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Tutti per Bruno: dalla Spagna un format poliziesco

Da venerdì 8 gennaio su Canale 5.
di Alessandra Giannelli

Il poliziesco si rinnova
Claudio Amendola (61 anni) 12 febbraio 1963, Roma (Italia) - Acquario. Interpreta Bruno nel film di Stefano Vicario, Francesco Pavolini Tutti per Bruno.

venerdì 8 gennaio 2010 - Televisione

Il poliziesco si rinnova
Prodotto di punta, di questo nuovo anno, per Canale 5 è una fiction che vede protagonista il noto, e amato, Claudio Amendola, desideroso di proporsi in nuove vesti rispetto al "familiare" Giulio Cesaroni. 12 episodi per 6 serate, da venerdì 8 gennaio, questi i numeri di Tutti per Bruno. Presentata dallo stesso protagonista, impegnato in questi giorni sul set de I Cesaroni (la nuova serie andrà in onda tra un anno circa), che, in termini entusiastici, racconta del suo personaggio, il poliziotto Bruno Miranda, un tipo divertente, caratteristica dell'intera serie. Lo spirito è quello della comicità spiega l'attore: "Ci siamo calati bene in questi personaggi, che ci somigliano (accanto a lui Antonio Catania, nei panni del poliziotto Giuliano Scarpa e Gabriele Mainetti, in quelli del collega Luca Corsari) e poi il segreto è stato quello di aver riproposto il gruppo de I Cesaroni: dalla regia, alla troupe, anche se cambia la produzione. Io sono convinto che abbiamo realizzato un lavoro moderno, fatto bene, nuovo; un modo di fare la fiction poliziesca inusuale, ci siamo presi delle libertà che caratterizzano questa serie come una novità. Ho ritrovato, e spero possa avere lo stesso esito fortunato, il clima che avevamo nella prima serie de I Cesaroni. Questa è ancora l'evoluzione di quella fiction che sta un po' cambiando in questi ultimi anni, per fortuna. La cosa che voglio sottolineare è l'importanza di questo cast, abbiamo attori conosciuti, ma tutti coloro che hanno partecipato hanno dato un valore aggiunto, anche nei piccoli ruoli si è stati attenti a prendere gli attori giusti. Speriamo che la risposta sia positiva perché io non vedo l'ora di fare la seconda serie. Per la prima volta, le sceneggiature erano dei 'vangeli', talmente centrate, che io mi auguro lo siano anche nella seconda".

Un format spagnolo che conquista
Altrettanto entusiasta il produttore Francesco Pincelli: "Ho visto questo format circa tre anni e mezzo fa (in Spagna è alla nona stagione) e me ne sono innamorato; è un prodotto originale e con Mediaset abbiamo deciso di svilupparlo, di riadattarlo. È una serie che riesce a tenere insieme il poliziesco, la commedia sentimentale e quella familiare, il tutto con una comicità di quelle elementari, da scivolone sulla buccia di banana. Non ho fatto molto fatica a convincere i protagonisti di questa avventura ad entrare nel progetto perché vedere una puntata in spagnolo è veramente esilarante. L'adattamento è stato realizzato dagli sceneggiatori attraverso un lavoro delicato per il pubblico italiano, gli spagnoli spesso andavano sul demenziale. Volevamo fare un prodotto adatto alla famiglia italiana, ogni paese ha il suo modello culturale di riferimento, per le sue abitudini e aspettative, e in Spagna hanno una comicità più grottesca e demenziale rispetto alla nostra. Abbiamo adattato ai gusti del nostro pubblico un prodotto che, comunque, è di grande pregio. Questo lo abbiamo fatto anche per I Cesaroni, I Serrano spagnoli".

L'entusiasmo del cast
Antonio Catania: "Vorrei sottolineare l'aspetto della scrittura perché, dopo averla letta, ho pensato subito di volerla realizzare. C'è una dose di coraggio, sono previste delle cose che escono dai soliti codici e altre più esasperate che qualche anno fa sarebbe stato impensabile proporre in televisione e questo è l'aspetto più stimolante".
Valeria Fabrizi, nel ruolo della mamma di Amendola, Enza Miranda: "Sono felicissima di essere tornata in famiglia e di aver lavorato con professionisti così bravi. Io ho un'età, ma spero di andare avanti; nel caso si facesse una seconda serie, avrò molti, molti anni in più e gli sceneggiatori dovranno rivedere delle cose. Credo che questo ruolo, la mamma, nella versione spagnola moriva, ma...mi raccomando!".
Lorenza Indovina, Rosy Miranda, moglie di Bruno: "Lavoro favoloso, finalmente faccio un ruolo comico; in passato mi hanno fatto disperare, mentre in questa serie, finalmente, spero di far ridere qualcuno. Il personaggio è meraviglioso: è una donna moderna, che da una parte è attaccata alla famiglia, non è gelosa del marito, ma appena ha un minimo dubbio che il marito abbia fatto qualcosa di brutto, le si scatena tutta la sicilianità che ha e crea situazioni divertenti". "È vero-conferma Amendola- questa moglie irrompe sulla scena del crimine e crea un forte imbarazzo".
Gabriele Mainetti: "Questa serie non è classificabile in un solo genere e proprio per questo rende complicati i personaggi. Io ho trovato un personaggio, per la prima volta, a tutto tondo, pieno di conflitti: dalle problematiche assurde che si trova davanti come agente di polizia, ad essere conteso da donne bellissime che sono Nadir Caselli (Sara Miranda, la figlia di Bruno) e Chiara Ricci (Silvia Raimondi, sua ex moglie e vice commissario). Una sfida grande per un attore. Qui si ride, si piange".

