angelica2296
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martedì 5 gennaio 2021
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film orrendo a dir poco
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Ho speso assieme a mio padre i 90 minuti più inutili della nostra vita. Giudico per due (lui assolutissimamente d'accordo) che il film ha fatto cagare, ho letto che hanno speso 2 milioni di dollari circa e incassato più di 20, ma chi è stato così pazzo da pagare quest'orribile sceneggiatura e regia ? Già è spaventoso il fatto di aver fatto un film con un protagonista, ma almeno il finale un po' più che ti solleva no? Manco quello, la merda fino alla fine. È vero crea suspance, attenzione, ma poi alla fine dici : che cosa abbiamo visto?, nulla.
non si può nemmeno chiamare film e darei zero spaccato, do una stella solo per il serpente,che almeno, se gli mozzicava i coglioni ridevamo un po'.
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elgatoloco
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martedì 24 settembre 2019
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a suo modo efficace
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Decisamente controcorrente, volutamente e programmaticamente claustrofobico, "Buried"(2010, Rodrigo Cortés).si rifa alla tematica del"sepolto vivo"(cfr."The Premature Burial"del grande Edgar Allan Poe, 1844), è un film volutamente sgradevole per la tematica, decisamente "chiuso"come ambiente e come prospettiva(scarsissime le chances di sopravvivenza per lo sfortunato camionista USA sepolto vivo in una bara dagli iraqueni), dove gli interventi"esterni"sono minimi e difficilmente(più di questo, ai limiti dell'impossibilitàl programmati e programmatibili. La tensione disperata dell'unico interprete(Ryan Reynolds, bravo)è degna di miglior causa, il regista spagnolo Cortés, all'epoca al suo secvondo lungometraggio fa di tutto per ravvivare il film dove l'unica tecnica a disposizione è un cellulare e una matia, più alle azioni autolesionistiche richieste dai rapitori.
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Decisamente controcorrente, volutamente e programmaticamente claustrofobico, "Buried"(2010, Rodrigo Cortés).si rifa alla tematica del"sepolto vivo"(cfr."The Premature Burial"del grande Edgar Allan Poe, 1844), è un film volutamente sgradevole per la tematica, decisamente "chiuso"come ambiente e come prospettiva(scarsissime le chances di sopravvivenza per lo sfortunato camionista USA sepolto vivo in una bara dagli iraqueni), dove gli interventi"esterni"sono minimi e difficilmente(più di questo, ai limiti dell'impossibilitàl programmati e programmatibili. La tensione disperata dell'unico interprete(Ryan Reynolds, bravo)è degna di miglior causa, il regista spagnolo Cortés, all'epoca al suo secvondo lungometraggio fa di tutto per ravvivare il film dove l'unica tecnica a disposizione è un cellulare e una matia, più alle azioni autolesionistiche richieste dai rapitori. Per vari spettatori/varie spettatrici, probabilmente, è troppo, un film così rischia dunque di indurre torpore, ma, con un po'di pazienza ulteriore qualcosa si ricava... Anche la canzone dei titoli di testa è dell'autore, che, un po'sulle orme di Carpenter, è anche musicista per colonne sonore dei suoi film... El Gato
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tommy
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sabato 20 luglio 2019
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improponibile!
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Me come si fa a descrivere questo film come incredibilmente avvincente? Se non sbaglio Gabriele Niola aggiudica addirittura 4 stelle a questo horror (orrore di noia). Assurdo!
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ennio
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mercoledì 23 agosto 2017
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capolavoro
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Un film che riesce a non annoiare mai quando per un'ora e mezza di fila l'unica scena è un uomo sepolto vivo in una bara, è di per sè un capolavoro del thrilling.
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laurence316
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martedì 1 novembre 2016
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film dimenticabile, pieno di buchi e incongruenze
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E’ un film-scommessa? Certamente. Un’opera "minimalista"? Ovviamente. Quello che però questo Buried di Rodrigo Cortés assolutamente non è, è un film che sia valido a vedersi.
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E’ un film-scommessa? Certamente. Un’opera "minimalista"? Ovviamente. Quello che però questo Buried di Rodrigo Cortés assolutamente non è, è un film che sia valido a vedersi.
Certo, già dalla premessa dividerà il pubblico fra chi ne è incuriosito e chi, invece, naturalmente respinto, ma andando infine a vederlo, si finirà purtroppo per propendere per il secondo sentimento, e non per l’ambiente fortemente claustrofobico o per il crescente clima di terrore, no, ma per le continue e via via sempre più insopportabili incongruenze e per i buchi di sceneggiatura.
Nessuno naturalmente si aspettava che questo piccolo film indipendente spagnolo si rivelasse un capolavoro, ma Buried precipita proprio dove avrebbe dovuto tentare di sorprendere: ovvero, diventa presto noioso e monotono. E’ palese che, data la premessa, non ci fosse da aspettarsi chissà quale movimento, ma dato che veloce sopraggiunge la noia i numerosi difetti della produzione diventano di pallida evidenza.
