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Centoventisette ore intrappolato della montagna, il libro

La storia di Aron Ralston che ha ispirato il film di Danny Boyle.
di Fabio Secchi Frau


venerdì 25 febbraio 2011 - Libri

La recensione ***
Nel corso di una scalata, un giovanissimo ingegnere americano cade in fondo a un canyon, ritrovandosi con il braccio bloccato da un masso. È intrappolato, ma non perde la fiducia e la speranza di poter comunque tornare a casa, in qualche modo. Con la stessa ansia e la stessa necessità di sopravvivere che Pier Paul Read raccontava nel suo “Tabù – La vera storia dei sopravvissuti delle Ande” (Sperling & Kupfer, 2006), Aron Ralston in “Centoventisette ore intrappolato della montagna” (Rizzoli, 2011) mette però più in luce la bellezza della sua tragedia, quel coraggio e quella voglia di salvare la sua vita in nome del passato rappresentato dai suoi genitori, del presente rappresentato dai suoi amici e del futuro rappresentato da un miraggio che ha avuto con la disidratazione, senza trasformare questa sua esperienza estrema in un thriller. Tutto succede improvvisamente, come nella fatalità della vita, in un’evoluzione narrativa buonissima che dura 127 ore, facendo di Ralston uno scrittore convincente e con l’anima.

In sintesi
Aron Ralston rimane per ben 127 ore all’interno di un canyon del Blue John Canyon, nello Utah. Ha un braccio schiacciato da un masso, pochissima acqua e scarse quantità di cibo. Nessuno sa dove si trova e ha bisogno di aiuto. Quando è partito per questa escursione non ha lasciato detto dove sarebbe andato. In queste 127 ore tenta in tutti i modi di liberarsi del masso e di razionare quanto più possibile cibo e acqua, ma soprattutto si lascia andare a delle profonde riflessioni sulla sua vita, ai ricordi, alle cose che non è mai riuscito a dire ai suoi genitori, a sua sorella, ai suoi amici, alle sue fidanzate, ripetendosi costantemente di resistere e di non arrendersi alla morte.

L’autore
Aron Lee Ralston, è nato il 27 ottobre 1975. Scalatore e ingegnere americano, è diventato tristemente famoso nel maggio del 2003, per uno sfortunato incidente capitatogli in un canyon dello Utah, dove per liberarsi il braccio da un masso che gli era caduto sopra fu costretto ad amputarselo. L’incidente è descritto nell’autobiografia “Centoventisette ore intrappolato della montagna”, da cui è stato tratto il film 127 Ore.

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