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Marco Risi, senza cultura si può morire

L'intervista a un regista che lotta contro la mafia.
di Nicoletta Dose


mercoledì 1 giugno 2011 - Video

Dal giornalista d'inchiesta de Il muro di gomma a Giancarlo Siani di Fortapàsc, ucciso perché faceva troppo bene il proprio mestiere. Il regista Marco Risi ama i film di denuncia, dove la libertà d'espressione viene continuamente messa in discussione dai poteri politici ma difesa con altrettanto furore dai professionisti dell'informazione. Chi ama un giornalismo critico, fatto di indagini serrate e veritiere, non può far altro che disprezzare l'autocensura della massa di giornalisti 'impiegati' in circolazione, tra stampa e televisione. Nell'intervista realizzata da Elisabetta Antognoni, Nello Ferrieri e Walter Romeo, inserita tra gli extra della versione in dvd del documentario Libero Cinema in Libera Terra, Marco Risi commenta la commovente iniziativa di Cinemovel di portare in giro per l'Italia, nei luoghi confiscati alla mafia, film che parlano di corruzione; per far riflettere su temi che riguardano tutti, anche indirettamente, e per sfruttare l'aspetto militante del cinema italiano più impegnato sul fronte sociale. Il cinema ha il dovere di raccontare la realtà e di fare cultura. Non è vero che la "polenta è più importante della cultura perché si può morire anche di assenza di cultura". Marco Risi lo dice chiaramente: "la bellezza libera l'etica", lasciandoci con un messaggio di grande speranza umana.

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