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Nemico pubblico: effetto collaterale

Arriva in sala il Nemico Pubblico di Michael Mann.
di Marzia Gandolfi

Dillinger è vivo
Michael Mann (81 anni) 5 febbraio 1943, Chicago (Illinois - USA) - Acquario. Regista del film Nemico Pubblico - Public Enemies.

martedì 3 novembre 2009 - Incontri

Dillinger è vivo
Dillinger non è affatto morto e sullo schermo (questa volta) ha il fascino di Johnny Depp, magnifico bandito e ossessione del G-man di Christian Bale. Negli anni bui della Grande Depressione ruba ai ricchi, estingue i debiti dei poveri, spara ai poliziotti e compra cappotti caldi per resistere ai colpi della vita e al freddo di Chicago. Mutuando i poliziotti griffati e infiltrati nella Miami blu e hypercool di Mann, Dillinger e Melvin Purvis sono figure (anti)eroiche che campeggiano i due lati opposti della legge e dell'ordine. Tra omaggi alla tradizione e spinta all'innovazione formale arriva in sala il nuovo e accecante film di Michael Mann, regista "strutturalmente" di genere e insieme "intimamente" off-Hollywood. Nella sua ricognizione della storia dei generi, l'autore americano non ha mai concesso esclusioni, passando dal film carcerario (Jericho Mile) a quello di rapina (Strade violente), dall'horror (La fortezza) al thriller classico (Manhunter-Frammenti di un omicidio) e sviluppando un'etica ed un'estetica assolutamente personali. Nemico pubblico non fa eccezione e si inserisce in canoni facilmente riconoscibili, dietro e sotto ai quali pulsa irrequieta un'altra anima, fatta di luci e di ombre, di ossessioni rimasticate e reinventate. A Roma per presentare il suo film, Michael Mann ci rivela il piacere del racconto e del raccontare, ricostruendo un'epoca.

John Dillinger
Michael Mann: non saprei esattamente come collocare Nemico pubblico nella mia filmografia, posso solo dire che mi affascinava e coinvolgeva la storia di una vita che si è accesa e spenta in un intervallo brevissimo. Volevo immergere lo spettatore in un'esperienza di vita autentica, volevo riportare in vita il mito di Dillinger e farne sperimentare l'avventurosa esistenza. Questa è la magia del cinema: poter vedere le cose "dall'interno", guardarle dal punto di vista di un personaggio. Con Nemico pubblico ho avuto poi la possibilità e la fortuna di lavorare con Johnny Depp, di impiegare la sua passionalità per rappresentare le emozioni forti di Dillinger.

Classicità e modernismo
Michael Mann: mi piace moltissimo girare film d'epoca, mi piace venire trasportato in un altro periodo ed esserci materialmente in quel preciso anno, giorno, momento. Nel ricostruire una specifica realtà cerco di essere il più possibile preciso e dettagliato: oggetti, luci, persone, provo a riportare in vita un presente che è passato, una realtà che inizia quando si avvia il film. La cosa più complessa di questa operazione è definire la psicologia dei personaggi, amo gli anni Trenta ma non posso dire di conoscere quell'epoca, dove evidentemente la gente pensava diversamente da oggi.
La gang di Dillinger, che agiva attraverso piccole operazioni militari, aveva un atteggiamento fatalista, viveva alla giornata e non aveva una precisa idea di quello che sarebbe stato il loro futuro. Questo approccio alla vita, così diverso da quello contemporaneo, mi ha molto affascinato e ho per questo cercato di riprodurlo e di metterlo in scena. Riguardo alla leggendaria morte di Dillinger, conosco bene il quartiere dove si trova il famigerato cinema, sono cresciuto a pochi passi da lì. Quando ero bambino mio padre, passando davanti a quella sala cinematografica, mi raccontava la storia di Dillinger e della sua morte. Sono convinto che quei luoghi abbiano un'anima e tutto quello che Dillinger vide coi suoi occhi e attraversò con la sua vita, mi hanno aiutato a costruire il suo personaggio.

3 D(illinger)
Michael Mann: il 3D? Quando lo inventeranno per il dialogo allora mi interesserà. Senza dubbio i film girati in digitale ci restituiscono la realtà esatta di quel che accade ma solo quelli in pellicola ci restituiscono il sapore di un'epoca.

"Momento" Dillinger
Michael Mann: il momento Dillinger scatta al cinema, mentre il mio personaggio sta guardando Clark Gable sullo schermo. Volevo che lo spettatore immaginasse cosa stesse provando in quel preciso istante, entrando nella sua testa. Che cosa starà pensando? Si starà immedesimando nell'attore? Penserà come il bandito di Gable che bisogna morire come si è vissuti? Lo saprà che l'FBI lo sta aspettando fuori dalla sala? Saprà che il suo tempo sta per scadere? Se a questa sequenza avessi aggiunto il dialogo o una voce over, non avrebbe funzionato.

In media res
Michael Mann: volevo immergere subito lo spettatore nella vita di Dillinger, spiazzarlo. Non ero interessato a informazioni del tipo la sua vita da piccolo, il suo rapporto con la madre. Se avessi spiegato tutte queste cose avrei girato una biografia per History Channel, non certo un film. Lo spettatore arriva al suo mondo emotivo unicamente attraverso la relazione con il suo mentore, non ho concesso altro che quel dettaglio. Una bella sfida.

Attori
Michael Mann: il mio modo di lavorare con gli attori è piuttosto tradizionale, desidero che si immergano nei loro personaggi fino al punto di essere e pensare come loro. Io e Depp siamo andati anche nella prigione dove fu detenuto Dillinger, era ormai diroccata ma l'abbiamo restaurata, con Bale invece abbiamo soprattutto lavorato sul suo atteggiamento, doveva avere un'aria da aristocratico del sud.

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