazzini, quindi non credo proprio di aver abbassato il target di Dylan Dog. Anche se nel fumetto vengono mozzate più teste che nel film, in America ci hanno dato il divieto ai minori di 13 anni.

Tiziano Sclavi, creatore del personaggio, ha collaborato con voi?
Non so niente dei rapporti intercorsi tra la produzione e Sclavi. Sul set a inizio riprese è venuto un rappresentante dell’editore Bonelli, e basta. Non conosco la loro reazione, né quella di Sclavi, al film.

Avete in progetto eventuali sequel?
Se ci fossero sarei interessato, ma ufficialmente non ci sono progetti in questo senso. Prima dobbiamo verificare se, e quanto, incasseremo con il primo film. In un eventuale sequel mi piacerebbe riportare Dog in Europa, e magari girare in Italia. Sarebbe splendido. Potrei introdurre molti più elementi del mondo del fumetto, riprendere personaggi come Bloch e Xabaras, un cattivo perfetto. Tratterei dei problemi di Dog con sua madre, entrerei in profondità e nel dettaglio. Tutte cose che proprio non si possono fare, quando introduci un personaggio così nuovo a un pubblico completamente digiuno del suo universo.

Ma lei ama Dylan Dog?
Lo amo perché è un vero antieroe. Un uomo che affronta il mondo a modo suo, e che sembra più a suo agio con la surrealtà che con la realtà di tutti i giorni.

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