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Mostri vs Alieni: cose dall'altro mondo

Esce in 550 copie il nuovo film di animazione della Dreamworks, omaggio alla fantascienza anni Cinquanta nello splendore del 3D.
di Marzia Gandolfi

Aliens Attacks!

domenica 15 marzo 2009 - Incontri

Aliens Attacks!
Qualcosa dallo spazio profondo minaccia la Terra. La causa, aliena e monoculare, rifiuta proposte pacifiche ed è decisa ad invadere il pianeta. La nave extraterrestre, capitanata da un macrocefalo, fa fuoco su Mr. President, incaricato di accogliere l'ospite. Il governo attua allora un piano segretissimo: liberare cinque mostri, mostruosamente umani, prigionieri in un carcere di massima sicurezza. Comandati dal generale Monger e incoraggiati da Susan, eroina ordinaria in circostanze straordinarie, i mostri si faranno brillantemente carico della minaccia. Questa la trama dell'ultima fatica produttiva di Jeffrey Katzenberg, in Italia per "diffondere" il 3D. La tridimensionalità è infatti il valore aggiunto di Monsters vs Aliens, film di animazione Dreamworks, che recupera la passione per la fantascienza anni Cinquanta e l'irriducibile ostilità dell'alieno. A Roma per promuovere mostri umani e alieni mostruosi, Katzenberg introduce appassionato le magie del digitale e della tridimensionalità, ripercorrendo le rivoluzioni estetiche (e teoriche) del cinema. Se il sonoro cambiò profondamente le storie dei film e il modo di raccontarle, archiviando per sempre le didascalie, se l'immagine colorata rimpiazzò i chiaroscuri del bianco e nero, il 3D modificherà (forse) il cinema, costringendo il pubblico e il suo modo di ricevere la narrazione e le immagini a un grande mutamento. Kiefer Sutherland, "criminale col distintivo" della serie televisiva 24, presta la voce e le sfumature marziali a un generale in action, capace come Bauer di grandi imprese. Dopo le minacce terroristiche, il corpo disincarnato dell'agente del CTU dovrà sventare un attacco extraterrestre e un disegno "replicante". Questa volta gli basteranno meno di ventiquattro ore.

Prima il personaggio e poi l'attore
C onrad Vernon: Quando realizzi un film di animazione il punto di partenza è indubbiamente il personaggio, in Mostri vs Alieni avevamo ben cinque protagonisti ispirati ai film di fantascienza degli anni Cinquanta. Per ciascuno di loro abbiamo subito cercato e tracciato dei tratti caratteriali elementari, minimi, che poi in seguito abbiamo naturalmente sviluppato fino a formare un profilo complesso e articolato. Avevamo perciò immaginato un personaggio dal piccolo cervello ma dal grande cuore, un altro dotato di una grande intelligenza ma con un enorme complesso di inferiorità, un altro ancora come anello mancante che perde colpi. Insomma abbiamo costruito prima i personaggi e solo successivamente abbiamo pensato al cast, anche se ci siamo spesso divertiti a immaginare questo o quell'altro attore dentro i panni mostruosi di B.O.B o del Dottor Scarafaggio o ancora di Massa Gelatinosa. Il carattere, il talento e la voce degli attori contribuiscono non poco poi a definire queste creature animate, aggiungendo colore in fase di doppiaggio. Le innumerevoli citazioni che abbiamo inserito vanno esattamente in questa direzione, non le pensiamo prima a tavolino, certo alcuni riferimenti nascono già durante la fase creativa, quelle dello storyboard e del disegno, altre volte però durante le registrazioni capita che un attore riporti puntualmente la battuta di un film celebre. Quando saltano fuori queste chicche, se sono pertinenti e funzionano inserite nel nuovo contesto, le accogliamo con entusiasmo.

Alieni replicanti
C onrad Vernon: Rainn Wilson ha doppiato l'alieno Galaxhar e ha fatto davvero un lavoro superalativo. In un certo senso e forse volutamente avevamo trascurato questo personaggio, Rainn lo ha perciò creato da zero, lo ha letteralmente forgiato perché all'inizio non avevamo neanche una voce in mente. A un certo punto della produzione ci siamo accorti che il titolo del film era mostri contro alieni, alieni, appunto, al plurale e invece nella nostra storia esisteva soltanto un alieno e allora abbiamo cominciato a preoccuparci, dovevamo trovare una soluzione e ci è venuta l'idea della clonazione, a quel punto potevamo avere tutti gli alieni che desideravamo. La cosa che maggiormente ci ha divertiti è stato poi l'elaborazione del piano folle di Galaxhar, lui non doveva essere un personaggio sciocco, lui doveva interpretare il villain, una sorta di criminale invasore che come ogni cattivo che si rispetti sarebbe prima o poi caduto in fallo, di fatto sarà vittima del suo ego spropositato.

