emanuelemarchetto
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sabato 18 marzo 2017
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summa della poetica di un regista
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Bazil, orfano di padre morto in giovane età a causa di una mina antiuomo e disoccupato a causa di un proiettile infilato nel cervello, intercettato durante una sparatoria avvenuta davanti al suo negozio, scopre che i produttori dei due congegni hanno sede ai lati opposti di una stessa strada. Deciso a farla pagare ad entrambe le imprese, escogiterà un intricato piano per metterle una contro l'altra. Aiutato da una bizzarra congrega di senzatetto e freaks, riuscirà nel su intento.
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Bazil, orfano di padre morto in giovane età a causa di una mina antiuomo e disoccupato a causa di un proiettile infilato nel cervello, intercettato durante una sparatoria avvenuta davanti al suo negozio, scopre che i produttori dei due congegni hanno sede ai lati opposti di una stessa strada. Deciso a farla pagare ad entrambe le imprese, escogiterà un intricato piano per metterle una contro l'altra. Aiutato da una bizzarra congrega di senzatetto e freaks, riuscirà nel su intento.
Il regista, dopo il melodramma Una lunga domenica di passione(2004), torna a girare un film che sembra voler essere una summa della sua poetica: la satira pungente e surreale ricorda i suoi primi film, co-diretti con Marc Caro (ovvero Delicatessen-1991 e La città perduta-1995); i personaggi sembrano invece provenire dall'universo cinematografico de Il favoloso mondo di Amélie (2001) per la loro purezza d'animo e la loro bizzarria.
A tutto questo si aggiunge una puntuale e forte critica all'industria e il commercio delle armi, in contrasto con l'atmosfera surreale e fiabesca del film, rendendolo senza dubbio un prodotto sgangherato, ma sincero e ricco di trovate narrative e stilistiche.
Curiosità: Le riprese del film si sono svolte tra Parigi e il Marocco.
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kondor17
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sabato 14 aprile 2012
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che ventata di allegria
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Jeunet non ci tradisce mai! Riesce sempre a divertire e, credo, divertirsi, facendo buon cinema. Fantasioso come solo ahimè i francesi sanno essere, questo film dall'inizio sconcertante e grottesco - sennò che Jeunet sarebbe - è invece una divertente storia di una piccola grande personale vendetta pensata da Bazil e realizzata da una banda di autentici fuori di testa, tra cui spiccano la mamma Moreau e un grande grandissimo Omar Sy (avete presente "Quasi Amici"? - neanche citato nel cast - ohibò). Con un susseguirsi di inganni e tranelli, di incursioni e introduzioni illecite, tra "i soliti ignoti" e "gli uomini straordinari" diciamo, la surreale banda segue e riesce a mettere in conflitto due trafficanti d'armi dirimpettai (di cui uno il grande Dussolier, amato da Jeunet, oltre che da Resnais) , rei di aver fabbricato le armi (dalle mine antiuomo ai prooiettili) distribuite senza scrupoli e causa di tante morti e mutilazioni, tra cui quella del padre di Bazil e di Bazil stesso.
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Jeunet non ci tradisce mai! Riesce sempre a divertire e, credo, divertirsi, facendo buon cinema. Fantasioso come solo ahimè i francesi sanno essere, questo film dall'inizio sconcertante e grottesco - sennò che Jeunet sarebbe - è invece una divertente storia di una piccola grande personale vendetta pensata da Bazil e realizzata da una banda di autentici fuori di testa, tra cui spiccano la mamma Moreau e un grande grandissimo Omar Sy (avete presente "Quasi Amici"? - neanche citato nel cast - ohibò). Con un susseguirsi di inganni e tranelli, di incursioni e introduzioni illecite, tra "i soliti ignoti" e "gli uomini straordinari" diciamo, la surreale banda segue e riesce a mettere in conflitto due trafficanti d'armi dirimpettai (di cui uno il grande Dussolier, amato da Jeunet, oltre che da Resnais) , rei di aver fabbricato le armi (dalle mine antiuomo ai prooiettili) distribuite senza scrupoli e causa di tante morti e mutilazioni, tra cui quella del padre di Bazil e di Bazil stesso. La banda è surreale, il film è surreale ed è a volte anche surreale il modo in cui tutto scorre liscio e perfetto nel perpetrare il tranello... ovviamente ha le sue lacune, ma la storia fa sorridere, a volte ridere, è piena di idee assolutamente geniali, fantasiose e alla fin fine non te ne frega niente se è un fumettone. E' un film che prima incuriosice, poi appassiona e fa anche riflettere. Ma soprattutto diverte e ti dona un bel sorriso nel cuore. Grazie Jeunet! Aspetto con ansia il tuo prossimo film!
