elgatoloco
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sabato 28 maggio 2022
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interessante, ma... fritz lang e''altro
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"Beyind a reasonable Doubt"(Peter Hyams, anche autore della sceneggiatura, da un soggetto di Douglas Morrow, 2009). Rovesciamento di prospettiva, nel quale un gioranlista, volendo incastrare un procuratore distrettuale, che falsifica le prove basandosi su falsificazioni del DNA, fa in modo di essere accusato dell'omicidio di una prostituta. Si e'innamorato, intanto, di una collaboratrice del procuratore e se ne serve, come di un collega , che funge da collaboratore, che viene ucciso in macchina da uno"scagnozzo"del procuratore, mentre ha in pugno una prova schiacciante per scagionare l'amico. Arresto del giornalista, che attacca frontalmente il produratore, ma sembra non avere la meglio finche'si arriva a un rovesciamento di prospettiva che scconcerta, stupisce e"appassiona"rimettendo ogni cosa in discussione.
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"Beyind a reasonable Doubt"(Peter Hyams, anche autore della sceneggiatura, da un soggetto di Douglas Morrow, 2009). Rovesciamento di prospettiva, nel quale un gioranlista, volendo incastrare un procuratore distrettuale, che falsifica le prove basandosi su falsificazioni del DNA, fa in modo di essere accusato dell'omicidio di una prostituta. Si e'innamorato, intanto, di una collaboratrice del procuratore e se ne serve, come di un collega , che funge da collaboratore, che viene ucciso in macchina da uno"scagnozzo"del procuratore, mentre ha in pugno una prova schiacciante per scagionare l'amico. Arresto del giornalista, che attacca frontalmente il produratore, ma sembra non avere la meglio finche'si arriva a un rovesciamento di prospettiva che scconcerta, stupisce e"appassiona"rimettendo ogni cosa in discussione. Decisamente bisogna fare epoche'dal film di cui questo e¿un remake, un film di Fritz Lang del 1956, ultimo film che Lang diresse negli States; ed e', certo, una lacuna grave, il fatto di non aver visto questo film, che era, peraltro in bianco e nero. IL paragone sarebbe illuminante ma, prescindendone, dobbiamo dire che il film di Hyams e'ben diretto, notevole nella sua probelmaticita', ben intrrpretato(a parte Michael Dougas nella parte del procuratore, Jess Metclaff, il gioranlsita e Joel David Moore, il suo collaboratore, sono bravisismi, come anche Amber Tamblyn, nella parte dell'avvocatessa gia'collaboratrice del procuratore ma girl--freind del gionalista. El Gato
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elgatoloco
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sabato 28 maggio 2022
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interessante, ma... fritz lang e''altro
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"Beyind a reasonable Doubt"(Peter Hyams, anche autore della sceneggiatura, da un soggetto di Douglas Morrow, 2009). Rovesciamento di prospettiva, nel quale un gioranlista, volendo incastrare un procuratore distrettuale, che falsifica le prove basandosi su falsificazioni del DNA, fa in modo di essere accusato dell'omicidio di una prostituta. Si e'innamorato, intanto, di una collaboratrice del procuratore e se ne serve, come di un collega , che funge da collaboratore, che viene ucciso in macchina da uno"scagnozzo"del procuratore, mentre ha in pugno una prova schiacciante per scagionare l'amico. Arresto del giornalista, che attacca frontalmente il produratore, ma sembra non avere la meglio finche'si arriva a un rovesciamento di prospettiva che scconcerta, stupisce e"appassiona"rimettendo ogni cosa in discussione.
