Sherlock Holmes secondo Guy Ritchie
Vedere Guy Ritchie al timone di Sherlock Holmes - in uscita a Natale - fa quasi un po' impressione se pensiamo al turpiloquio che imperversa nei suoi lavori, paragonato al compassato inglese di Arthur Conan Doyle.
Ma non appena vedi Robert Downey Jr. nei panni del detective più famoso d'oltre manica, ogni dubbio è dissipato, anche considerato che il fido Watson è Jude Law.
Questa nuova avventura di Holmes si ispira a tutta la sua bibliografia, non per nulla la nemesi Moriarty è lì presente, ma non è la trasposizione di nessun racconto, quindi materiale fresco e nuovi misteri per il nostre eroe che abbandona la pipa che l'ha reso famoso a favore delle arti marziali. Un Holmes decisamente più d'azione quindi, che non disdegna una certa vena ironica.

Sherlock Holmes secondo Robert Downey jr.
Sono state scritte milioni di pagine su questo personaggio - ci confida il protagonista - e non mi riferisco solo ai racconti, ma a tutta una saggistica che ruota intorno alla leggenda di Holmes, quindi si può fare un film senza dover ricorrere a trame già scritte (e note), ma con delle idee nuove. D'altronde le versioni che abbiamo visto fino ad oggi, e che hanno creato il personaggio come lo conosciamo, erano realizzate a basso budget seppur con buone idee, ora abbiamo avuto la possibilità di realizzare un prodotto notevole."
"Dopo Iron Man volevo un personaggio vero, reale - dice sempre Downey jr. - se poi si può definire reale Holmes, che mi desse stimoli diversi. E poi lavorare con un cast simile è molto stimolante anche l'impegno è stato notevole sia sul set che al livello di ricerche. Mi è molto piaciuta la possibilità di recitare dei dialoghi molto particolari, d'altronde sai quanto mi rode dover lavorare per vivere e qui ho dovuto lavorare veramente sodo!"
"Lavorare con Guy Ritchie in questo film mi ha anche spiazzato - ci confida l'attore - perché rispetto alle sue opere precedenti è molto diverso. Tra l'altro tutta la produzione è inglese e tutto era molto «british», molto compassato. A volte ti veniva da gridare «Dai su! » e tutti ti guardavano dicendo, perché mai ti agiti?"
"Anche per me è stata un'esperienza bellissima - conferma Rachel McAdams - il gruppo era fantastico anche se sempre molto competitivo. Robert è il supereroe dei tempi moderni. Mi è piaciuto molto vestire i panni di questo personaggio decisamente diverso, una ragazza americana anticonformista e decisamente scorretta. Devo dire che crearlo non è stato facilissimo perché nei romanzi di Doyle compare una volta sola e scompare nell'arco narrativo di 10 sole pagine."