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Nightmare: l'orrore arriva dai sogni

L'icona horror torna al cinema in un remake.
di Rudy Salvagnini

Un'icona del genere horror
Heather Lagenkamp . Interpreta Nancy Thompson nel film di Wes Craven Nightmare - Dal profondo della notte.

martedì 24 agosto 2010 - Approfondimenti

Un'icona del genere horror
Quando compare sugli schermi, nel 1984, Nightmare - Dal profondo della notte di Wes Craven rappresenta una cosa rara, anche per quei tempi: un'idea nuova, un concetto originale. Cosa succederebbe se l'uomo nero delle fiabe fosse vero e se il momento del riposo, del sonno, si trasformasse in quello della morte e della paura? Il sonno è una piccola morte, un abbandonarsi a un'incoscienza che ha sempre un suo grado di misteriosità, ma nell'idea di Craven diventa la porta per un altro mondo in cui le regole sono dettate da un male di distillata purezza impersonato da un cattivo che diventa subito uno dei mostri più riconoscibili del pantheon orrorifico di sempre, Freddy Krueger.
Craven è allora in un momento cruciale della sua carriera: ha alle spalle un paio di successi come L'ultima casa a sinistra e Le colline hanno gli occhi, ma anche diversi film poco memorabili e alcuni persino fallimentari (qualcuno ricorda Il mostro della palude?). E i suoi successi appartengono a un genere - quello dell'horror più sadico e violento - che non è visto di buon occhio dalla critica. Rischia quindi la marginalizzazione a vita. Nightmare - Dal profondo della notte è il film della svolta: non solo è il suo miglior film sino a quel momento (e forse anche dopo), ma è un notevole successo di pubblico, crea una durevole franchise e trova molti estimatori nella critica, dando a Craven quella credibilità autoriale che sin lì gli è sostanzialmente mancata. Diversamente dai "macellai" protagonisti delle serie horror di successo di quel periodo (Venerdì 13 e, sia pure su un piano superiore almeno nel capostipite, Halloween), Freddy Krueger è un personaggio complesso, trova le sue radici nel folclore ed è inserito nel contesto di un film caratterizzato da un'insolita ricercatezza visiva e da una raffinatezza di stile e contenuti.

La serie di Nightmare
I film della serie sono diseguali, ma mantengono un certo grado di ricercatezza: niente a che vedere con la ripetitiva brutalità del Jason di Venerdì 13 con cui Freddy si incontrerà in un pirotecnico match cinematografico all'insegna dell'autoparodia (Freddy vs. Jason). Nightmare 2 - La rivincita è il più debole della serie, quello in cui gli autori sembrano perdere il filo e l'essenza del personaggio di Krueger. Ma già Nightmare 3 - I guerrieri del sogno riporta in quota la serie, anche grazie al coinvolgimento di Craven che collabora alla sceneggiatura e riporta a fuoco - anche in senso non letterale - Krueger, che diventa sempre più icona sarcastica e amante delle battute sinistre. Nightmare 4 - Il non risveglio spinge il pedale sulla caratterizzazione autoparodistica di Krueger e crea notevoli sequenze a se stanti di suggestiva visionarietà. Nightmare 5 - Il mito comincia a mostrare la corda e prevalgono gli aspetti ironici e, in un certo senso, anche comici, con Robert Englund sempre più mattatore. Nightmare 6 - La fine cerca di dare un senso compiuto alla parabola narrativa sempre più sfilacciata con l'introduzione di risvolti del passato di Krueger dal sapore melodrammatico.
Gli esiti non sono memorabili, ma a tirare fuori Krueger dal dimenticatoio ci pensa il suo creatore Wes Craven con l'ottimo Nightmare - Nuovo incubo, attraverso un'inquietante reinterpretazione metacinematografica che mette in scena gli autori della serie a confronto il loro personaggio, più cattivo che mai. I modesti incassi di quest'ultimo film - forse troppo raffinato per quel che chiede il pubblico di riferimento - chiudono la serie, invece che rappresentarne un nuovo inizio. L'unica eccezione è, come sopra ricordato, l'aggiunta giocosa rappresentata da Freddy vs. Jason, scontro di titani del male.

