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5x1: Heath, il sogno spezzato

Parnassus, l'ultima interpretazione di un attore e di un uomo difficile da dimenticare.
di Stefano Cocci

Dopo il suo impossibile pensare a un altro Joker
Heath Ledger (Heath Andrew Ledger) 4 aprile 1979, Perth (Australia) - 22 Gennaio 2008, New York City (New York - USA). Interpreta Tony nel film di Terry Gilliam Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo.

martedì 20 ottobre 2009 - Celebrities

Dopo il suo impossibile pensare a un altro Joker Diciannove film e tanti riconoscimenti, tra cui l'Oscar postumo. Nella lunga – e triste – carrellata di morti eccellenti nel mondo del cinema, quella di Heath Ledger è l'ultima in ordine di tempo ma, senz'altro, quella che ha colpito molti e lasciato un vuoto forse incolmabile. Il decesso per avvelenamento accidentale da farmaci giunge in una sera di inverno del gennaio 2008, con l'attore reduce dall'estenuante lavorazione de "Il cavaliere oscuro" e mentre aveva appena iniziato a lavorare sul "Parnassus – L'uomo che voleva ingannare il diavolo" di Terry Gilliam. Proprio per quest'ultima pellicola, in uscita il 23 ottobre 2009, furono gli amici Depp, Law e Farrell a offrirsi di completare le riprese, recuperando il personaggio di Ledger. Così, a quasi due anni di distanza dalla tragica fine, Ledger torna ancora una volta sul grande schermo. Mentre voci più o meno incontrollate fanno trapelare indiscrezioni su un Joker "resuscitato" elettronicamente per il terzo capitolo del Batman di Nolan, resta il ricordo di un'artista che, proprio come dimostrano i corti girati da solo e con il collettivo di registi The Masses presentati al Festival di Roma, non ha avuto abbastanza tempo per esprimere tutto se stesso, anche se, quello che ci ha regalato in 28 anni di vita, è tanto. Il patriota Era il 2000 e pochi avrebbero potuto immaginare che questo giovanissimo australiano, praticamente scoperto dal compatriota Mel Gibson, avrebbe lasciato un segno indelebile nel mondo del cinema. Ledger è qui, praticamente, all'opera prima in terra americana: gli tocca lavorare in un film mezzo – propagandistico dei valori repubblicani tanto cari a Gibson – Dio, patria, famiglia – e, oltretutto, morire dopo poche scene. Però molti già all'epoca insieme a un determinato Mel annunciarono la nascita di una stella. Purtroppo (o per fortuna) la fama sopravvivrà a colui che l'ha determinata, mescolando la propria esistenza a quella del Gabriel Martin del film. Le quattro piume Non è certo il film migliore di Ledger, difficile non ricordare, ad esempio, "I fratelli Grimm e l'incantevole strega", la prima collaborazione con Terry Gilliam in una sorta di favola girata nel solito stile immaginifico del regista "naturalizzato" inglese. Però, Shekhar Kapur dà a Ledger un film importante, almeno nell'ispirazione. L'attore australiano ha l'opportunità di confrontarsi con una sceneggiatura tratta da un romanzo che in passavo aveva già avuto quattro trasposizioni cinematografica e di impreziosire una storia di guerra, cadurta e redenzione del suo romantico spirito da sognatore pacifista. Io non sono qui È un progetto collettivo quello pensato e voluto da Todd Haynes. Nel senso che, con tanti attori, tutti in una forma strabiliante, il regista losangelino di "Velvet Goldmine" sceglie di rappresentare sei diverse angolature – forse sarebbe meglio scrivere spigoli – della personalità di uno dei cantori del nostro tempo, Bob Dylan. A nessuno tocca una prospettiva da definirsi "facile" o esaustiva del cantante. Quel che resta, alla fine della proiezione, è un'interpretazione in cui il tempo, forse, ci rivelerà aver mostrato molto del Ledger che ancora non conosciamo, quello più intimo: un professionista serio, mai contento del proprio livello raggiunto ma soprattutto un'anima inquieta nell'amore come nel lavoro. I segreti di Brokeback Mountain È stata la prima grande sorpresa che Ledger ha riservato al pubblico del cinema del Villaggio Globale. Fino ad allora, tante speranze, buone interpretazioni ma niente che lasciasse intuire le distese di solitudine che il suo Ennis Del Mar rivela. Ang Lee cesella una romantica storia d'amore omosessuale tra due cowboy, che si amano ai piedi delle montagne di Brokeback. Mentre Gyllenhaal (che stringerà con il compagno di avventure un rapporto extra-professionale diventando il padrino della bambina di Ledger) costruisce la sua interpretazione sulla parola, quella di Ledger gioca sui silenzi, sul non detto. È proprio il gesto conclusivo, quella camicia abbracciata e riposta, a spezzare il cuore e togliere ogni dubbio dalle menti dei titubanti. Il cavaliere oscuro Uno psicopatico senza pietà né comprensione per gli altri esseri umani, un killer spietato. Per costruire il suo Joker, Ledger si chiuse per un mese in una stanza di albergo a Londra, lavorando sulla voce e la risata. Infatti, l'esperienza de "Il cavaliere oscuro" va gustata, soprattutto, in lingua originale. Senza nulla togliere ai bravissimi doppiatori italiani – ed esattamente a Adriano Giannini – Joker è da ascoltare nelle diverse sfaccettature che Heath riesce a dare al suo personaggio (indimenticabili, in tal senso, il video del rapimento del "finto" Batman e il confronto con Dent in ospedale) con un'attenzione particolare al ghigno caratteristico del Joker, che sembra arrivare dal girone più oscuro dell'inferno, stravincendo il confronto a distanza con lo stesso personaggio interpretato da Jack Nicholson quasi 20 prima nel "Batman" di Burton. Dopo quello di Ledger, non può esserci un altro Joker.

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