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francesco2
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lunedì 26 dicembre 2011
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che passo indietro
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Spiace dirlo, ma nonostante la simpatia che (a volte) può suscitare è davvero un passo indietro. Cosa fossero l'ottimismo della (ri) scoperta di noi stessi, o quello della volontà, il regista francese ce l'aveva già mostrato, rispettivamente, nel "Favoloso mondo di Amélie" o in "Una lunga domenica di passioni", a costo di farsi accusare di buonismo o di ottimismo fine a sé stesso. Qui, invece, mette a punto(?) la strategia di una vendetta, immergendola in una galleria di figure surreali, richiamando la Moreau dallo stesso "Amélie" ed azzeccando determinati personaggi come la contorsionista, ma sbagliando completamente mira, secondo chi scrive, per altre figure come il nero (A proposito, ma stavolta chi avrebbe potuto tacciarlo di un involontarioe caricaturale razzismo, perché sembra abbia taciuto? Per paura di farsi dare del politicamente corretto? O sono io che non sono informato?)
Certo, a Jeunet non interessa fare psicologia -relativamente- spicciola sul lutto come avveniva, con modalità diverse, nella "Stanza del figlio" o in "In the Bedroom".
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Spiace dirlo, ma nonostante la simpatia che (a volte) può suscitare è davvero un passo indietro. Cosa fossero l'ottimismo della (ri) scoperta di noi stessi, o quello della volontà, il regista francese ce l'aveva già mostrato, rispettivamente, nel "Favoloso mondo di Amélie" o in "Una lunga domenica di passioni", a costo di farsi accusare di buonismo o di ottimismo fine a sé stesso. Qui, invece, mette a punto(?) la strategia di una vendetta, immergendola in una galleria di figure surreali, richiamando la Moreau dallo stesso "Amélie" ed azzeccando determinati personaggi come la contorsionista, ma sbagliando completamente mira, secondo chi scrive, per altre figure come il nero (A proposito, ma stavolta chi avrebbe potuto tacciarlo di un involontarioe caricaturale razzismo, perché sembra abbia taciuto? Per paura di farsi dare del politicamente corretto? O sono io che non sono informato?)
Certo, a Jeunet non interessa fare psicologia -relativamente- spicciola sul lutto come avveniva, con modalità diverse, nella "Stanza del figlio" o in "In the Bedroom". Ma se si escludono momenti -Questo sì "antirazzista" di satira come il ricatto alla famiglia di somali, tutto sa di giochino -A tratti- simpatico nonché caricaturale, dove "Delicatessen" viene ripresoa vent'anni di distanza, senza quell'arguzia che lo contraddistingueva. L'inizio, oltretutto, appare promettente, per quella leggerezza che si respira nell'omaggiare il cinema muto o la Parigi "Ville de lumière". Il problema, spiace dirlo, è che se non avessi letto qualche intervista a Jeunet, affiorerebbe il sospetto che chi vuole veramente omaggiare sia sé stesso. In tempi il cui -Ma davvero così a ragione?- il postmoderno non se la passa troppo bene, anche lui deve dimostrare di avere maturato una filosofia cinematografica, e di non cadere nella tentazione della cinefilia autocitazionista e un tantino fine a sé stessa.
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kat888
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domenica 9 ottobre 2011
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poesia e stramberia in un insieme delizioso
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Jeunet propone un film, come altri dei suoi, ricco di contenuti e curatissimo nella forma, visionaria ed un po' strampalata. Da vedere.
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tiamaster
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lunedì 26 settembre 2011
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il ritorno di jeunet
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dopo il capolavoro "il favoloso mondo di ameliè" jeunet ritorna in una commedia dallo stile simile,con un bravo dany boon. il cinema francese è ormai di fatto in ascesa, e questo film ne è la prova perchè commedie così si vedono sempre più raramente,una storia pacifista e buona,un film tenero dove ci sono personaggi simpatici e battute riuscite,con un atmosfera sognante,allegra,giocosa.il risultato è ottimo:una commedia che non vi pentirete di vedere,riuscito.
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ultimoboyscout
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domenica 4 settembre 2011
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un piano e un proiettile nella testa.
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Complessivamente credevo meglio, soprattutto ho trovato Boon sottotono, lui grande attore con solidissime basi ed esperienze teatrali, noto da noi soprattutto per il bellissimo "Giù al nord". Bazil, il protagonista, non ha troppa fortuna con le armi: una mina gli ha ucciso il padre e un proiettile gli si è conficcato in testa in testa rischiando di ucciderlo. Raccolto da uno strano gruppo di straccivendoli, il sognatore Bazil avrà possibilità di vendicarsi dei due costruttori di armi che hanno segnato irrimediabilmente la sua vita. sembra la storia di Davide contro Golia, ma con una fantasia incredibile il gruppo di invisibili perdenti avrà modo di farsi vedere e sentire dai due spietati colossi industriali.
