renato volpone
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lunedì 11 ottobre 2010
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un film di grande maestria
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Come sempre James Ivory ci regala momenti magici. La storia è appassionante, coinvolgente, si dipana lentamente come un pennello sulla tela. Gli interpreti, protagonisti tutti sullo stesso piano, sono perfetti e regalano fantastiche emozioni. L'incanto del paesaggio, il dilemma se vivere in uno splendido luogo isolato o nella grande città, la serenità e al tempo stesso la sofferenza dei personaggi: una miscela per una splendida serata al cinema. da non perdere.
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paola alex
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lunedì 18 ottobre 2010
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la vita è destino o volontà
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L'estetica e l'atmosfera è quella abituale di James Ivory, che "scrive" i suoi film con la fedeltà al testo e a sé stesso. Un'atmosfera sospesa, dove, salvo un personaggio, Deidre, la fidanzata del protagonista, gli altri sembrano sospesi in un cerchio magico, in cui sono capitati per caso. Peraltro la sicurezza al limite della sicumera della petulante fidanzata è descritta fino all'ultima scena con toni pesanti di aperta antipatia.
Omar arriva in questo luogo remoto dell'Uruguay per strappare il consenso a scrivere la biografia di uno scrittore "di un solo romanzo" alla sua strana famiglia, composta dalla moglie insoddisfatta, dall'amante giovane e fragile da cui ha avuto una deliziosa bambina, dal fratello omosessuale ed il di lui amante/compagno della vita, che ha portato adolescente a condividere una vita reclusa, scelta dai genitori dello scrittore, in fuga dal nazismo.
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L'estetica e l'atmosfera è quella abituale di James Ivory, che "scrive" i suoi film con la fedeltà al testo e a sé stesso. Un'atmosfera sospesa, dove, salvo un personaggio, Deidre, la fidanzata del protagonista, gli altri sembrano sospesi in un cerchio magico, in cui sono capitati per caso. Peraltro la sicurezza al limite della sicumera della petulante fidanzata è descritta fino all'ultima scena con toni pesanti di aperta antipatia.
Omar arriva in questo luogo remoto dell'Uruguay per strappare il consenso a scrivere la biografia di uno scrittore "di un solo romanzo" alla sua strana famiglia, composta dalla moglie insoddisfatta, dall'amante giovane e fragile da cui ha avuto una deliziosa bambina, dal fratello omosessuale ed il di lui amante/compagno della vita, che ha portato adolescente a condividere una vita reclusa, scelta dai genitori dello scrittore, in fuga dal nazismo.
Tutto è fermo a Ocho Rios: a parte la casa ed il giardino circostante tutto viene lasciato volutamente inerte ed incolto dalla vedova, capace solo di dire no a tutto, innanzi tutto alla vita che vorrebbe.
Tutti sono prigionieri dello scrittore morto. La vita degli abitanti di Ocho Rios è un pallido riflesso della vita passata: i fasti dei genitori, raffinati ed eccentrici, che hanno scelto di vivere nell'unico posto dove si sentivano sicuri e l'opera del geniale fratello morto probabilmente suicida, per l'incapacità di finire il suo secondo libro.
Omar sembra perfettamente in sintonia con questo luogo fuori del tempo e dello spazio, dove la storia si è fermata e la sua presenza crea le premesse perché il destino trovi il suo deus ex machina e la situazione si sblocchi verso il futuro.
Quando Omar torna alla vita "normale" deve affrontare un percorso, in cui capire qual'è veramente il "suo" destino.
Il fascino del film è la possibilità di lettura su vari piani: la scelta tra civiltà e natura, isolamento e partecipazione alla storia; il rapporto tra destino e scelte personali; sentimenti e ambizioni.
In conclusione: un film esteticamente bello, ben recitato, con numerosi spunti di riflessione ed emozionante nonostante la trama apparentemente "statica".
