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Dovete fare un film contro Berlusconi

John Landis presenta Ladri di cadaveri ed interviene sulla situazione politica italiana.
di Luca Marra

Simon Pegg e Andy Serkis, protagonisti di Ladri di cadaveri di John Landis.
Simon Pegg (Simon John Pegg) (54 anni) 14 febbraio 1970, Gloucester (Gran Bretagna) - Acquario. Interpreta William Burke nel film di John Landis Ladri di cadaveri - Burke & Hare.

mercoledì 23 febbraio 2011 - Incontri

Più sono semplici, più sono geni", Pino Insegno, doppiatore in Burke & Hare, introduce così John Landis, arrivato a Roma per presentare il suo ultimo film, Ladri di Cadaveri - Burke & Hare, fuori concorso all'ultimo Festival capitolino e in uscita venerdì nelle sale italiane. All'incontro, moderato da Mario Sesti e Valerio Cappelli del Corriere della Sera, erano presenti anche studenti del Liceo Tasso di Roma e del DAMS dell'ateneo Roma Tre. Il regista di Blues Brothers e Una Poltrona per due porta al cinema una storia black e simpaticamente splatter: le vicende di due uomini nella Edinburgo del 1821 che si arricchiscono uccidendo uomini e vendendo i cadaveri ai luminari della chirurgia per le loro lezioni.

"Non è un horror anche se ricorda i film della Hammer (produttrice horror attiva tra gli '50 e '70 N.d.R) e non mi piace nemmeno che si definisca commedia british, è una commedia e basta" precisa Landis che ha girato con John Mathieson, fotografo di Ridley Scott: "Con lui abbiamo filmato in totale oscurità. Pensavo non si vedesse niente. C'erano tantissime candele, un po' come in Barry Lindon, e la cera ci colava addosso. Mi sono ispirato ai quadri fiamminghi. Quando si fa un film d'epoca si impara sempre qualcosa". E, a proposito di insegnamenti, Landis nella sua grande eloquenza allarga il discorso aprendo un'involontaria quanto effervescente lezione di cinema: "Credo che il cinema non sia cambiato perché è ancora giovane" afferma perentorio il regista "Se guardate le foto di scena del 1909 e le affiancate a quelle del 2011 vedrete che c'è sempre un attore e una troupe. Sì, ci sono nuovi strumenti: digitale, computer grafica ecc. ma il linguaggio non è mutato, è sempre sovrapposizione di immagine. Comunque sono stufo della computer grafica. Per me è merda, anche se può essere vantaggioso in alcuni casi come nel lavoro sull'immagine, tipo il compositing".

L'autore di Animal House è un fiume in piena e ha un'idea ben precisa anche del business: "tutto questo gran parlare sul mercato del cinema, sono stupidate per riempire i giornali. Difficile capire quello che il pubblico vuole vedere. Oggi si fanno tanti film sugli zombie perché piacciono, appena diminuiranno gli spettatori non si faranno più. Si sono girati tanti western mai visti, poi Leone ha trasformato il genere in un'opera lirica ed è ritornato in auge per poi essere di nuovo dimenticato oggi. I produttori ti affidano un film non per l'arte, ma per fare i soldi. L'unico metro del successo è il tempo. Ora, tutti dicono che i miei film sono classici; quando sono usciti per loro erano brutti invece. I film non sono cambiati, il tempo sì. Il grande John Huston amava dire "Registi, prostitute ed edifici diventano rispettabili col crescere dell'età". Su questa ironia galoppante, Landis ricorda l'importanza del cast: "Per Burke & Hare volevo ingaggiare Totò… ma è morto. Comunque l'attore è un mestiere difficile, ingiusto: un giovane non può interpretare un vecchio e viceversa".

Dopo i massimi sistemi del cinema, il cineasta di Hollywood, stuzzicato da parte dei giornalisti, parla dell'Italia, e delle recenti cronache sulla nostra politica: "Ah Bunga Bunga!" introduce scherzoso per poi raccontare di un suo desiderio: "Mi piacerebbe fare un film su Berlusconi, ma chi me li dà i soldi?!" e continua "Noi abbiamo avuto Bush, voi Berlusconi. A ognuno il suo buffone. E penso che il vostro premier rimanga in carica anche perché non ha opposizione. Mi ricorda Hearst, il protagonista di Quarto Potere, che possiede tutto, pure i media. Quando è così, com'è possibile promuovere un film contro di lui? La cosa più forte che si può fare comunque è ridicolizzare, come ha fatto Chaplin con Hitler, difatti il Furher lo voleva morto e Chaplin rispose con una pernacchia. Ridicolizzare mette in difficoltà i potenti perché loro vogliono incutere paura e, se le persone non si intimoriscono, lo sberleffo toglie forza a chi domina. Gheddafi, per me, è un cretino. Se lo sapesse gli darebbe fastidio, credo". Landis immagina proprio questi due protagonisti per un ipotetico prossimo lavoro, arrivando ad abbozzare un paio di sequenze: "Pensate: Gheddafi parla con Berlusconi e fa 'Se chiamano digli che non sono in casa'. E conclude: "Dite a chi fa pellicole di successo da voi che faccia un film contro Berlusconi".

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