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Complessivamente credevo meglio, soprattutto ho trovato Boon sottotono, lui grande attore con solidissime basi ed esperienze teatrali, noto da noi soprattutto per il bellissimo "Giù al nord". Bazil, il protagonista, non ha troppa fortuna con le armi: una mina gli ha ucciso il padre e un proiettile gli si è conficcato in testa in testa rischiando di ucciderlo. Raccolto da uno strano gruppo di straccivendoli, il sognatore Bazil avrà possibilità di vendicarsi dei due costruttori di armi che hanno segnato irrimediabilmente la sua vita. sembra la storia di Davide contro Golia, ma con una fantasia incredibile il gruppo di invisibili perdenti avrà modo di farsi vedere e sentire dai due spietati colossi industriali. Ricco di citazioni (ma omaggia solo Fellini, il nostro regista è ben altra cosa rispetto al pur bravo Jeunet), il film è una moderna favola anti-bellica immersa in affascinanti e colorate immagini da cartoon grazie ad un'ottima fotografia e ad una raffinata e sapiente regia. Divertente ma non troppo, costruito con mestiere ed estrema professionalità, la parte centrale, quella dell'intreccio per rovinare in due industriali, risulta però troppo veloce e facilona. Geniale, anche se annunciato il finale, è pervaso da un pizzico di poesia e visionaria fantasia.
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pedromovie
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sabato 23 luglio 2011
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stralunato e geniale
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Lunare, stralunato, anti convenzionale, irriverente, colorato, fantasioso, ingegnoso, brillante, malinconico, poetico, favolistico, satirico, geniale. Quando il cinema diventa Arte, Arte Surreale. Piacevole sorpresa.
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ipno74
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domenica 15 maggio 2011
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bazil il genio
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Più che Bazil il genio qui il film è straordinariamente geniale.
Geniale la regia, la fotografia e la sceneggiatura.
I personaggi sono ben caratterizzati.
Divertentissimo l'uomo che parla per luoghi comuni e la ragazza che, con un solo colpo d'occhio riesce a capire il peso, la distanza e come è fatto un'oggetto.
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lebosky
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mercoledì 4 maggio 2011
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un piacere vederlo...
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Una bella storia. Surreale, grottesco, comicità, ottima fotografia. Un film veramente ben fatto.
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jaky86
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martedì 15 marzo 2011
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favoloso ed incantevole jeunet
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Jeunet tira fuori un altro piccolo, delizioso capolavoro con il suo stile unico ed inimitabile a metà tra la delicatezza di Amelie e il grottesco di Delicatessen. Bazil ha perso tutto: casa, lavoro e famiglia. La sua vita è stata rovinata dalle armi da guerra: il padre artificiere è morto in Marocco su una mina anti-uomo mentre lui ha un proiettile conficcato nella testa. Grazie all'aiuto di un gruppo di personaggi bizzarri e originali che vivono in una discarica progetterà la sua ingegnosa vendetta. Una favola dei giorni nostri ambientata in una splendida Parigi che ha il merito di far sorridere e riflettere, gettando luce sull' inquietante industria bellica guidata da imprenditori corrotti e senza scrupoli.
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Jeunet tira fuori un altro piccolo, delizioso capolavoro con il suo stile unico ed inimitabile a metà tra la delicatezza di Amelie e il grottesco di Delicatessen. Bazil ha perso tutto: casa, lavoro e famiglia. La sua vita è stata rovinata dalle armi da guerra: il padre artificiere è morto in Marocco su una mina anti-uomo mentre lui ha un proiettile conficcato nella testa. Grazie all'aiuto di un gruppo di personaggi bizzarri e originali che vivono in una discarica progetterà la sua ingegnosa vendetta. Una favola dei giorni nostri ambientata in una splendida Parigi che ha il merito di far sorridere e riflettere, gettando luce sull' inquietante industria bellica guidata da imprenditori corrotti e senza scrupoli. Pur con leggerezza e simpatia, è palese la critica ai paesi industrializzati (tra cui l'Italia) che, pur ripudiando la guerra, sono fabbricanti d'armi e di morte. Il cast è eccellente: dal malinconico Dany Boon (Giù al nord) allo spassoso Omar Sy, che parla solo per proverbi e modi di dire. Infine, il feticcio Dominique Pinon, vero pupillo di Jeunet, con le sue facce assurde è sempre efficace ed eccezionale. Tra l'altro segnalo un chiaro omaggio del regista al suo primo capolavoro Delicatessen nella scena indimenticabile in cui lo stesso Pinon suona la sega con l'archetto.
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