laulilla
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lunedì 24 maggio 2010
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se i comportamenti umani diventano kitsch
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Uno scrittore inglese, James Miller, presenta in Toscana la traduzione italiana dell'ultima sua opera, Copia conforme, che tratta della copia nell'arte e del suo rapporto coll'originale, ad una conferenza cui parteciperà Elle, che ottiene un appuntamento da lui, per fargli visitare la propria galleria d'arte in cui sono esposte opere originali d'epoca, ma anche falsi. Dalla galleria, i due si spostano in un paese vicino, Lucignano, continuando a discutere su verità e finzione nell'arte, ma allo spostamento geografico sembra corrispondere un vero e proprio slittamento dell'oggetto della discussione. I due, infatti in un bar vengono scambiati per marito e moglie e stanno al gioco, fingendo di esserlo ed esprimendo in tal modo la loro visione dell'amore e del matrimonio.
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Uno scrittore inglese, James Miller, presenta in Toscana la traduzione italiana dell'ultima sua opera, Copia conforme, che tratta della copia nell'arte e del suo rapporto coll'originale, ad una conferenza cui parteciperà Elle, che ottiene un appuntamento da lui, per fargli visitare la propria galleria d'arte in cui sono esposte opere originali d'epoca, ma anche falsi. Dalla galleria, i due si spostano in un paese vicino, Lucignano, continuando a discutere su verità e finzione nell'arte, ma allo spostamento geografico sembra corrispondere un vero e proprio slittamento dell'oggetto della discussione. I due, infatti in un bar vengono scambiati per marito e moglie e stanno al gioco, fingendo di esserlo ed esprimendo in tal modo la loro visione dell'amore e del matrimonio.
Occasione della discussione più accesa sembra essere la celebrazione di alcuni matrimoni nella sala comunale del paesetto, nonché l'osservazione di un gruppo scultoreo (che lo spettatore vede solo di riflesso) che rappresenta un uomo e una donna in un atteggiamento diversamente interpretato da James e da Elle. Nell'atteggiamento di abbandono fiducioso tra le braccia dell'uomo, Elle intravede una rappresentazione "vera" del rapporto matrimoniale ideale, mentre James intravede una rappresentazione stereotipata e banale del rapporto di coppia, cui paiono ispirarsi anche le coppie "seriali" dei novelli sposi. Il concetto di "kitsch" sembrerebbe dunque applicabile alla riproduzione seriale dell'oggetto d'arte e della finzione creativa, ma anche ai comportamenti umani, che magari a quella stessa arte si ispirano e che proprio perciò, o prima o poi dovranno fare i conti con la realtà dura della vita e dei suoi problemi. Se, come credo, il senso del film è fondamentalmente questo (credo tra l'altro che non per nulla il nome della donna, Elle, sia in realtà un non nome, un nome che non individua), mi sembra un po' velleitaria la sua realizzazione: tutta discussione fra i due mi è apparsa artificiosa, inutilmente rivendicazionista nella parte di Elle, che assume soprattutto il ruolo della risentita accusatrice, con una insistenza aggressiva e un po' petulante, e spiega troppo poco lo sciogliersi del tutto nel finale da commedia.
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(di edward teach)
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edward teach
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lunedì 24 maggio 2010
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da vedere
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Bello, elegante etc etc Il punto non e' che la realtà è negli occhi di chi guarda (errore cara A.S.) ma che detta realtà ha un senso solo ed esclusivamente in quanto supporto che rende possibile la condivisione dei sentimenti e delle emozioni. E allora se questa condivisione riusciamo a farla prima o magari addirittura senza questa realtà che erroneamente confondiamo con "il vero" e "il necessario", di questa benedetta succitata "realtà" possiamo tranquillamente e con gioia di vivere tutta italiana fare definitivamente a meno (da cui lo scampanio dopo la minzione liberatoria). In sé stesso il film non è un capolavoro ma è fatto benissimo e reduce dalla visione forzata di quella porcheria di Robin Hood in qualità di baby sitter, non posso esimermi dal dare 4 stelle .
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Bello, elegante etc etc Il punto non e' che la realtà è negli occhi di chi guarda (errore cara A.S.) ma che detta realtà ha un senso solo ed esclusivamente in quanto supporto che rende possibile la condivisione dei sentimenti e delle emozioni. E allora se questa condivisione riusciamo a farla prima o magari addirittura senza questa realtà che erroneamente confondiamo con "il vero" e "il necessario", di questa benedetta succitata "realtà" possiamo tranquillamente e con gioia di vivere tutta italiana fare definitivamente a meno (da cui lo scampanio dopo la minzione liberatoria). In sé stesso il film non è un capolavoro ma è fatto benissimo e reduce dalla visione forzata di quella porcheria di Robin Hood in qualità di baby sitter, non posso esimermi dal dare 4 stelle .
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[+] perche' lo ha postato due volte???
(di edward teach)
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linus2k
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domenica 23 maggio 2010
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viva abbas!
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Cosa significa fingere? E cosa è una copia? che valore può avere una copia? e cosa dire dell'arte, copia per antonomasia della realtà?
In un film che si muove su più livelli narrativi e che offre enormi spunti narrativi, il maestro Kiarostami si sposta dalla sua Terra natia, l'Iran, per raccontarci, in una splendida Toscana (che nonostante i cipressi riesce a fuggire dall'effetto cartolina) una storia che si muove oltre il tempo e oltre lo spazio, parlandoci dell'universalità di temi cari al regista come l'arte, la finzione narrativa, il rapporto uomo-donna, la visione della donna.