Dietro un piccolo uomo c'è una donna ingigantita
L isa Stewart: Sono davvero orgogliosa di aver prodotto un film che ha per protagonista un'eroina femminile. Ho amato subito il personaggio di Susan alias Ginormica, una donna comune che assume un ruolo straordinario quando viene colpita da un meteorite. C'è lei al centro della storia ed è su di lei che è concentrata tutta l'attenzione del pubblico. Il mondo dell'animazione è pieno di personaggi femminili ma nessuna è come Susan, una donna capace all'occorrenza di dare, passatemi il termine, "calci nelle palle". Il cinema ha bisogno di personaggi femminili con questo temperamento, spero che il mercato sia in grado di capirli e accettarli. È la prima volta che produco un film di animazione ed è stata un'esperienza entusiasmante, anche se adesso mi concederei volentieri una vacanza. Certamente produrre un film di animazione è molto diverso e forse più complesso rispetto a un film live action ma alla fine sono convinta che si tratti in entrambi i casi di narrare una storia e di narrarla bene. Come per il live action una gran parte del mio lavoro consiste nel realizzare sullo schermo l'idea di un autore.

Donne in 3D
L isa Stewart: Il 3D è una tecnologia che si adatta straordinariamente all'animazione, dandoci la possibilità di immergerci nel film. Sono più dubbiosa sulla compatibilità tra live action e 3D, ritengo che bisogna sempre partire dalla storia che si vuole raccontare e decidere poi quale tecnica applicare per esaltarne i contenuti. Certamente la tecnologia cinematografica è in continua evoluzione ma è pur vero che una cosa è bene usarla se funziona, perché usarla a prescindere? Provate a immaginare un film di Woody Allen in 3D, sarebbe probabilmente un disastro. Adesso non siamo pronti per questo genere di sperimentazione e forse ci conviene aspettare di vedere le prove dei pionieri come Cameron o Spielberg. Se penso agli attori poi, le cose si complicano ulteriormente. L'attore è innanzitutto un volto, la sua performance comporta un impegno emotivo e fisico insieme, mentre il 3D aiuta l'attore in uno spazio. Io personalmente, ad oggi, considero il 3D adeguato per l'animazione.

La voce e il corpo
K iefer Sutherland: La prima cosa che mi chiesero quando mi "arruolarono" nel cast di Mostri vs alieni fu di creare una voce nuova per il mio personaggio, il generale Monger. Non volevano che fosse quella di Jack Bauer, non volevano che fosse quella di Kiefer Sutherland. Costruendo quella voce ho costruito il mio generale coordinatore di mostri. Quando doppi un personaggio ti dimentichi del tuo corpo, ti senti libero e crei un carattere lavorando solamente con la voce. Sono stato fortunato, ho ereditato questo dono da mio padre Donald e tante volte sono stato scelto per la mia voce, che ha una grande forza espressiva e dona profondità ai personaggi. Mi rendo conto che esiste una sorta di contiguità tra i personaggi che interpreto e doppio, ci sono attori probabilmente più intelligenti di me che scelgono ruoli sempre diversi, io ho fatto il cattivo per dieci anni e adesso sono Jack Bauer in 24. Non vado mai alla ricerca di uno specifico personaggio, tendo ad essere attratto dalla storia, dal copione e al momento non mi sento intrappolato da questi personaggi o voci in action. Se penso a Jack Bauer, penso in fondo a un carattere in continua evoluzione emotiva. Il mio agente del CTU è cambiato enormemente dalla prima stagione alla sette, quando mi sentirò intrappolato mi fermerò e cercherò un nuovo personaggio.

Cinema a puntate
K iefer Sutherland: Sono stato uno dei primi attori di cinema a passare alla televisione, ero cosciente che in quegli anni le migliori produzioni drammatiche venivano realizzate per il piccolo schermo e sono ancora convinto che ci sono serie televisive più appassionanti di un qualsiasi film hollywoodiano. Sono stato fortunato, mi sono trovato nel posto giusto al momento giusto, quando realizzammo l'episodio pilota di 24 nessuno si aspettava che la serie diventasse quello che è diventata, che crescesse tanto e arrivasse a quegli ascolti e a quel successo. La prima cosa che mi colpì quando lessi lo script fu senza dubbio lo spirito di abnegazione di Jack Bauer per la sua nazione ma ancora di più il suo senso di responsabilità, la sua volontà di servire e proteggere David Palmer, il primo senatore afroamericano destinato a diventare presidente degli stati Uniti d'America. Mi affascinava anche la vita privata dell'agente Bauer, io ho una figlia di quindici anni e so bene cosa vuol dire essere genitore e non riuscire a crescere e a controllare una figlia adolescente. Mi piaceva questo personaggio né bianco né nero che si muoveva in un'area grigia. Quando ero ragazzo amavo guardare Serpico, The Godfather, Ordinary People, The French Connection, film come questi, prodotti dagli studios e negli studios, non esistono più. Sono quelli che io chiamo film da venti milioni di dollari, adesso si preferisce investire somme maggiori nella pubblicità o in qualsiasi altra produzione più redditizia. La televisione ha accolto perciò questa preziosa eredità e l'ha inalveata in ricercatissime serie tv come I Soprano, E.R., Sex and the City che personalmente guardo molto volentieri. La HBO ha realizzato inoltre uno dei miei film preferiti degli ultimi tempi The Gathering Storm, sulle avventure politiche e sentimentali di Winston Churchill prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

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