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algernon
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lunedì 11 ottobre 2010
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the city of your final destination
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"The city of your final destination" è il titolo originale di questo film, ed è anche il titolo originale del libro di Peter Cameron da cui il film è tratto. Il titolo italiano è invece "Quella sera dorata", tanto per il film quanto per il libro. Ma nel film non c'è traccia delle parole cui fa riferimento il titolo, parole che invece si conoscono e si apprezzano solo nella lettura del libro: sono i versi della poesia "Santarém" di Elizabeth Bishop " That golden evening I really wanted to go no farther; more than anything else I wanted to stay awhile" ("Quella sera dorata non volevo proprio andare oltre; più di ogni cosa volevo restare un po'"), che introducono la seconda parte del libro, nella quale il protagonista Omar scrive un saggio critico sulla Bishop.
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"The city of your final destination" è il titolo originale di questo film, ed è anche il titolo originale del libro di Peter Cameron da cui il film è tratto. Il titolo italiano è invece "Quella sera dorata", tanto per il film quanto per il libro. Ma nel film non c'è traccia delle parole cui fa riferimento il titolo, parole che invece si conoscono e si apprezzano solo nella lettura del libro: sono i versi della poesia "Santarém" di Elizabeth Bishop " That golden evening I really wanted to go no farther; more than anything else I wanted to stay awhile" ("Quella sera dorata non volevo proprio andare oltre; più di ogni cosa volevo restare un po'"), che introducono la seconda parte del libro, nella quale il protagonista Omar scrive un saggio critico sulla Bishop. Ricominciando dall'inizio, Omar Razaghi è un giovane dottorando che si reca in Uruguay per scrivere una biografia dello scrittore Jules Gund, morto suicida dopo aver pubblicato il suo unico romanzo, istigato dalla fidanzata Deirdre, che vuole per lui una carriera di successo, ma ostacolato dai familiari dello scrittore, contrari chi più chi meno all'intrusione di Omar. Così assistiamo agli approcci di Omar (Omar Metwally) con Caroline (Laura Linney) e Arden (Charlotte Gainsbourg), rispettivamente vedova ed amante dello scrittore, con Adam (Anthony Hopkins), suo fratello, e Pete (Hiroyuki Sanada), amante di Adam, con Portia (Ambar Mallman), giovane ed intensa figlia di Jules e Arden. La meticolosa cura dei personaggi e delle loro relazioni è un affascinante spettacolo, come anche la magnifica ambientazione e la magistrale recitazione degli interpreti, tutti al meglio delle loro prestazioni. Alla fine Omar fa ritorno in Uruguay per motivi sentimentali, e qui il film finisce. Ma nel libro la vicenda si sviluppa ulteriormente, e "quella sera dorata ..."
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olgadik
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mercoledì 20 ottobre 2010
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eleganza e letteratura
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Il film è elegantemente noioso se non fosse che ad animarlo provvedono attori di indubbio talento e mestiere tale da sembrare a loro pieno agio (anche troppo). E’ il caso di Anthony Hopkins che si divide tra thriller senza più sorprese (Hannibal et similia) e ironie sottili e discrete, come in Cosa resta del giorno dello stesso regista. Nelle ultime cose infatti il maturo attore recita nell’ambito di questi due ruoli, che si direbbe ormai facciano parte di lui. In Quella sera dorata gli basta un bicchiere in mano per aderire al personaggio, in coppia con Laura Linney nella parte di una mediocre artista, isolata in modesti rancori e apparenti distacchi che mettono la sordina alla sua infelicità più profonda.