Attraverso i dialoghi dei 2 protagonisti (in primis una magistrale Juliette Binoche), il film si muove su più piani, quello puramente narrativo, realistico, dell'incontro tra lo scrittore del saggio, la passeggiata, i dialoghi.
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Cosa significa fingere? E cosa è una copia? che valore può avere una copia? e cosa dire dell'arte, copia per antonomasia della realtà?
In un film che si muove su più livelli narrativi e che offre enormi spunti narrativi, il maestro Kiarostami si sposta dalla sua Terra natia, l'Iran, per raccontarci, in una splendida Toscana (che nonostante i cipressi riesce a fuggire dall'effetto cartolina) una storia che si muove oltre il tempo e oltre lo spazio, parlandoci dell'universalità di temi cari al regista come l'arte, la finzione narrativa, il rapporto uomo-donna, la visione della donna.
Attraverso i dialoghi dei 2 protagonisti (in primis una magistrale Juliette Binoche), il film si muove su più piani, quello puramente narrativo, realistico, dell'incontro tra lo scrittore del saggio, la passeggiata, i dialoghi... ed i piani più metaforici, dalla grande finzione che è la stessa arte cinematografica, con una sorta di film nel film che inizia proprio nel momento in cui viene accettata la finzione... storia che si impreziosisce anche dalla tematica del rapporto di coppia (in crisi) esaltato dall'associazione del paese (suggestiva Lucignano, Arezza) invaso da novelli sposi felici e da anziani mariti e moglie...
Kiarostami ci ha quindi regalato un prezioso film che ha le doti di un buon vino, migliora già all'uscita del cinema, con il piacere di ripensare e rianalizzare i tanti, tantissimi spunti narrativi...
Viva Abbas!
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(di edward teach)
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aesse
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giovedì 20 maggio 2010
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come e’ bello fare finta!
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Se per reale si intende ciò che la soggettività plurale determina come oggettivo acquisito, non c’è niente di più reale della Toscana Felix così come l’immaginario collettivo dei non autoctoni lo conserva e lo tramanda. Ebbene, quella che è realtà per antonomasia, Kiarostami, che con il suo “Copia conforme” ci offre un lavoro che farebbe la sua fortuna anche a teatro, squaderna, taglia, decontestualizza, ammutolisce. Guai, allora, a pensare che siano un virtuosismo registico i cipressi che si rincorrono in una confusa moviola per finire luce ed ombra nell’abitacolo dell’auto che conduce i due protagonisti del film, lei è una splendida Binoche, in quel di Lucignano dove al Museo Comunale è esposto un frammento pittorico che per circa 200 anni si é creduto fosse un particolare di un affresco di Ercolano anziché una copia conforme( ma è così bella e vera quella fanciulla che i visitatori continuano ad ammirare .
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Se per reale si intende ciò che la soggettività plurale determina come oggettivo acquisito, non c’è niente di più reale della Toscana Felix così come l’immaginario collettivo dei non autoctoni lo conserva e lo tramanda. Ebbene, quella che è realtà per antonomasia, Kiarostami, che con il suo “Copia conforme” ci offre un lavoro che farebbe la sua fortuna anche a teatro, squaderna, taglia, decontestualizza, ammutolisce. Guai, allora, a pensare che siano un virtuosismo registico i cipressi che si rincorrono in una confusa moviola per finire luce ed ombra nell’abitacolo dell’auto che conduce i due protagonisti del film, lei è una splendida Binoche, in quel di Lucignano dove al Museo Comunale è esposto un frammento pittorico che per circa 200 anni si é creduto fosse un particolare di un affresco di Ercolano anziché una copia conforme( ma è così bella e vera quella fanciulla che i visitatori continuano ad ammirare ...) siano un virtuosismo registico. Così come non è virtuosismo il taglio dei corpi, vedi la schienona verde dell’anziana cameriera, improvvisato Virgilio, né lo sono le statue solo raccontate, né la deformità dei due corpi gobbi espressa tutta nella rassegnazione degli sguardi. Neanche la monumentalità decontestualizzata, atta a fare impazzire chi volesse evadere dagli interrogativi del film che invece usa l’immagine oleografica strapazzandola, divertendosi a riconoscere i luoghi, è virtuosismo registico.
Tutto questo allora per dire cosa se non che la realtà sta negli occhi di chi la guarda, che il contesto ne determina la natura (vi si riferisce di Warhol e Jasper Johns) , e che il “ fare come se” non è un gioco né un trucco e che quella che si potrebbe avere la tentazione di definire simulazione in quanto reificazione dei desideri, della realtà ne ha tutta la dignità? Realtà che più volte intravediamo nell’immagine che i vari specchi che ritroviamo nel corso del film ci rimandano e che noi spettatori ormai catturati dalla forza della rappresentazione, rifiutiamo come tarocca. E allora se si considera che tutto ciò che noi definiamo reale è solo un’assemblaggio spesso selvaggio di eventi e sentimenti teso a giustificare ciò che crediamo essere la nostra realtà facciamoci tentare dalla qualità della scelta che il protagonista , William Shinell, opera e che i finali rintocchi delle campane suggellano.
ANTONELLA SENSI
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(di francesca50)
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(di edward teach)
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