Vecchio e nuovo
Nell'insieme, quindi, una serie importante, capace di mantenere un discreto livello qualitativo medio. L'aggiungere, film dopo film, strati di conoscenza del personaggio di Krueger, con dettagli sempre più da soap-opera deviata (la mamma suora violentata da torme di maniaci) del suo passato è uno degli aspetti meno riusciti della serie, ma non fa troppo danno. Toglie sì un po' di mistero, cerca di umanizzare l'inumano (Krueger stesso) con effetti tragicomici, ma il personaggio resta un'icona vincente, perfettamente incarnata da Robert Englund che afferra con saldezza l'occasione della sua carriera e, in un pregevole misto di orrore e ironia, gli dà sostanza. C'era quindi bisogno di un remake di Nightmare - Dal profondo della notte? Verrebbe da rispondere di no, ma i risultati al botteghino danno ragione a chi l'ha realizzato. Restando su un piano critico, il confronto è impietoso.
Il vecchio film inizia con Freddy che si costruisce la classica mano artigliata, che diventerà il suo simbolo. I simboli della fede invece non aiutano: la prima vittima stringe un crocifisso, ma inutilmente. A testimoniare la provenienza profonda di Krueger e a tracciarne un parallelo con il classico uomo nero ricorre anche la simbologia infantile: i giochi di bambini, le cantilene che acquistano un valore sinistro. Oltre ad agire sui simboli, Craven prende gli elementi dell'horror giovanilistico del periodo - gli studenti, il loro interagire concitato e contraddittorio, la scoperta del sesso - ma spiazza inserendoli in un contesto nuovo, adulto nelle suggestioni e nelle implicazioni. Nel film di Craven - diversamente da ciò che accadrà con lo sviluppo della serie - Krueger è un cattivo senza troppa ironia: "Uno schifoso maniaco che uccise più di venti bambini", come viene definito nel film, liberato per un errore procedurale e giustiziato da un gruppo di genitori. Non si vede troppo nel corso della storia, è una presenza incombente, con relativamente poco dialogo, un vero mostro.

Il passato di Freddy
N ightmare riprende alcuni aspetti del film originario, inserendoli in una storia che cerca di aggiornarsi ai tempi. Le scene recuperate e riproposte sono generalmente rese in modo meno efficace: tra tutte, basta ricordare l'omicidio di Kris nel letto. Nel film di Craven l'analogo omicidio era di notevole impatto. Qui invece, anche sotto il mero profilo degli effetti speciali (e soprattutto del loro uso), risulta un po' piatto. Lo stesso avviene con la famosa scena nella vasca da bagno che qui viene solo citata.
La storia cerca di approfondire il passato di Freddy e di legarlo in modo concreto ai ragazzi che adesso sta perseguitando, invece che direttamente ai genitori come nel film di Craven. Perciò, Krueger viene dipinto chiaramente come un pedofilo, piuttosto che come un assassino di bambini. L'esito, comunque, per lui è il medesimo. Krueger qui parla abbastanza, ma non usa l'ironia e il sarcasmo tipici del Krueger che più conosciamo. In questo senso è più vicino al Krueger del primo film di Craven, che era un cattivo a tutto tondo e solo ogni tanto era sarcastico. Peccato che i dialoghi del "nuovo" Krueger siano soprattutto di frasi fatte e poco significative.
Il nuovo film non riesce a trovare una chiave originale per rivisitare la storia, limitandosi a trarne la residua potenza narrativa che ancora possiede, dopo tante ripetizioni. La ricerca espressiva che c'era anche nei seguiti del film di Craven sembra qui mancare, sostituita da una relativa solidità d'impianto e da una spettacolarità che può accontentare gli spettatori meno esigenti. Del resto, dietro la produzione c'è la mano di Michael Bay, specialista in film tonitruanti e poco profondi. Forse è in avvio una nuova serie per Freddy Krueger, ma, se così sarà, non sembrano prospettarsi troppe sorprese.

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