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Il film è elegantemente noioso se non fosse che ad animarlo provvedono attori di indubbio talento e mestiere tale da sembrare a loro pieno agio (anche troppo). E’ il caso di Anthony Hopkins che si divide tra thriller senza più sorprese (Hannibal et similia) e ironie sottili e discrete, come in Cosa resta del giorno dello stesso regista. Nelle ultime cose infatti il maturo attore recita nell’ambito di questi due ruoli, che si direbbe ormai facciano parte di lui. In Quella sera dorata gli basta un bicchiere in mano per aderire al personaggio, in coppia con Laura Linney nella parte di una mediocre artista, isolata in modesti rancori e apparenti distacchi che mettono la sordina alla sua infelicità più profonda. E poi ci sono i più giovani interpreti, come Charlotte Gainsbourg, bruttina ed espressivamente essenziale, nella figura di ragazza madre dolce ma decisa. La giovane si sente attratta dallo studioso suo coetaneo (Omar Metwally), piombato in quel piccolo gruppo di persone e in quel piccolo ammaliante paese sudamericano, l’Uruguay. Questi, per avere un ambita borsa di studio, è deciso a scrivere una biografia su Jules Gund, autore di un solo romanzo e morto suicida, elementi che gli hanno creato intorno, probabilmente a torto, un’aureola di mistero. Lo scrittore era legato da vincoli parentali o familiari ai personaggi sopra nominati in quanto rispettivamente marito, amante e fratello. C’è poi un quarto protagonista unito da un rapporto tra il filale e l’omosessuale all’anziano fratello del morto (Anthony Hopkins), il quale si prende cura delle terre di famiglia per uscire dall’immobilismo umano ed economico in cui la scomparsa dello scrittore ha precipitato gli altri membri della famiglia. Per il suo fedele amante egli progetta un futuro di tranquillità che alla fine troverà la sua realizzazione. Quando il giovane ricercatore arriva nella casa uruguayana, dove si vive in una consolidata monotonia e insignificanza, la sua presenza funziona inconsciamente da detonatore delle dinamiche fino allora velate. Poco a poco anche lui cambierà la sua vita, a contatto con una realtà diversa, innamorandosi della giovane mamma e stabilendosi in Uruguay. Mentre la vedova di Gund cambia domicilio a sua volta per un nuovo amore, il fratello del morto tiene per sé la conduzione degli affari nel ranch che prospera e si espande. Tutti diventano alla fine coscienti del fatto che a tenerli insieme era la memoria legata al misterioso autore, che è meglio lasciare nel suo mistero. Il tutto è raccontato senza scosse, con dolori non drammatizzati ma di cui si tratta con signorile disinvoltura e un po’ di whisky in più sullo sfondo di una natura assorbente e decadente. Qua e là una spruzzatina di humour garbato che fa pensare al Cechov dei racconti.
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ipno74
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domenica 27 febbraio 2011
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bentornato mr. ivory
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Sempre straordinario Ivory quando gira un film e questo è elegante e delicato, ha il sapore dei vecchi film in bianco e nero di una volta.
Storia di un uomo che deve fare una biografia di uno scrittore in Uruguay, ma si trova invece a crescere emotivamente e psicologicamente.
La sua ragazza è più una madre per lui, pensa per lui e agisce per lui, ma in questa villa sperduta nei boschi si innamora ed inizia a pensare con la propria testa.
Questo non è un film che lascia il segno nella memoria ma è godibile fino alla fine.
Bravissimi tutti gli attori.
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nalipa
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mercoledì 30 marzo 2011
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ivory é quasi sempre una garanzia
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Nel caso di "Quella sera dorata" lo é stato!
Uno studente vuole scrivere la biografia di uno scrittore leggendario, ma si trova davanti a molti problemi per via degli strani personaggi componenti la famiglia del letterato. Questi, almeno in parte non sembrano voler consentire la stesura della biografia....ma nello svolgersi della vicenda accadrqanno fatti e conseguenti mutamenti nella vita di tutti..
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E' un film bellissimo, i personaggi sono delineati in modo preciso e i dialoghi sono perfetti.
Grandissima performance di Hopkins che indora la pellicola con la sua presenza e il suo sguardo!
