Nel paese delle creature selvagge

Capolavoro sfiorato è la definizione corretta di questo film, a mio parere. L'intenzione e l'intensità rendono questo film un'esperienza rara: l'avventura che Max vive potrebbe far parte di quelle storie che lui racconta a sua madre, le relazioni fra le "creature selvagge" riportano alla mente dinamiche consuete fra bambini, e appare chiara la lettura delle diverse sfaccettature del protagonista in ognuno dei bizzarri personaggi fantastici. La simbologia non scade mai nel banale, centrando il difficile obiettivo della semplicità. Semplice e intensa, assolutamente adeguata al film anche la colonna sonora. Si percepisce tuttavia una certa approssimazione su alcuni dettagli, che rimangono inspiegati: in particolare alcuni conflitti non vengono dipanati, restando più intenzionali che contestuali: ad esempio, non si comprende bene la figura dei gufi, o per quale motivo Max debba ripartire, né perché decida di farlo proprio in un determinato momento della storia. Una maggiore cura di questi nodi nella sceneggiatura avrebbe accompagnato lo spettatore non lasciandogli interamente l'onere di una spiegazione, dal momento che non sembra essere questo l'obiettivo del film. Non è un film per bambini, ma sui bambini, sulla loro solitudine e sulle infinite risorse cui possono ricorrere nei periodi di crisi che caratterizzano il delicato passaggio di crescita dall'infanzia all'adolescenza; è all'età conflittuale e sfumata della preadolescenza che il film è rivolto, tuttavia tocca con mano leggera e indelebile l'animo adulto. La mia valutazione tiene quindi conto (e vuole premiare) l'intenzione, l'atmosfera, la verità che questo film vuole raccontare tanto nelle scene familiari (Max che gioca tirando dolcemente la calza della madre) quanto nell'avventura straordinaria nel paese delle creature selvagge.