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Wolverine: un inguaribile eroe

Hugh Jackman e il regista Gavin Hood parlano di X Men le origini: Wolverine.
di Marianna Cappi

Le origini di Wolverine
Hugh Jackman (55 anni) 12 ottobre 1968, Sydney (Australia) - Bilancia. Interpreta Logan; Wolverine nel film di Gavin Hood X-Men le origini: Wolverine.

martedì 14 aprile 2009 - Incontri

Le origini di Wolverine
È uno dei personaggi più misteriosi di casa Marvel. Nato sulle pagine di Hulk, Wolverine ha presto conquistato il suo spazio nella seconda squadra degli X-men e poi in una miniserie a lui espressamente dedicata. Il film lo presenta bambino, nel momento in cui si scopre addosso gli artigli di osso, e lo recupera adulto, impegnato a tenere a bada la sua parte animale per vivere onestamente al fianco dell'amata Kayla. Un sogno impossibile che verrà riconvertito in incubo all'adamantio dal generale Stryker. Del combattimento che Wolverine ingaggia quotidianamente con se stesso, parlano il protagonista Hugh Jackman e il regista Gavin Hood.

Cosa ne pensa della copia pirata del film che è stata messa in circolazione on line?
H.J.: Quando è giunta la notizia ci ha spezzato il cuore, avevamo lavorato sodo al film, c'era gente che ci aveva lavorato 24 ore su 24. Ci ha rincuorato, però, il sincero supporto che abbiamo ricevuto da parte della comunità on line, che non ha dato seguito alla cosa. Sono sicuro, inoltrem che i fan di questo film e dei film in generale sanno che i grossi blockbusters estivi sono fatti per essere visti sul grande schermo e non su un computer. Per il resto, delle dinamiche del botteghino non so nulla, mi auguro solo che il film piaccia.

Per trarre ispirazione ha dichiarato di aver preso a modello Mad Max, l'ispettore Callaghan e Mark Tyson. Cosa ha messo di loro nel suo personaggio?
Quando mi sono accostato per la prima volta all'universo Marvel e ho provato a simulare il ruolo di Wolverine ho pensato a Dirty Harry, a Mad Max e all'uomo senza nome. Wolverine è un po' un archetipo del buono non per questo non simpatico, è un personaggio difficile, spigoloso. In occasione del primo incontro con il regista, a Los Angeles, ne abbiamo parlato e io gli ho detto che non volevo che ci si accontentasse della mia performance, volevo essere stimolato. Gavin ha capito benissimo e mi ha spinto a fare di meglio. Mi metteva la mano sulla spalla e mi diceva: "amico mio, facciamo un'altra." In un certo senso questo film è stato il più divertente ma anche il più impegnativo, anche se interpreto Wolverine da tanti anni, perché -attraverso il ritorno alle origini- abbiamo riempito i buchi del personaggio.

I precedenti del regista (Oscar miglior film straniero 2006 per "Tsotsi", ndr) non lo indicavano come il candidato ideale per questo genere di pellicola. Perché ha accettato?
Hood: Quando Hugh mi ha contattato sono rimasto molto sorpreso, lusingato ma sorpreso, perché non avevo mai fatto film di questo genere. Negli altri episodi della saga, Jackman era parte di un cast corale ma qui doveva reggere da solo il peso del film e questo era uno degli aspetti che mi interessava. Mi attirava anche il fatto di andare in qualche modo contro alla tradizione dell'eroe che non ha bisogno di nessuno, che è un vecchio mito. Questo personaggio quasi disprezza se stesso, è in conflitto con se stesso, vorrebbe poter stabilire dei legami con gli altri; è un personaggio profondamente maschile ma anche sensibile, ricco di emozioni.

Wolverine è tra i mutanti più amati della Marvel, al punto che più o meno tutti e quattro i film sugli X-men ruotano attorno a lui. È questa una scelta fatta a priori o si deve alla presenza di Hugh Jackman?
H.J.: Non c'è attore al mondo che non sia contento di avere più spazio in un film, questo è certo. Nell'universo degli X-men, che ha a che vedere con grandi temi quali la fratellanza e la diversità, il mio personaggio è sempre stato molto popolare, ma devo dire che quando abbiamo mostrato in anteprima Gambit (Taylor Kitsch) c'è stata larga approvazione tra il pubblico e forse (scherza, ndr) un piccolo moto di gelosia da parte mia. Wolverine è un mutante ma è anche un outsider, per questo nella visione di Bryan Singer è stato facile farne un protagonista. Il personaggio ha grande spazio nei fumetti, io non c'entro nulla: quando si è deciso di fare il film io non ero ancora stato contattato. Ma c'era ancora tanto mistero attorno a lui, tante cose ancora da sapere e questo ha giustificato un film interamente su di lui. Gavin ha ragione quando dice che se vuoi capire un personaggio devi capirne le origini.