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filippo catani
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lunedì 24 settembre 2012
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splendido affresco sudamericano
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Un giovane dottorando in letteratura decide di scrivere una biografia su uno scrittore sudamericano recentemente scomparso. Il ragazzo chiede preventivamente il permesso alla famiglia che gli risponde negativamente. Il ragazzo, spinto dall'antipatica e arrivista fidanzata, decide di partire lo stesso alla volta della maestosa fazenda che ospita tutta la famiglia allargata dello scrittore.
C'è poco da fare e da dire; per questo genere di film Ivory è praticamente insuperabile. L'attenzione per i dettagli, gli splendidi panorami ci restituiscono un'idea sicuramente molto sognante e romanzata del Sudamerica ma che in qualche modo è quello che tutti noi immaginiamo quando pensiamo alle grandi distese della pampa.
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Un giovane dottorando in letteratura decide di scrivere una biografia su uno scrittore sudamericano recentemente scomparso. Il ragazzo chiede preventivamente il permesso alla famiglia che gli risponde negativamente. Il ragazzo, spinto dall'antipatica e arrivista fidanzata, decide di partire lo stesso alla volta della maestosa fazenda che ospita tutta la famiglia allargata dello scrittore.
C'è poco da fare e da dire; per questo genere di film Ivory è praticamente insuperabile. L'attenzione per i dettagli, gli splendidi panorami ci restituiscono un'idea sicuramente molto sognante e romanzata del Sudamerica ma che in qualche modo è quello che tutti noi immaginiamo quando pensiamo alle grandi distese della pampa. L'eleganza dei personaggi, i loro gesti e le loro mosse non possono non ricordare allo spettatore appassionato e non gli altri capolavori del regista a partire da Quel che resta del giorno. La storia è molto piacevole e scorre a ritmo compassato ma non per questo noioso. E veniamo anche al punto di raccordo tra il film citato in precedenza e questo; il grande Anthony Hopkins perfettamente a suo agio nella veste del fratello omosessuale dello scrittore scomparso e fin da subito ben disposto ad aiutare il suo giovane ospite allettato dai ricavi del libro. Sarà così che, anche grazie al suo aiuto, il dottorando non solo conoscerà la moglie e la giovane compagna dello scrittore di cui si invaghirà ma intraprenderà un viaggio in se stesso che lo porterà a mettere in discussione non solo la sua carriera universitaria ma anche la sua vita sentimentale quasi "a servizio" della sua compagna. Un altro piccolo gioiello targato Ivory.
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elgatoloco
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sabato 2 gennaio 2016
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non è cinema patinato
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L'equivoco diffuso che parla, per Ivory, di"cinema patinato", credo vada sfatato: la situazione proposta anche in quesfo film,, tratto da un romanzo di notevole qualità letteraria(ciò vale in realtà per tutte le opere di Ivory)pesenta una famiglia in piena crisi: a iniziare dallo scrittore forse moto suicida, tutti i personaggi hanno problemi esistenziali e relazionali ingesibili comunque non gestiti. La narraziooe filmicai ivoryanapia, "tradizionale"evidenzia tali problematiche, le caratterizza, senza"risolverle". Degii/delle interprti non si può dire se non bene, vista 'adeguatezza.
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L'equivoco diffuso che parla, per Ivory, di"cinema patinato", credo vada sfatato: la situazione proposta anche in quesfo film,, tratto da un romanzo di notevole qualità letteraria(ciò vale in realtà per tutte le opere di Ivory)pesenta una famiglia in piena crisi: a iniziare dallo scrittore forse moto suicida, tutti i personaggi hanno problemi esistenziali e relazionali ingesibili comunque non gestiti. La narraziooe filmicai ivoryanapia, "tradizionale"evidenzia tali problematiche, le caratterizza, senza"risolverle". Degii/delle interprti non si può dire se non bene, vista 'adeguatezza.Che cosa servirebbero, d'altronde, sparate gigionsche nell'interpretazione come anche, sul piano registico, improvvide quanto improvvise zoomate, flashback o altro? A nulla,se non a sconcertare e indirizzre altrove(e male, in drezione errata)lo spettatore. El Gato
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elgatoloco
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sabato 2 gennaio 2016
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non è cinema patinato
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L'equivoco diffuso che parla, per Ivory, di"cinema patinato", credo vada sfatato: la situazione proposta anche in quesfo film,, tratto da un romanzo di notevole qualità letteraria(ciò vale in realtà per tutte le opere di Ivory)pesenta una famiglia in piena crisi: a iniziare dallo scrittore forse moto suicida, tutti i personaggi hanno problemi esistenziali e relazionali ingesibili comunque non gestiti. La narraziooe filmicai ivoryanapia, "tradizionale"evidenzia tali problematiche, le caratterizza, senza"risolverle". Degii/delle interprti non si può dire se non bene, vista 'adeguatezza.
