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Un musical di... Fellini

In uscita Nine, che si ispira a 8 e mezzo.
di Pino Farinotti

Il genere
Nicole Kidman (Nicole Mary Kidman) (56 anni) 20 giugno 1967, Honolulu (Hawaii - USA) - Gemelli. Interpreta Claudia Nardi nel film di Rob Marshall Nine.

lunedì 4 gennaio 2010 - Focus

In gennaio uscirà nelle sale Nine, film musicale diretto da Rob Marshall, uno che ha familiarità col genere, avendo firmato nel 2002, Chicago. Il percorso è lo stesso di allora e di tanti musical che ripresero la fase teatrale per farla diventare un film. Nine tiene da tempo i palcoscenici di Broadway, ci sono tutti i presupposti per un percorso felice, lo stesso, appunto, di grandi classici come Show Boat, My Fair Lady, Tutti insieme appassionatamente, Jesus Christ Superstar, e tanti altri.

Riforma
Il musical è un genere fatto apposta per evoluzioni, riforme e anche rivoluzioni. In That's Entertainment, la storia dei musical della Mgm, Frank Sinatra offre una definizione fulminante e perfetta del genere agli albori: "lui e lei litigano, poi lui, cantando e ballando, la riconquista." All'inizio succedeva questo e solo questo. Bastava che ci fossero Fred Astaire e Ginger Rogers che il resto passava inosservato, battute banali, vicenda infantile, episodi senza nesso. Il pubblico aspettava che la coppia di cantanti ballerini si producesse in quei numeri strepitosi, buoni per sempre. La formula era possibile perché sullo schermo c'erano Fred e Ginger. Loro bastavano, appunto. Poi negli anni cinquanta arrivò Gene Kelly che riformò, appunto, portando una sceneggiatura che avesse un senso nel racconto e dei balletti, non fini a se stessi, ma che si integrassero nel plot. Un americano a Parigi è la vicenda di un reduce che decide di rimanere a Parigi per fare il pittore. In È sempre bel tempo si racconta di tre amici che tornano a casa, a New York, alla fine della guerra, ciascuno andrà per la propria strada, ma decidono che si incontreranno dieci anni dopo, in quello stesso ritrovo. Erano storie che avrebbero avuto vita anche senza musica, certo, con le musiche, soprattutto quelle di Gershwin... erano migliori.

Rivoluzione
Sopra ho scritto "rivoluzione" che è certo la definizione più appropriata citando Il cantante di Jazz, il primo film "parlato", del '27. La Warner organizzò la registrazione sonora delle canzoni di Al Jolson, accorgendosi, casualmente, che funzionavano anche le battute del dialogo. Nelle varie stagioni il musical continuò nella sua evoluzione spettacolare e anche culturale. Ecco alcuni titoli che cercarono e trovarono, e riformarono. Bob Fosse affronta il tema del nazismo in Cabaret ('72); e sarà ancora lui a introdurre il sesso... avanzato, e il nudo, in All That Jazz ('79); Jesus Christ Superstar ('73) di Jewison, tocca temi affatto banali anche in chiave teologica; The Rocky Horror Picture Show di Sharman ('75) è un culto di libertà sessuale; Hair, ('79) di Forman, è una ballata triste sul Vietnam; Fratello dove sei (2000), dei Coen parte dalla metafora colta dell'Odissea espressa attraverso il country più popolare. Un altro titolo fondamentale è Saranno famosi ('80) di Parker. Il film è un vero doppio legislatore. La prima indicazione era il montaggio, veloce, spezzato e frenetico, mutuato dalla pubblicità, che avrebbe comandato in futuro, l'altra era la "scuola per artisti", che avrebbe avuto sviluppi benemeriti e intelligenti, come l'omonimo serial, o altri, portatori di modelli tristi e aggressivi: le varie gare e garette televisive con quei giovani quasi mai di talento ma litigiosi e malamente competitivi. Un'altra citazione è d'obbligo, Mamma mia!, il titolo dall'incasso abnorme, il film musicale che ha riportato il grande pubblico, anche italiano, sempre un po' sospettoso quando c'è musica nei film, nelle sale.

Opera d'arte
Tutto questo a suffragare la tesi che il musical è ormai opera d'arte. E qui la parola che subentra è un simbolo e un sortilegio: l'Oscar. L'Academy Awards non vedeva l'ora che il musical si emancipasse per potergli attribuire la statuetta assoluta. L'ariete fu Un Americano a Parigi ('51), seguirono Gigi ('58); West Side Story ('61), My Fair Lady ('64) Tutti insieme appassionatamente ('65), Oliver! ('68). Da allora un salto di 34 anni, per arrivare proprio a Chicago, di Rob Marshall. E così il cerchio si è chiuso. Ma "Oscar" non finisce di essere sortilegio, perché adesso arriva Federico Fellini. Ed è un altro cerchio che si chiude. Fellini ha vinto 5 Oscar, con La strada, Le notti di Cabiria, 8 e mezzo e Amarcord, e uno alla carriera. È un record, attribuito dagli americani. Significa molto, significa che Fellini è il cinema. Rob Marshall, per il suo Nine, riducendo in musical il contenuto di 8 e mezzo ha guardato davvero in alto, il più in alto possibile. La primaria definizione di Sinatra "... e lui cantando e ballando la riconquista" è proprio lontanissima, è ... all'opposto. 8 e mezzo racconta la crisi di Guido, un regista che non ha più ispirazione, ha una moglie quasi del tutto ignorata e un'amante idiota per non avere problemi. Incontra gente del passato e del presente, e tutto è inutile e faticoso, non c'è sentimento, non c'è fede, non c'è ispirazione, ci sono solo tentativi astratti e sbiaditi. È una vicenda complessa, che scivola fra le pagine, non facile da cogliere e da rappresentare. E comunque la pièce c'è riuscita, ormai i due elementi, la qualità e lo spettacolo, sapevano come combinarsi, la chimica ha tenuto.

Anni d'oro
Nine ha un cast ipertrofico, quasi sospetto. Lo dico in questa chiave perché negli anni d'oro del musical bastavano le coppie: Astaire&Rogers oppure Kelly&Charisse. L'attenzione si accentrava su quei talenti strepitosi e sufficienti. Nel film di Marshall Daniel Day Lewis fa Mastroianni, Kate Hudson è una seducente redattrice di Vogue, Marion Cotillard ha il ruolo che era di Anouk Aimée, la moglie, e Penélope Cruz quello dell'amante che in 8 e mezzo era di Sandra Milo. Fra i personaggi cosiddetti di contorno ecco, nientemeno che Nicole Kidman, Judi Dench e Martina Stella. Ma c'è di più, c'è la Loren nella parte della mamma di Day-Lewis. Certo è un po' strano. Ma Marshall è autore robusto e garante. E poi la si può mettere in questo modo: Sophia non aveva mai lavorato con Fellini negli anni belli e così, a 75 anni, ha rimediato a quella lacuna. La chimica ha messo insieme i due nostri più grandi monumenti. Aspettando la "prima" mi espongo: Nine non sarà comunque un altro Mamma mia!.

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