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Il tutto in una notte di Gangemi è fiacco e molto approssimativo, dilettantistico e fondamentalmente banale. Si svolge, come detto, nell'arco di una notte a Catania, nella quale sembra di incontrare più fantasmi che persone vere. Senza una storia ben definita, ho l'impressione che il regista cerchi di parafrasare il cinema d'autore e che ricerchi a tutti i costi preziosismi e finezze, che voglia giocare solo colpendo di tacco senza ovviamente riuscirci perchè privo delle necessarie qualità tecniche. Difficile da classificare, può essere definito una commedia noir notturna velata da una forte ma molto generica insoddisfazione tipicamente giovanilistica o tardo-adolescenziale per la grande incertezza nel futuro e la sempre più preoccupante mancanza di valori di una società malata travolta dalla globalizzazione. Il risultato è discutibile, non facilissimo da capire, digerire e gestire per chi guarda per l'eccessivo astrattismo e la continua ricerca di raffinatezze che c'azzeccano come il più classico degli elefanti in cristalleria.Va detto che questa opera prima è coraggiosa ma si poggia su uno script confuso, debole e scricchiolante, in cui sogno e realtà si confondono perdendo per strada i pezzi e risultando troppo indigesti a parte del pubblico. Gradevole il personaggio di Haber, criptico e filosofeggiante spacciatore, gestore della stravagante pizzeria, mentre Regina Orioli è attrice mediocre: incapace di crescere, maturare ed evolversi rimane incatenata ai ruoli da poco più che ventenne sfatta, sciatta e anticonformista, ruoli che onestamente non le sia ddicono proprio più e anche i vari personagi secondari appaiono forzati, patetici, poco credibili e non strampalati come vorrebbero e dovrebbero essere. Pacchiano da morire.
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