paolp78
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martedì 30 agosto 2022
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psicoanalitico
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Il bravissimo regista britannico Mike Leigh dirige questa riuscitissima pellicola proponendo come scena iniziale una visita medico-paziente consistente in un colloquio psicoterapico; la scelta di Leigh non è affatto casuale, infatti tutto il resto del film può essere letto come una eccezionale operazione di psicoanalisi dei vai personaggi di cui vengono messi in evidenza i lati caratteriali, le debolezze, gli stati d’animo.
L’opera può essere catalogata come una pellicola sentimentale che parla di relazioni personali adoperando una narrazione leggera e gentile, tipica di una commedia, pur affrontando tematiche riconducibili ad un film impegnato.
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Il bravissimo regista britannico Mike Leigh dirige questa riuscitissima pellicola proponendo come scena iniziale una visita medico-paziente consistente in un colloquio psicoterapico; la scelta di Leigh non è affatto casuale, infatti tutto il resto del film può essere letto come una eccezionale operazione di psicoanalisi dei vai personaggi di cui vengono messi in evidenza i lati caratteriali, le debolezze, gli stati d’animo.
L’opera può essere catalogata come una pellicola sentimentale che parla di relazioni personali adoperando una narrazione leggera e gentile, tipica di una commedia, pur affrontando tematiche riconducibili ad un film impegnato.
Davvero straordinaria la sceneggiatura, ovviamente dello stesso Leigh, che si conferma un vero asso: i dialoghi, per quanto tendenti al verboso, sono scritti in modo magistrale e riescono comunque a restare gradevoli. Straordinaria la capacità di descrizione dei singoli personaggi, operazione in cui Leigh è bravissimo ed è inoltre aiutato da una squadra di interpreti di grande talento, benché quasi tutti poco noti al grande pubblico.
Tra gli attori principali il più famoso è sicuramente il bravissimo Jim Broadbent che forma una coppia perfetta con la meno nota Ruth Sheen, che ne interpreta la coniuge. L’altro ruolo di maggior rilievo è quello dell’amica single della coppia, parte ricoperta straordinariamente da Lesley Manville, attrice feticcio di Leigh. Tra gli altri interpreti, tutti davvero molto bravi, quello che resta più simpaticamente impresso è David Bradley nella parte del vecchio e laconico fratello del protagonista. C’è anche Imelda Staunton che riesce a dare sfoggio del suo talento persino nella piccolissima parte della paziente depressa, relegata in due brevi scene all’inizio del film.
L’opera è divisa in 4 parti, come se fossero gli atti di una rappresentazione teatrale; ciascuna delle parti del film prende il nome di una stagione dell’anno, così che arrivati alla fine viene trasferita allo spettatore la sensazione del tempo trascorso. Proprio in questa ottica risulta emblematica e di grande effetto la scena che un po’ malinconicamente chiude la pellicola.
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pensieri
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lunedì 24 maggio 2021
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complimenti a paoloozy
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Avevo visto il film 10 anni fa. Ho voluto rivederlo per capire se ero cambiata. E niente la sua recensione che avevo letto e condividevo allora e sempre lì tagliente e confortante per la sua sensibilità.
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no_data
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domenica 9 maggio 2021
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la felicità porta felicità
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Un anno di vita dei vari personaggi che interpretano questo film corale. Da una parte una famiglia unita, allegra e amorevole, dall'altra una serie di personaggi concentrati sulla autodistruzione che non riescono a guardare il bello della vita ma sono concentrati sui propri problemi,che spesso non sono problemi reali. Un bel film, recitato benissimo, con una sceneggiatura molto lineare e dialoghi divertenti e malinconici , così come e' la vita.
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samuela
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domenica 18 aprile 2021
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sommersi e salvati
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Per etta descrizione della disperazione della solitudine. Il problema ormai diventato enorme nelle grandi città, in cui un numero sempre più grande sta male. La serenità dei protagonisti crea una crudele realtà verso chi non prova pace.
