State of Play

Il gladiatore combatte ancora, ma in un giornale

Sciatto, imbolsito ma sempre eroico, Russell Crowe interpreta un cronista vecchio stile in State of Play, un thriller fra informazione e politica, che è anche un omaggio a un mestiere rivoluzionato dalla tecnologia.
Al posto del gladio ora brandisce una penna. L'ex gladiatore Russell Crowe, bolso e sciatto, stavolta indossa infatti i panni di un cronista di un quotidiano di Washington. In questo stato, Totti certo non se lo tatuerebbe più addosso. Ma il buon Russell, 45 anni, è riuscito a dare la sua patina eroica anche al protagonista di State of Play, il thriller politico di Kevin McDonalds (L'ultimo re di Scozia), dal 30 aprile nelle sale. Ci voleva giusto un gladiatore in pensione per una missione ancora più epocale: salvare il giornalismo. State of Play è un film, dal ritmo avvincente, sulla corruzione della politica e il declino della stampa. Un omaggio, come ha detto il regista, a Tutti gli uomini del presidente, il capolavoro con Robert Redford e Dustin Hoffman sul Watergate.
Crowe interpreta la romantica figura del cronista in via di estinzione: quello che si consuma le suole a caccia di notizie, che non si ferma alle appa renze, che disprezza internet perché si fida solo delle sue fonti e del suo naso.
Naturalmente è divorziato, ha i capelli unti, una macchina scassata quanto lui. Tuttavia all'occorrenza è capace di acrobazie da Uomo Ragno. E scopre che omicidi apparentemente estranei fra loro sono invece connessi da una losca vicenda di appalti che vede coinvolto il suo ex compagno di liceo (Ben Affleck), deputato ambizioso e ambiguo.
Crowe è pressato dalla direttrice, la solita impeccabile Helen Mirren: il quotidiano è in crisi, il nuovo editore vuole gossip e scandali, ma il vecchio Russell non si piega. Gli viene affiancata una giovane blogger, sempre sprovvista di penne: la coppia incarna il conflitto generazionale nel mondo della comunicazione, eppure alla fine il fiuto di Crowe e l'intraprendenza dell'apprendista formeranno un cocktail micidiale. E le rotative girano ancora, baby.
Da Il Venerdì di Repubblica, 24 aprile 2009

di Emilio Marrese, 24 aprile 2009