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Il fascino dei cattivi

Dillinger, Vallanzasca & altri: tutti... Robin Hood.
di Pino Farinotti

Dillinger&Vallanzasca
Johnny Depp (John Christopher Depp II) Altri nomi: (Oprah Noodlemantra ) (60 anni) 9 giugno 1963, Owensboro (Kentucky - USA) - Gemelli. Interpreta John Dillinger nel film di Michael Mann Nemico Pubblico - Public Enemies.

lunedì 9 novembre 2009 - Focus

Dillinger&Vallanzasca
Il film di Michael Mann Nemico pubblico, con Johnny Depp nella parte di John Dillinger, è nelle sale italiane da venerdì, nel frattempo Michele Placido si appresta al primo ciak del suo nuovo Vallanzasca, storia del criminale che non è proprio arbitrario definire il Dillinger milanese.
Dillinger&Vallanzasca: banditi eroi. Che il cinema, e non solo, subisca lo charme del cattivo, dell'antagonista, sta nelle regole. È uno charme accreditato, che viene da lontano. Il primo motore, la prima definizione può essere il cosiddetto fascino di satana. Ha radici antiche, appunto, nella tragedia greca che ha creato precedenti imprescindibili, duemilacinquecento anni fa. Poi risalendo c'è stato un altro grande motore, il romanzo gotico che determinava un'evoluzione importante, estetica naturalmente ma anche sociale e morale, il tutto su una piattaforma di qualità letteraria, riconosciuta, garante, storicizzata. Una corrente prevalente fa risalire il gotico, e tutto ciò che ne consegue, a un trattato del 1757 dello scrittore (e politico) inglese Edmund Burke che rivedeva il concetto classico del sublime, codificato nel terzo secolo dal filosofo greco Longino, di fatto capovolgendolo: detto in sintesi non è il bello che davvero ci affascina, ma l'orrendo. Con tutte le evoluzioni che potevano derivarne. A cominciare dal concetto dell'eroe, che perde fascino e diventa banale: è molto più interessante l'antagonista, il cattivo, l'antieroe. Due capisaldi decisivi letterari, figli del nuovo sublime sono "Frankenstein" di Mary Shelley, del 1817, e "Dracula" di Bram Stoker, del 1897. Tutta "roba da cinema", sappiamo.

Depressione
Dillinger operava negli anni Trenta, quelli della grande depressione economica. Naturalmente, per essere accreditato come eroe occorreva una buona ragione e venne trovata nel sociale: rapinava le banche che a loro volta avevano rapinato i cittadini rendendoli poveri e disperati. Poi c'era l'attitudine criminale di Dillinger, autentica come una passione: gli piaceva rapinare e non aveva esitazioni quando si doveva uccidere, e magari con la passione detta sopra se si trattava di poliziotti. Il termine corretto per questo modello è fuorilegge, che può significare "costretto a esserlo" o anche "non avrebbe voluto esserlo". La tradizione americana incoraggia questo mito con felicità. Billy the Kid aveva ucciso a 12 anni per difendere sua madre, premessa per un destino ingrato, certo non scelto.
Jesse James, reduce dalla guerra civile era stato tradito dall'autorità che gli aveva promesso il condono. Certo, non rubavano ai poveri, attaccavano i treni e le banche, dove c'era il denaro. Ci sono libri e film a decine sui due eroi fuorilegge. Naturalmente il cinema, nel tempo, si deve concedere le sue legittime evoluzioni. Omologare il Kid e Jesse a Robin Hood a un certo punto cominciò a sembrare scontato, occorrevano sfumature scure, occorreva una revisione, una prospettiva realistica. E così ecco che il buono andava fatto convivere col cattivo. Jesse James aveva certo qualche ragione per mettersi fuori dalla legge, ma accettiamo anche il fatto che forse avrebbe potuto trovare altre vie. Erano tanti i reduci sfortunati, non tutti giravano gli Stati a rapinare e ammazzare. Una mediazione efficace in questo senso la dà il regista Andrew Dominik col suo L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford. Jesse (Brad Pitt), tradito dalle autorità eccetera, è un vero manager della rapina, e uccide senza esitare un secondo, anche sparando alle spalle, magari a un compagno, se qualcuno si mette sulla sua strada.

Romantico
Un richiamo opportuno e romantico in questo senso lo abbiamo anche noi, nel nome di Stefano Pelloni, più noto come il Passatore, reso immortale dai versi e dalla definizione di Giovanni Pascoli, "re della strada re della foresta".
Siamo sempre dalle parti di Robin Hood, e anche del Kid. Stefano cominciò con l'essere tradito, non dalle autorità ma da un prete che favorì un suo rivale in amore. Ucciso il rivale si diede alla macchia, aderì all'immancabile, canonico ruolo di "colui che ruba ai ricchi per donare ai poveri", divenne leggenda del popolo nella Romagna papalina della metà dell'Ottocento, e proprio come il Kid si lasciò uccidere da un gendarme amico. Nel '47 il Passatore ebbe l'onore del cinema, nei nomi di Duilio Coletti regista e di Rossano Brazzi attore. Davvero infiniti, misteriosi e curiosi, e cosmopoliti, gli sviluppi del sublime, innescato da Edmund Burke.

Ca-buono
Dillinger viene dunque rappresentato nelle due facce, il criminale e l'eroe. Ma l'eroe è cattivo, niente mito, nessuna apologia. Il regista Mann intende rubricare sullo stesso piano il cattivo e il buono, il ca-buono. E qui deve inserirsi, a forza, un altro elemento, l'antagonista. Quello che, aritmeticamente, tradizionalmente dovrebbe essere il buono. Ma l'equazione vale anche in chiave opposta: anche il poliziotto, Melvin Purvis, che per anni diede la caccia a Dillinger, non può essere abbandonato al suo banale, tradizionale ruolo di buono-integro tout court, ma deve essere de-rubricato a buono&cattivo. È un artificio dovuto alla lettura attuale dell'eroe, al relativismo generale che riguarda appunto ciò che è buono e cattivo, bene e male eccetera, all'equilibrio che deve essere garante anche della personalità del cattivo riconosciuto. E così è opportuno dare un assist al criminale mettendogli contro un uomo di legge che deve usare armi improprie (criminali) per opporsi efficacemente al nemico. Marzia Gandolfi, qui su MYmovies, rappresenta questa reciprocità come meglio non si potrebbe: "Purvis trasforma la caccia ai criminali in un massacro di esecuzioni e tirassegno (l'abbattimento di Baby Face). In delicato equilibrio interdipendente col gangster, l'uomo del governo è caratterizzato e motivato costantemente dalla sua presenza, facendo dell'opposizione-identificazione con Dillinger una questione interiore. Il conflitto con la società ripiega allora nel confronto personale, in cui poliziotto e criminale si sovrappongono".

Famiglia
Vallanzasca fa parte della famiglia. Placido ha avallato subito quella tradizione, quella partenza americana, dunque di un cinema che conosce l'argomento, appunto. Sarebbe la Fox a finanziare il progetto. Da qui, i codici ci sono tutti. Alcuni stralci di Placido sul bandito milanese: "... un fiore del male che ha una sua poetica"; "....è stato una sorta di Robin Hood"; "... questo antieroe può farci riflettere sulla decadenza della società..."; "... nessun perdono per lui: però il male va raccontato e noi abbiamo il dovere di raccontare il male della società."
Tutta roba conosciuta. Magari superflua. Edmund Burke dal 1757, col suo sublime, è approdato agli antieroi che nutrono il cinema, ha generato da lontano quel business. Da ultimo ha toccato Michele Placido, per l'ennesimo Robin Hood.

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