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L'eleganza del riccio al cinema

In produzione il film tratto dal bestseller di Muriel Barbery.
di Pino Farinotti

Casi letterari

lunedì 5 gennaio 2009 - Focus

Casi letterari
Scrivendo due settimane fa dei Buddenbrook, il film presentato a Natale in Germania, rilevavo, attraverso la metafora della decadenza di quella famiglia dell'alta borghesia tedesca, l'affermazione delle classi popolari emergenti a fronte appunto di una classe borghese certamente raffinata e sensibile, ma sempre più incapace di far fronte ai cambiamenti, di difendersi. E coglievo l'analogia di quel momento con questo momento. L'ascesa della nuova classe che sorpassa quella dominante e statica, può valere l'attacco delle nuove economie del mondo che mettono in crisi i giganti statici dell'occidente. Il romanzo di Thomas Mann è uno delle opere fondamentali della letteratura del Novecento. È lì, è storicizzato, è un caso letterario perenne, ha cercato e trovato. Ha insegnato. Poco più di un secolo dopo ecco un romanzo francese, "L'eleganza del riccio", firmato da Muriel Barbery, diventato di moda. Un bestseller che, come si dice, ha fatto tendenza. Nel 2008 il romanzo è stato anche in testa alle nostre classifiche. Non è un "Buddenbrook" naturalmente, fra un secolo non verrà citato come testo promotore di qualche idea che abbia annunciato trasformazioni o addirittura le abbia prodotte. Tuttavia è stato molto letto, soprattutto dalle donne, ed è diventato, a sua volta, un caso. "Riccio" è pronunciatissimo, fa salotto. E sta diventando un film. E ribadisco ancora una volta: quando un romanzo diventa film è sempre una buona notizia.

Rue de Grenelle
Protagonista della storia è Renée, portinaia in rue de Grenelle 7, un palazzo abitato da famiglie della buona borghesia: politici, intellettuali, industriali. Nel romanzo la protagonista descrive se stessa: "Mi chiamo Renée. Ho cinquantaquattro anni. Da ventisette sono la portinaia al numero 7 di rue de Grenelle, un bel palazzo privato con cortile e giardino interni, suddiviso in otto appartamenti di gran lusso, tutti abitati, tutti enormi. Sono vedova, bassa, brutta, grassottella, ho i calli ai piedi e, se penso a certe mattine autolesionistiche, l'alito di un mammut. Non ho studiato, sono sempre stata povera, discreta e insignificante".
Ma è una descrizione riduttiva, provocatoria, perché in realtà la donna si è fatta una sua cultura, profonda e complessa, ascolta la musica di Mahler, legge libri di filosofia e di narrativa che guarda all'Oriente. Il suo regista preferito è il giapponese Ozu, uno di nicchia, come si dice. Il suo gatto si chiama Lev, come... Tolstoj. Tuttavia la donna è una portinaia e dentro quei confini intende restare. Gli inquilini dovranno vederla in quel ruolo secondo cultura e convenzione. Dunque Renée fa tutto per essere portinaia, lascia acceso il televisore che non guarda, "consuma" cibo e prodotti secondo lo stereotipo che le apparterrebbe e resiste, a fatica, alla tentazione di correggere termini e sintassi degli inquilini. La donna potrebbe dunque rappresentare quel carattere popolare evoluto, seppure con un certo disordine, che richiami la classe emergente della Germania descritta da Thomas Mann. Una classe che si "autoistruisce", prende coscienza, e si confronta. Un altro personaggio che si pone come antagonista, decisivo, è Paloma, dodicenne figlia di un politico stupido, ragazza ipersensibile oppressa da malesseri distruttivi e già stanca di vivere, che decide di togliersi la vita, ma non subito. Nel frattempo reciterà il ruolo di ragazzina "normale", comunicando, agendo e mostrandosi anche lei, secondo il cliché che il mondo si aspetta. Renée e Paloma, diverse in tutto, ma solo in apparenza, catalizzeranno le storie del condominio. I destini saranno segnati.

Femminili
I protagonisti del "riccio", che siano personaggi o autori o artisti, sono dunque tutti, rigorosamente, femminili. Muriel Barbery, l'autrice, è nata a Casablanca nel 1969, vive in Normandia ed è docente di filosofia presso l'Istituto universitario di formazione degli insegnanti. Si può dire che il successo del suo romanzo l'abbia quasi colta di sorpresa. L'attrice produttrice Josiane Balasko, cinquantenne che corrisponde in modo singolare e anche un po' inquietante alla descrizione che Renée fa di se stessa, ha acquisto i diritti del libro quando non era ancora un bestseller. La Balasko si è fatta notare, come regista, all'ultimo festival del cinema di Roma col suo Il cliente. Ma per L'eleganza del riccio l'attrice ha affidato la regia a Mona Achache, ventisettenne debuttante. Le due donne hanno lavorato alla sceneggiatura cercando un compromesso fra le differenze naturali delle due comunicazioni, il libro e il film. La voce narrante in prima persona è un artificio che può aiutare, narrandola appunto, spiegandola, la fase introspettiva, ma occorrono dei correttivi per i tempi. Due pagine di narrazione spesso devono diventare cinque righe di parlato. Ed ecco il delicato lavoro di adattamento, perché non si può perdere il sapore letterario che è una delle ragioni del successo del romanzo. La Balasko si è ritagliata naturalmente la parte principale affidando quella dell'adolescente Paloma alla tredicenne Garance Le Guillermic. Tutte donne per qualcosa di squisitamente francese. E se la chimica funziona, con la base di un testo di tale qualità, può davvero uscirne un risultato alto. Il film sarà nelle sale italiane probabilmente in autunno.

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