Avete definito il film un summer blockbuster, ma non c'è dubbio che tratti argomenti impegnativi. A chi parla il film?
Hood: In America i minori di tredici anni devono essere accompagnati dai genitori per vederlo e a me sta bene così. Questa serie parla ai ragazzi di cose di cui i film sui supereroi molto spesso non parlano. Di norma, l'eroe, che rappresenta il bene, lotta contra le forze del male, mentre in questo film e negli altri "X-men" le cose sono più complesse. Quando ho letto il fumetto e poi la sceneggiatura ho pensato che questo fosse il bello: un eroe che non si piace e che vive in conflitto con la propria natura. Gli artigli non sono che la manifestazione fisica di questa rabbia e si ritirano in accordo con la sua voglia di ritirarsi in se stesso.

H.J.: Bryan Singer ha riscritto il modo in cui questi film vengono realizzati trovando un equilibrio difficilissimo tra la loro necessitò di divertire e intrattenere e la possibilità di far riflettere. Un ottimo esempio, in questo senso, è, secondo me, Il cavaliere oscuro. Anche Gavin con questo film ha fatto un lavoro eccezionale.

Il film esplora, dunque, il lato oscuro dell'eroe...
Hood: In questo film non c'è solo oscurità ma anche calore, tanta umanità. Hugh è una persona calorosa e generosa e ha messo tutto questo nel suo Wolverine. C'è questo strano equilibrio tutto umano per cui abbiamo bisogno di liberarci, di una catarsi, ma anche di controllare i nostri istinti. È questa la lotta che c'è dentro Wolverine e dentro ognuno di noi.

Wolverine è un eroe molto letto dai ragazzini. Non pensate che questo conflitto morale tra bene e male sia più istruttivo, anche per gli under 13, di molte altri prodotti permessi in visione alla loro età?
H.J.: Ho una figlia di tre anni e un bambino di quasi nove e non ho mostrato loro il film, anche se forse potrei farlo con il maggiore. Ma come restare credibile quando gli dico di non spingere o picchiare sua sorella, se poi mi vede tagliare le teste nel film? Dopo i film degli "X-men", poi, mi hanno riempito di prodotti del maerchandising, compreso un punching ball con la faccia di Wolverine. Quando mio figlio fa arrabbiare e lo mando in camera sua, lo sento sfogarsi prendendo a pugni la mia immagine.

Qual è stata la scena più difficile da girare?
Hood: L'effetto speciale più difficile da realizzare è stato il salto nella cascata nudo di Hugh Jackman, perché dovevamo stare attenti a non riprenderlo frontalmente (non perché non fosse bello, eh!) e non sono riuscito a trovare uno stuntman che saltasse da 300 metri d'altezza, così abbiamo dovuto realizzare una versione digitale tridimensionale e inserirla in postproduzione.
H.J.: La scena più difficile è stata quando ho dovuto saltare dalla motocicletta e atterrare sul tetto dell'elicottero. Era una giornata ventosa, è stato difficile (scherza, ndr) No, la scena davvero più difficile, tecnicamente, è stata quella nella vasca d'acqua gelata, dove sono rimasto disteso per due giorni, costretto a tenere gli occhi aperti.
Hood: Tecnicamente, per comunicare con Hugh nella vasca, avremmo voluto inserire nell'acqua un microfono, ma non ha funzionato. Allora ho usato un codice molto meno tecnologico: gli strizzavo l'alluce. Una strizzata voleva dire "stai per morire", fai la faccia di conseguenza; due strizzate voleva dire "sei morto", tre "urla, stai rinascendo potenziato".

Le piacerebbe lavorare in Italia?
H.J.: Lavorerei volentieri in Italia, magari con il mio amico Gabriele Muccino. E poi mia moglie parla italiano, farebbe molto bene anche al mio matrimonio. Con Gabriele abbiamo fatto il pilota di uno show che è crollato miseramente dopo qualche episodio, non certo per colpa sua. In ogni caso, come dice mia moglie, se si deve fallire meglio farlo alla grande. Quello che non capisco è perché Gabriele chiami sempre questo Will Smith...ma chi è?

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