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stefanocapasso
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sabato 19 gennaio 2019
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diversi modi delle difficoltà relazionali
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Tom e Gerri sono una matura coppia che vive a Londra e che con la loro apparente tranquillità costituiscono il centro di gravità per una serie di amici, che sono soli ed estremamente fragili. In particolare Mary, collega di lavoro di Gerry alla ricerca ossessiva di uomini giovani e sempre alla ricerca di consensi ed attenzioni all’interno della famiglia, finisce per avere comportamenti sgraditi alla coppia in occasione del fidanzamento di Tom, figlio trentenne.
Mike Leigh con un film di impianto teatrale, caratterizzato da un ritmo di dialoghi molto elevato, indaga con attenzione sulle relazioni umane, sulle fragilità delle persone e sulle convenzioni. Apparentemente agli antipodi, le modalità di comportamento della coppia di protagonisti e dei loro amici, finiscono per rivelarsi molto simili nella scarsa capacità di ascolto dell’altro.
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Tom e Gerri sono una matura coppia che vive a Londra e che con la loro apparente tranquillità costituiscono il centro di gravità per una serie di amici, che sono soli ed estremamente fragili. In particolare Mary, collega di lavoro di Gerry alla ricerca ossessiva di uomini giovani e sempre alla ricerca di consensi ed attenzioni all’interno della famiglia, finisce per avere comportamenti sgraditi alla coppia in occasione del fidanzamento di Tom, figlio trentenne.
Mike Leigh con un film di impianto teatrale, caratterizzato da un ritmo di dialoghi molto elevato, indaga con attenzione sulle relazioni umane, sulle fragilità delle persone e sulle convenzioni. Apparentemente agli antipodi, le modalità di comportamento della coppia di protagonisti e dei loro amici, finiscono per rivelarsi molto simili nella scarsa capacità di ascolto dell’altro. Se i primi non ascoltano, chiusi a difesa di una tranquillità apparentemente raggiunta, gli altri non ascoltano perché travolti dai bisogni. Un circolo dal quale sembra non esserci via d’uscita, a patto di rimettere in discussione le proprie certezze o le stesse “solide” incertezze.
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lunedì 28 maggio 2018
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bello
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Un film veramente bello, gli attori bravissimi, regia competente. Professionalita' e sensibilita' in tutti i sensi. Grazie per un film di qualita'.
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dario
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domenica 23 novembre 2014
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verboso
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Verboso sino all'eccesso. Una cosa di mestiere, neanche tanto consumato. Personaggi scontati, bravi ma non oltre il ruolo. Praticamente un'operazione furbesca, con qualche tratto di genuinità, ma quasi per caso. Gradevole, per recitazione, sino a un certo punto, poi insopportabile per buonismo da poco. Deludente rispetto alle promesse iniziali. Uno spaccato sociale abbondamente convenzionale.
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maria antonietta tomassetti
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venerdì 21 novembre 2014
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sulla fragilità dell'essere umano
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Ritengo sia un film molto ben costruito, non troppo ricco di parole, con la capacità di arrivare dritto alla "pancia"dello spettatore. Evidenzia due diversi modi di mettersi in relazione alla vita a seconda degli strumenti che si hanno a disposizione e che ci conducono in un caso (Tom e Jerry) a godere delle piccole cose e di noi stessi, avendo ben chiaro che molto dipende da noi e dalle scelte che facciamo, nell'altro (Mary, il fratello e il nipote di Tom) ad essere chiusi nella propria solitudine, rabbia e delusione senza avere la consapevolezza della responsabilità che in questo abbiamo. La scena finale può essere un punto di partenza per Mary e il fratello di Tom, un nuovo modo di essere al mondo possibile anche per loro, dal quale non sono esclusi: sono a tavola, anche loro possono "nutrirsi" basta che lo vogliano.
