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Planet 51: cuore americano, corpo latino

L'Europa cerca il suo posto tra i grandi dell'animazione.
di Gabriele Niola

Pregi e difetti di un ibrido

lunedì 16 novembre 2009 - Approfondimenti

Pregi e difetti di un ibrido
Nonostante doppiatori americani, produttori americani, personaggi americani e sceneggiatori americani Planet 51 è un film spagnolo. La Tristar Pictures ha infatti appaltato l'animazione del film agli Ilion Animation Studios e HandMade Films sotto la supervisione del regista Jorge Blanco.
L'Europa non è mai stata un polo d'eccellenza per l'animazione e se si parla dell'area non anglofona le produzioni sono sempre state un numero insufficiente a generare attenzione. Negli ultimi anni tuttavia il cambiamento di paradigma all'interno dell'industria e l'arrivo della computer grafica sembrano aver portato nuovi capitali, nuove competenze e quindi nuove possibilità. Dopo alcuni esempi poco meritevoli visti negli scorsi anni abbiamo in sala in queste settimane film come Planet 51, Nikki una renna per amico (produzione finlandese) e già abbiamo visto qualche anno fa il caso di Arthur e il popolo dei Minimei (di cui arriverà tra poco l'inevitabile sequel), targeto Luc Besson.
Rispetto a questi esempi 100% europei Planet 51 si pone come un ibrido che ha il pregio della qualità e il difetto dell'omologazione. Non solo infatti il film si basa su una trama scritta negli Stati Uniti (pergiunta alla Dreamworks!) ma ha anche una serie di soluzioni e dinamiche di animazione tipicamente americane. Planet 51 è il cartone tecnicamente più avanzato che si sia visto fare in Europa, che succederà adesso? Tra Giappone, America e Canada
Nel mondo i poli dell'animazione sono sostanzialmente tre. In primis l'America, il polo da sempre più oneroso, il più potente e in un certo senso il più seminale e al tempo stesso confinato. Con autori che vanno da Disney a Lasseter ad Hollywood si è sempre cercato innanzitutto il target infantile, provando solo in seconda battuta (ed è ciò che fa la Pixar con maggiori risultati) a prendere anche il pubblico degli adulti. Le opere perfette, rigorose e spesso dotate di un'inventiva commovente hanno sempre avuto il limite di storie e trame favolistiche senza poter spaziare a sufficienza negli altri generi.
Questo problema di certo non c'è nell'altro grande polo mondiale dell'animazione: il Giappone. I cartoni nipponici dopo una lunga fase di semi-anonimità hanno conosciuto negli anni '60 un momento di straordinaria fioritura grazie alle prime innovative idee di Miyazaki e Takahata, capaci di cogliere i fiori del fiorente mondo del fumetto traducendo quell'estetica in una versione buona per il mondo dell'animazione. Da quel momento in poi sia che si trattasse di animazione per il cinema che di animazione seriale per la televisione il Giappone ha portato alcune delle innovazioni più importanti, riuscendo negli ultimi vent'anni a concepire prodotti che si rivolgessero esplicitamente a pubblici adulti. Opere note in tutto il mondo come Akira o Una tomba per le lucciole non hanno infatti nulla del cinema per l'infanzia.
Infine il Canada, nonostante sia molto poco noto come centro per l'animazione, è stato negli anni la patria dei più grandi artisti indipendenti. È in Canada che sono nate alcune tra le opere più sperimentali ed innovative ed ancora dal Canada provengono le produzioni più estreme ed originali. Lì l'animazione non è mai stata una questione per bambini ma ha sempre riguardato il mondo degli adulti e in particolare le produzioni a tinte forti. Fantascienza, noir, horror e infine documentari di pura sperimentazione. Difficilmente i lungometraggi canadesi arrivano nei nostri cinema perchè i budget non sono alti, le lavorazioni durano molto e i risultati difficilmente si piegano al marketing. Tuttavia chi anima sa che è il Canada il posto dove guardare.

Quale futuro per l'Europa dell'animazione?
Escludendo il Regno Unito che per quanto riguarda l'animazione ha sempre fatto storia a sè e anche adesso continua a farlo con le produzioni di Nick Park, il resto d'Europa è rimasta per molto colpevolmente indietro. Pochi i tentativi fatti per conquistare il mondo dei cartoni e mai davvero incisivi. Anche l'Italia, che con La rosa di Bagdad e I fratelli Dinamite aveva segnato un solco importante, è poi rimasta sempre legata alle poche produzioni di Bozzetto e oggi (purtroppo) al solo D'Alò.
L'arrivo della computer grafica invece sembra aprire diverse vie. Cambiando gli strumenti, le competenze e i mezzi necessari, cambiano i rapporti di forza. Un paese come la Finlandia, artisticamente povero ma tecnologicamente forte, sembra guadagnare terreno e nuove nazioni possono conquistarsi la stima degli Stati Uniti come appunto ha fatto la Spagna con Planet 51.
Ma forse sarebbe più importante chiedersi che ne sarà ora? Ora che la Spagna ha prodotto qualcosa di così tecnicamente importante e ha acquisito così tanta competenza può davvero diventare una nuova forza? Tutte le soluzioni che ha elaborato per risolvere i problemi di rendering, illuminazione, texture, fludiità e qualsiasi altra criticità tipica dell'animazione CG potranno servire a produrre con tempi e costi contenuti film che siano migliori di ciò che abbiamo visto nei passati anni (Una magica notte d'estate su tutti)?

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