Su che cosa ha lavorato lei, Claudio Amendola, perché Bruno non faccia ricordare Giulio Cesaroni?
Innanzitutto ho la barba, ho i capelli più lunghi e sono un po' più magro, ma sono i personaggi che sono diversi: Bruno ha l'illusione di essere un uomo tutto d'un pezzo, ma invece poi si scioglie come neve al sole dopo uno sguardo della figlia o si intimidisce dopo un'occhiataccia della moglie, ma quello che caratterizza questo personaggio, che Giulio Cesaroni non ha, è la colite, che lo porterà, nelle puntate, ad entrare in tutti i cessi che incontrerà e questo influirà molto sulle indagini...è la verità. Invece, Giulio Cesaroni, a livello di stomaco, sta bene, è regolare, anche se non si vede mai e questa è una cosa che manca molto alla fiction italiana, non fa mai nessuno pipì, non va mai nessuno al bagno. Noi, invece, questo momento intimo lo abbiamo fatto vivere. È vero che il rischio c'è di confondersi perché Giulio Cesaroni è un personaggio ingombrante, ma sono convinto di averlo reso diverso nel recitare.
Tu hai fatto tanti poliziotti nella tua carriera, in questo caso che tipo di rapporto c'è stato con la Polizia per preparare la serie? Amendola: Non abbiamo chiesto nessun tipo di collaborazione, anche perché non avrebbero potuto darcela leggendo la sceneggiatura e basta. Secondo noi, ce la daranno nella seconda serie perché la Polizia fa una grande bella figura, siamo noi tre che siamo tre disastri, ma in un ambiente serio. In altre situazioni, quando ho fatto il poliziotto serio, ci si imbatteva in richieste che andavano a cozzare con la sceneggiatura. Non ne abbiamo approfittato, anche con un grande sforzo produttivo perché nulla è gratis, ma siamo stati anche più liberi di poter esagerare. Sebbene la polizia vinca, il percorso è abbastanza tortuoso! Sono loro tre che sono persone e poliziotti pasticcioni, affiancati da altri tre (Antonio Manzini, che è Serpico, Carlo De Ruggieri che è Gian Maria Salvetti ed Elisa Di Eusanio, Rita Troilo, che arriveranno dalla seconda puntata).

Perché avete dovuto ridurre i toni demenziali?
Amendola: Ma forse sulla demenzialità non abbiamo tolto nulla, anzi. Però, dove in Spagna fanno una battuta più sgradevole sul Papa, noi non l'abbiamo fatta. Un certo coraggio c'è stato, non ci siamo tenuti, lo vedremo, ma ci sono situazioni particolarmente italiane. Ad esempio, in spagnolo, "serrano" sono i burini e, quindi, i Cesaroni non potevamo chiamarli 'i burini', quindi abbiamo trovato un cognome più adatto.
Che intende Amendola, quando dice che questa serie è l'esempio della fiction che, "per fortuna", sta cambiando?
Secondo me la fiction in Italia ha da sempre un problema e cioè la non credibilità, è tutto finto e si vede. Invece, da qualche anno, si cerca di avvicinarsi un pochino di più alla realtà e riscontro, rispetto al passato, che la gente ti dice che si riconosce e i numeri premiano. Tutto quello che si è visto in televisione fino a qualche anno fa non era reale e, in questo, la svolta è stata data da Distretto di polizia. I ragazzi delle fiction devono somigliare a quelli veri, come accade ne I Cesaroni ad esempio.
L'accoppiata Amendola-Catania è nuova?
Amendola: Si, è inedita, anche se abbiamo avuto molte occasioni per conoscerci, ed è andata bene. Il rapporto con tutti è stato meraviglioso. Ma colui che farà molte stragi di cuori è Gabriele Mainetti, un grande talento perché non ha quelle sovrastrutture tipiche di molti attori e uomini, recita con il cuore e con la pancia e, quando gli si dice stop, non recita più.
Amendola, riproporre gli sceneggiati che facevi trent'anni fa, all'inizio della tua carriera, cosa comporterebbe?
Come Storia d'amore e d'amicizia oppure gli sceneggiati che facevo con papà? Secondo me, non andrebbero; forse, Storia d'amore e d'amicizia si perché è una cosa storica, però il portiere o il barbiere che ha fatto papà, che a noi hanno dato una popolarità unica, un successo enorme, se ci fosse stato l'auditel altro che 30%, oggi non funzionerebbero. Erano storie scritte da De Concini e avevano una pasta, uno spessore, degli anni Cinquanta. Quelle realtà dove papà faceva il barbiere erano le borgate quasi pasoliniane. Oggi, giustamente, col televisore al led certi prodotti non funzionerebbero, anche se erano molto belli; sono stati lavori che hanno permesso a molti attori di imparare questo mestiere, anche a me.

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