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"Beyind a reasonable Doubt"(Peter Hyams, anche autore della sceneggiatura, da un soggetto di Douglas Morrow, 2009). Rovesciamento di prospettiva, nel quale un gioranlista, volendo incastrare un procuratore distrettuale, che falsifica le prove basandosi su falsificazioni del DNA, fa in modo di essere accusato dell'omicidio di una prostituta. Si e'innamorato, intanto, di una collaboratrice del procuratore e se ne serve, come di un collega , che funge da collaboratore, che viene ucciso in macchina da uno"scagnozzo"del procuratore, mentre ha in pugno una prova schiacciante per scagionare l'amico. Arresto del giornalista, che attacca frontalmente il produratore, ma sembra non avere la meglio finche'si arriva a un rovesciamento di prospettiva che scconcerta, stupisce e"appassiona"rimettendo ogni cosa in discussione. Decisamente bisogna fare epoche'dal film di cui questo e¿un remake, un film di Fritz Lang del 1956, ultimo film che Lang diresse negli States; ed e', certo, una lacuna grave, il fatto di non aver visto questo film, che era, peraltro in bianco e nero. IL paragone sarebbe illuminante ma, prescindendone, dobbiamo dire che il film di Hyams e'ben diretto, notevole nella sua probelmaticita', ben intrrpretato(a parte Michael Dougas nella parte del procuratore, Jess Metclaff, il gioranlsita e Joel David Moore, il suo collaboratore, sono bravisismi, come anche Amber Tamblyn, nella parte dell'avvocatessa gia'collaboratrice del procuratore ma girl--freind del gionalista. El Gato
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matteo bettini 15 gennaio
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lunedì 4 novembre 2019
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non c'è paragone col film di lang
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Sto guardando 'Un alibi perfetto' ora. E, contemporaneamente, scrivo una recensione di quanto osservo. Carisma della pellicola: inesistente. Attori: o sopra le righe o inespressivi (Michael Douglas lo escludo, solamente per quanto ha fatto in passato e per la sua bravura, comunque innegabile). Regia: totalmente piatta. Suspense: rasenta lo zero. Mi fermo qui, solo per non infierire ulteriormente e per rimarcare un aspetto che mi sembra palese. Il paragone con 'L'alibi era perfetto', ultimo film statunitense del maestro Fritz Lang, non è neanche da prendere in considerazione. La pellicola del lontano 1956 sprigionava un'alchimia tra gli attori protagonisti (e non mi limito esclusivamente Dana Andrews e Joan Fontaine, bravissimi a prescindere) decisamente fuori dal comune.
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Sto guardando 'Un alibi perfetto' ora. E, contemporaneamente, scrivo una recensione di quanto osservo. Carisma della pellicola: inesistente. Attori: o sopra le righe o inespressivi (Michael Douglas lo escludo, solamente per quanto ha fatto in passato e per la sua bravura, comunque innegabile). Regia: totalmente piatta. Suspense: rasenta lo zero. Mi fermo qui, solo per non infierire ulteriormente e per rimarcare un aspetto che mi sembra palese. Il paragone con 'L'alibi era perfetto', ultimo film statunitense del maestro Fritz Lang, non è neanche da prendere in considerazione. La pellicola del lontano 1956 sprigionava un'alchimia tra gli attori protagonisti (e non mi limito esclusivamente Dana Andrews e Joan Fontaine, bravissimi a prescindere) decisamente fuori dal comune. Presentava un bianco e nero che, ancora oggi, fa venire i brividi e, inoltre, era una miniera di trovate registiche. Il che non deve sorprendere più di tanto, considerato chi dirigeva il film. Spiace sottolinearlo ma il cast artistico di questo film è lontano anni luce da quello che ha realizzato la pellicola di Lang. Perché ostinarsi a produrre remake? Sono non soltanto inutili ma dannosi per lo spettaore odierno. L'unico vantaggio che mi viene in mente consiste, per quanto possibile, far guardare alle nuove generazioni l'originale e metterlo a confronto con il film diretto da Hyams (regista che nemmeno mi dispiace, tra l'altro). In questo modo si potrebbe meglio comprendere le differenze tra il Cinema di una volta (quello con la 'C' maiuscola come l'ho scritto, per intenderci) e quello attuale. Troppi, troppi effetti speciali e tecnologia in ogni dove. Non aggiungo la trama perché c'è da tutte le parti. Ma questa osservazione mi sono sentito in dovere di farla. Buon Cinema.
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alex_23
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venerdì 13 maggio 2011
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alibi perfetto,film imperfetto
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Siamo davanti ad un film abbastanza mediocre. La sceneggiatura -seppur non originale- non è convincente secondo il mio punto di vista, poi ci sono certe scene che non stanno né in cielo né in terra: nell’incidente di (?) l’auto tamponatrice è lanciata a tutta velocità ma colpisce quella di (?) parecchi secondi dopo; il poliziotto –generalmente- dovrebbe sparare alle gomme di un malvivente disarmato, mentre nella scena del box sotterraneo lo colpisce direttamente in faccia, giusto per aumentare una suspence che fino a poco tempo prima latitava. Comunque, dettagli a parte, sono rimasto deluso anche dalle recitazioni dei protagonisti e dal ruolo marginale di un sufficiente Michael Douglas.