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L'equivoco diffuso che parla, per Ivory, di"cinema patinato", credo vada sfatato: la situazione proposta anche in quesfo film,, tratto da un romanzo di notevole qualità letteraria(ciò vale in realtà per tutte le opere di Ivory)pesenta una famiglia in piena crisi: a iniziare dallo scrittore forse moto suicida, tutti i personaggi hanno problemi esistenziali e relazionali ingesibili comunque non gestiti. La narraziooe filmicai ivoryanapia, "tradizionale"evidenzia tali problematiche, le caratterizza, senza"risolverle". Degii/delle interprti non si può dire se non bene, vista 'adeguatezza.Che cosa servirebbero, d'altronde, sparate gigionsche nell'interpretazione come anche, sul piano registico, improvvide quanto improvvise zoomate, flashback o altro? A nulla,se non a sconcertare e indirizzre altrove(e male, in drezione errata)lo spettatore. El Gato
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luca scialo
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domenica 7 giugno 2020
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poca passione per una storia che ne richiederebbe
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James Ivory traspone l'omonimo romanzo del 2002 scritto da Peter Cameron e riadattato per il grande schermo da Ruth Prawer Jhabvala. Omar Razaghi, studente iraniano laureatosi presso l'Università del Colorado, ottiene una borsa di studio finalizzata alla stesura della biografia dell'autore latino-americano Jules Gund. Ma la Fondazione Gund, curata dai suoi eredi gli nega l'autorizzazione. Così, la compagna Deirdre, caratterialmente molto più decisa di lui e già insegnante, lo sprona affinché vada in Uruguay per incontrare i parenti ed ottenerla. Giunto nella loro grande tenuta, scopre che, come ogni grande famiglia ricca, non mancano scheletri nell'armadio e dinamiche tipiche della borghesia.
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James Ivory traspone l'omonimo romanzo del 2002 scritto da Peter Cameron e riadattato per il grande schermo da Ruth Prawer Jhabvala. Omar Razaghi, studente iraniano laureatosi presso l'Università del Colorado, ottiene una borsa di studio finalizzata alla stesura della biografia dell'autore latino-americano Jules Gund. Ma la Fondazione Gund, curata dai suoi eredi gli nega l'autorizzazione. Così, la compagna Deirdre, caratterialmente molto più decisa di lui e già insegnante, lo sprona affinché vada in Uruguay per incontrare i parenti ed ottenerla. Giunto nella loro grande tenuta, scopre che, come ogni grande famiglia ricca, non mancano scheletri nell'armadio e dinamiche tipiche della borghesia. Così come, inevitabilmente, il suo obiettivo iniziale subirà variazioni. Anche di natura sentimentale. Malgrado il discreto cast (ci troviamo, tra gli altri, Anthony Hopkins, Laura Linney, Charlotte Gainsbourg), una storia di base interessante e le ambientazioni passionali dell'America latina, la trasposizione finale risulta poco coinvolgente. Con passaggi qua e là non completamente curati e convincenti. Anche la fotografia avrebbe meritato maggiore attenzione, sfruttando per esempio la presenza nella trama di una gondola veneziana. Emblema del ricordo e dell'amore.
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