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Ritengo sia un film molto ben costruito, non troppo ricco di parole, con la capacità di arrivare dritto alla "pancia"dello spettatore. Evidenzia due diversi modi di mettersi in relazione alla vita a seconda degli strumenti che si hanno a disposizione e che ci conducono in un caso (Tom e Jerry) a godere delle piccole cose e di noi stessi, avendo ben chiaro che molto dipende da noi e dalle scelte che facciamo, nell'altro (Mary, il fratello e il nipote di Tom) ad essere chiusi nella propria solitudine, rabbia e delusione senza avere la consapevolezza della responsabilità che in questo abbiamo. La scena finale può essere un punto di partenza per Mary e il fratello di Tom, un nuovo modo di essere al mondo possibile anche per loro, dal quale non sono esclusi: sono a tavola, anche loro possono "nutrirsi" basta che lo vogliano.
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gianleo67
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sabato 9 novembre 2013
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quattro stagioni,una vita.
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Tom e Gerri coppia agée di liberi professionisti,ingegnere geologico lui e psicologa lei, vive in un confortevole appartamento alla periferia di Londra e passa il tempo libero coltivando ortaggi nel vicino appezzamento di famiglia. Il loro pacifico menage familiare trascorre tra l'indulgente e affettuosa preoccupazione per un figlio trentenne ancora scapolo benchè affermato avvocato e la generosa ospitalità verso una invadente amica di famiglia dalla vita sentimentale irrisolta e tormentata. Tra momenti conviviali, crisi isteriche e incomprensioni personali il tempo trascorre inesorabile attorno a questo piccolo fulcro domestico di affettività e di calore umano.
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Tom e Gerri coppia agée di liberi professionisti,ingegnere geologico lui e psicologa lei, vive in un confortevole appartamento alla periferia di Londra e passa il tempo libero coltivando ortaggi nel vicino appezzamento di famiglia. Il loro pacifico menage familiare trascorre tra l'indulgente e affettuosa preoccupazione per un figlio trentenne ancora scapolo benchè affermato avvocato e la generosa ospitalità verso una invadente amica di famiglia dalla vita sentimentale irrisolta e tormentata. Tra momenti conviviali, crisi isteriche e incomprensioni personali il tempo trascorre inesorabile attorno a questo piccolo fulcro domestico di affettività e di calore umano.
Cinema dei piccoli sentimenti e delle emozioni smorzate, il film di Leigh tratteggia con toni pastello e momenti di delicato realismo sentimentale una trama di rapporti personali e drammi privati che si stagliano sullo sfondo di un paesaggio urbano 'a misura d'uomo', dove la città digrada dolcemente verso una realtà agreste,quasi bucolica, quale dimensione ideale di un equilibrio esistenziale che è finalmente venuto a patti con l'implacabile trascorrere del tempo: la matura consapevolezza del significato di una vita che precipita insensibilmente verso la vecchiaia e la morte. Strutturato metaforicamente in una rohmeriana cronologia stagionale che dall'esuberanza ed il rigoglio della Primavera si trascina verso il mesto rigore dell'Inverno, dell'autore francese questo film condivide anche il realismo minimalista di una dialettica della quotidianità che costituisce la cifra fondamentale con cui si interpretano personaggi e situazioni, relazioni ed aspirazioni, gioie e miserie di esistenze comuni nel tentativo, non sempre riuscito, di una antiretorica della narrazione cinematografica in cui non sempre qualcosa o qualcuno assurga a modello e riferimento esemplare, dove la casualità degli eventi è la naturale conseguenza di fatti ordinari e non preordinati (il limite costitutivo del cinema di fiction). Attraversato dalla pacata ironia di uno humor molto british, questa commedia dolceamara vive momenti di raffinata sensibilità emotiva ed altri di impietosa analisi dei limiti caratteriali di esistenze alla deriva (l'isterismo della single irrisolta, la bulimia del trasandato pendolare, l'ostinato livore del nipote lontano) mostrando qua e là una eccessiva indulgenza per il tono patetico delle scene drammatiche.
Bello il finale in cui il chiacchiericcio di una scena conviviale si smorza per stringensi attorno alla amara solitudine di una presenza smarrita. Presentato in concorso al 63º Festival di Cannes e candidato agli Oscar 2001 per la migliore sceneggiatura originale, semina molto ma raccoglie poco.
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