In un mondo in cui, apparentemente, l’ossigeno non è di nessuna importanza, colui che è stato sepolto vivo, tal Paul Conroy, è un personaggio di tal e cotanta stupidità che, solo dopo un’ora e passa di film, riesce a comprendere finalmente come cambiare la lingua del proprio cellulare, in modo da capire cosa diavolo compaia sul display. Per il resto del tempo, invece, si affanna per chiamare parenti e conoscenti, che ovviamente non gli rispondono, ma nonostante tutto continua a richiamarli, sprecando inutilmente la già limitata carica della batteria. Gli viene poi la brillante idea di chiamare il 911 americano (da una bara in Iraq!) e, infine, il Dipartimento di Stato, e da lì parte tutto (ma è bene notare che è già passata almeno mezz’ora di film). Inoltre continua ad usare per farsi luce un accendino (che, evidentemente, nel suo mondo non consuma ossigeno) e solo dopo molto tempo si rende conto di avere ai piedi una sacca contenente, tra le altre cose, una dannatissima torcia elettrica.
Si potrebbe andare avanti a lungo ma rimane il fatto che certamente stupisce l’enorme quantità di errori, buchi e sviste che lo sceneggiatore e il regista sono riusciti così brillantemente ad inserire, pur in un film di tale limitata durata ed ambientazione. Costato, chissà come, intorno ai 3 milioni di dollari, ne incassa ben 19 nel mondo, e, presentato in anteprima al Sundance, ottiene critiche inspiegabilmente positive, che si confermano anche a seguito della distribuzione nelle sale. Bah!
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floyd80
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giovedì 18 febbraio 2016
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claustrofobico
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Questa pellicola è un pugno allo stomaco. Claustrofobica e crudele come poche. Finalmente Reynolds (attore secondo me mediocre) sembra convincente...
Certo qualche sbadiglio qua e la c'è, ma è pur sempre una pellicola di un'ora e mezza girata in una bara.
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marky mark
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venerdì 8 agosto 2014
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davvero niente male
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Film ben fatto, anche se si svolge in una "bara". Ti tiene "incollato" allo schermo dal inizio alla fine, con un finale sconvolgente.
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vjarkiv
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domenica 26 gennaio 2014
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bell'esempio di cinema indipendente
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Bell'esempio di cinema indipendente.Presentato al Sundance Film Festival nel 2010, ottenne da subito l'interesse del pubblico e della critica. La scommessa del regista spagnolo Rodrigo Cortés, alla sua prima produzione, di far rimane al loro posto gli spettatori proponendo una storia "al limite", ha funzionato. Grazie ad una sceneggiatura che ha reso "dinamico" lo spazio e il tempo di una situazione totalmente claustrofobica, tradotta mirabilmente in immagini dal regista che ha anche curato il montaggio, fondamentale per non staticizzare il tutto. Calibrata ed efficace, infine, l'interpretazione dell'unico protagonista: Ryan Reynolds.
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antonello000
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giovedì 29 agosto 2013
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questo sarebbe un film???
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Pazzesco e vergognoso.
Storia di uno zippo che sta acceso per ore e di un tizio che telefona col cellulare al contrario (tastiera verso l'orecchio e display verso la bocca).
Dialoghi al limite della comicità.
Non ho mai assistito ad un tale scempio.
Non si può non provare disprezzo per il regista...
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de lorean
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sabato 16 febbraio 2013
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lasciate perdere
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Penso che con questo film si è toccato proprio il fondo.
Io mi chiedo, ma come hanno fatto a produrre una sceneggiatura così assurda?
Un autista civile che lavora in Iraq, scambiato per un militare, rinchiuso in una bara, legato, imbavagliato. Il film inizia con lui già dentro la bara.
Dopo essere riuscito a slegarsi, scopre di avere con se nella bara un cellulare una torcia e qualche altra cosa messa lì dai suoi rapitori.
Comincia così una lunga serie di telefonate per cercare di essere individuato e liberato, finchè non viene chiamato proprio dai sequestratori che gli dicono di farsi un video col cellulare, mandarlo in rete e dire al mondo intero quello che gli sta succedendo.
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Penso che con questo film si è toccato proprio il fondo.
Io mi chiedo, ma come hanno fatto a produrre una sceneggiatura così assurda?
Un autista civile che lavora in Iraq, scambiato per un militare, rinchiuso in una bara, legato, imbavagliato. Il film inizia con lui già dentro la bara.
Dopo essere riuscito a slegarsi, scopre di avere con se nella bara un cellulare una torcia e qualche altra cosa messa lì dai suoi rapitori.
Comincia così una lunga serie di telefonate per cercare di essere individuato e liberato, finchè non viene chiamato proprio dai sequestratori che gli dicono di farsi un video col cellulare, mandarlo in rete e dire al mondo intero quello che gli sta succedendo. Naturalmente vogliono un cospiquo riscatto, e lui deve convincere la sua ambasciata a dare quei soldi in cambio della sua liberazione.
Ora, a parte il fatto che non so se sia possibile che un cellulare prenda anche sotto terra, ma quella cassa di legno in cui è sepolto mi sembra un monolocale, dove riesce a muoversi anche troppo bene.
Poi c'è il fatto della durata delle batterie. Nonostante faccia video, sia connesso in rete, telefoni in continuazione, alla fine del film la batteria non si è ancora scaricata....ma forse è la mia che se sono in rete non dura niente.
Fosse stata una produzione americana, non mi sarei stupito più di tanto, l'avrei chiamata americanata....ma è una produzione spagnola.....come dovrei chiamarla?
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