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Siamo davanti ad un film abbastanza mediocre. La sceneggiatura -seppur non originale- non è convincente secondo il mio punto di vista, poi ci sono certe scene che non stanno né in cielo né in terra: nell’incidente di (?) l’auto tamponatrice è lanciata a tutta velocità ma colpisce quella di (?) parecchi secondi dopo; il poliziotto –generalmente- dovrebbe sparare alle gomme di un malvivente disarmato, mentre nella scena del box sotterraneo lo colpisce direttamente in faccia, giusto per aumentare una suspence che fino a poco tempo prima latitava. Comunque, dettagli a parte, sono rimasto deluso anche dalle recitazioni dei protagonisti e dal ruolo marginale di un sufficiente Michael Douglas. Bello il finale. Doppiaggio pessimo, forse il peggiore negli ultimi anni di cinema.
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bibi1978
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venerdì 24 settembre 2010
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"un alibi perfetto" ... due ore piacevoli
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Ieri sera abbiamo trascorso una piacevole serata guardando questo film, carino, ben fatto, con un finale intuibile se si presta attenzione ai dettagli. Complessivamente gradevole anche se sicuramente non è un capolavoro!
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cronix1981
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lunedì 19 luglio 2010
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decisamente sottotono
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Un alibi perfetto è la sintesi del periodo buio del cinema holliwoodiano. La mancanza di spunti originali e di idee sta spingendo sempre di più verso il remake di film più o meno conosciuti, oppure sequel e prequel di film che hanno avuto successo al botteghino. Purtroppo questa tendenza mostra tutti i suoi limiti in questo film di Peter Hyams: si prende un prodotto originale buono (il film di Friz Lang) lo si riadatta ai gusti del pubblico attuale e si ottiene una pellicola scialba e senza mordente.
Una trama fin troppo lineare per un thriller, che lascia poco all'immaginazione dello spettatore. Il regista non ha la forza di imprimere accelerazioni, ma soprattutto non è in grado di dare enfasi agli snodi salienti della narrazione.
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Un alibi perfetto è la sintesi del periodo buio del cinema holliwoodiano. La mancanza di spunti originali e di idee sta spingendo sempre di più verso il remake di film più o meno conosciuti, oppure sequel e prequel di film che hanno avuto successo al botteghino. Purtroppo questa tendenza mostra tutti i suoi limiti in questo film di Peter Hyams: si prende un prodotto originale buono (il film di Friz Lang) lo si riadatta ai gusti del pubblico attuale e si ottiene una pellicola scialba e senza mordente.
Una trama fin troppo lineare per un thriller, che lascia poco all'immaginazione dello spettatore. Il regista non ha la forza di imprimere accelerazioni, ma soprattutto non è in grado di dare enfasi agli snodi salienti della narrazione. Il cast, pur comprendendo un attore del calibro di Douglas, non sembra in grado di gestire in modo credibile l'evolversi degli eventi, per non parlare della mediocre interpretazione del protagonista (Jesse Metcalfe). La quasi totale assenza di pathos e atmosfera tipica del thriller lo rendono ancor più modesto.
La scena finale, con relativa battuata, sono la perfetta sintesi di un lavoro mal riuscito.
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germi86
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domenica 4 luglio 2010
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l'alibi era perfetto..
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Remake del film L'alibi era perfatto di fritz Lang del 1956,un thriller interessante,con un susseguirsi di colpi di scena,conivolgente.
da vedere.
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francescol82
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mercoledì 9 giugno 2010
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emozionante
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Lo definirei più un legal-thriller che un drammatico. Visti i primi 10 minuti - non all'altezza del resto - non ci si aspetterebbe che il film poi possa diventare talmente avvincente ed emozionante che è impossibile distogliere lo sgardo dallo schermo. Michael Douglas è sempre un grande ma anche gli altri attori meno conosciuti non sfigurano.
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vittorio
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venerdì 26 marzo 2010
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film interessante!!
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Film con una storia intrigante, ottime interpretazioni e un finale a sorpresa!!
Bel thriller da vedere.....
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ultimoboyscout
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giovedì 11 febbraio 2010
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un bel trappolone.
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Come realizzare un bel film con un attore sul viale del tramonto e pessimamente doppiato (Douglas), due attori mediocri (Metcalfe-Tamblyn) e regista idem (Hyams). Bel finale, il film ha saputo conquistarmi.
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