Recensione ****
Cormac McCarthy è come Charles Perrault, ma fin dal principio imprime un marchio totalmente nuovo, e di successo, a una storia strutturalmente molto vecchia. La formula è sempre la stessa per entrambi. Se Perrault raccontava la fiaba di una bambina che con mantellina rosso vermiglio e cestino dava troppa confidenza al lupo nel bosco e finiva inghiottita dallo stesso animale quando raggiungeva la sicura casa della nonna, McCarthy narra le vicende di un padre e di un figlio sopravvissuti a una catastrofe che ha distrutto ogni cosa e che con carrello della spesa e zaini sulle spalle scorrazzano per una strada che sembra infinita, facendo molta attenzione a finire nelle mani di quegli altri sopravvissuti che hanno però abbracciato il cannibalismo. Un libro che non è mai fiacco e che merita il Premio Pulitzer per la narrativa che gli è stato conferito. Mai ripetitiva, folgorante, la prosa di McCarthy imprime uno stile compatto originale e rende vera protagonista di questo romanzo disperato e pessimista l'oscura e insidiosa strada che simboleggia alla perfezione la speranza dell'umanità. Cupo e pacifista, lo scrittore descrive una realtà postapocalittica (dove le religioni hanno avuto il sopravvento sulla ragione, dove le armi hanno distrutto ogni cosa ma rappresentano sempre l'unica via di fuga, dove la vita è truce e mai ridicolizzata) volutamente costruita sull'alternanza fra fiaba dark ed esplosioni horror. Più che dalle parti di Perrault siamo a un incrocio tra l'idea che la canzone "Imagine" di John Lennon non sia mai stata cantata, i pistoleri di John Ford e i film di Romero: il padre e il figlio diventano brandelli di una sensibilità meravigliosa e luminosa, quasi poetica, ma sono allo stesso tempo malinconici cadaveri. Il libro è godibile anche nei pochi dialoghi presenti che graffiano fino in fondo l'occhio e la mente del lettore, ma è la sotterranea inquietudine a conquistare definitivamente.

In sintesi
Una catastrofe non annunciata cambia il volto della terra. Le case sono abbandonate, le automobili sono ferme e polverose, non ci sono più animali in giro, l'umanità è sterminata. Rimangono solo un padre e un figlio che attraversano gli Stati Uniti verso sud, percorrendo una strada desolante e pericolosa, dove per ironia della sorte, il bosco limitrofo diventa invece fonte di salvezza e di sicurezza. Nel loro cammino tanti incontri, quello con un vecchio che finge di essere matto (o forse lo è) e quelli pericolosi con gli altri pochi sopravvissuti alla tragedia che, uniti dalla fame e dalla disperazione, sono diventati pericolosi cannibali. Non rimane che nascondersi, armarsi per difendersi, non farsi raggiungere. È la fine della civiltà. È una nuova preistoria.

L'autore
Cormac McCarthy nasce a Providence il 20 luglio 1933, figlio di un avvocato. Dopo aver frequentato una scuola cattolica, entra nell'università del Tennessee nel 1951, ma già nel 1953 prende una pausa dagli studi per arruolarsi nell'esercito. Nel 1957, comincia a scrivere due racconti che vengono pubblicati in un giornale di studenti e che gli valgono un primo premio letterario. Nel 1961, si sposa con Lee Holleman e ha un figlio, Cullen. Capisce che l'università non gli darà nulla di ciò di cui ha bisogno e la abbandona per dedicarsi alla scrittura. Dopo il divorzio dalla moglie, scrive il suo primo romanzo "Il guardiano del frutteto", vincitore di numerose borse di studio le spende per viaggiare e visitare luoghi come l'Irlanda, l'Inghilterra e l'Europa del sud. Si sposa ancora una volta, la seconda moglie è la cantante Anne De Lisle (dalla quale poi si separerà), e finisce il suo secondo romanzo "Il buio fuori" (1968). A seguire verranno "Figlio di dio", "Suttree" (1979), "Meridiano di sangue" (1985), la "Trilogia della frontiera"(1992-1998), "Non è un paese per vecchi" (2005) e "La strada" (2007), vincitore del Premio Pulitzer.