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L'amante inglese: un'eroina tragica

L’eroina romantica secondo Catherine Corsini, tra Flaubert e Truffaut.
di Marianna Cappi

Una storia d'amore di un eroina tragica
Kristin Scott Thomas (63 anni) 24 maggio 1960, Redruth (Gran Bretagna) - Gemelli. Interpreta Suzanne nel film di Catherine Corsini L'amante inglese.

giovedì 25 febbraio 2010 - Incontri

Una storia d'amore di un eroina tragica
Una bella villa nel sud della Francia, un marito ricco, due figli non più bambini. E la passione che entra travestita da operaio spagnolo, non chiede nulla e nulla ha da offrire, ma si prende tutto, perché la muove la forza del destino. Catherine Corsini si confronta con una storia d'amore e con la costruzione di un personaggio femminile eroico e tragico. Peccato solo che le esigenze commerciali della distribuzione italiana trasformino l'originale Partir, titolo che conteneva più di un significato, nel banale L'amante inglese.

Come motiva la scelta di Sergi Lopez per un ruolo tanto sensuale?
Corsini: I gusti a livello di attrazione sono molto personali e io trovo che Sergi doni qualcosa di voluttuoso al personaggio. C'è in lui qualcosa di carnale, di forte ed di emozionante, non mi interessa la bellezza plastica. A dirla tutta, lo trovo molto più sensuale di Kristin Scott Thomas e credo che sia lui che avvolge anche lei in un'aura di sensualità. Non sarà Jeremy Irons ma è certamente meno cerebrale e io volevo fare un film su una passione amorosa e non morbosa, viva, potente e anche gioiosa. Lei, non a caso, si innamora veramente di lui.

Lo spettatore è portato a prendere le parti di Suzanne, la protagonista, ma il suo gesto finale rischia di allontanarci bruscamente
Corsini: Il film adotta prima il punto di vista di lei ma poi anche quello del marito, che prima soffre e poi però diventa violento. Quando le dichiara guerra, una guerra economica, l'unico modo che ha lei per sopravvivere è quello di farsi schiacciare o di fare altrettanto e di adottare un'arma di guerra, com'è il fucile.

Il film pare non tenere conto delle conseguenze di ciò che accade sui figli
Corsini: è curioso come oggi parliamo molto delle conseguenze sui figli ma anche Madame Bovary era una madre e Anna Karenina; la letteratura e il cinema hanno sempre raccontato il lato estremo di queste storie ma mi accorgo che oggi c'è uno sguardo più morale e i figli assumono un'importanza di gran lunga maggiore rispetto a quello che succedeva in passato.

Tra i modelli del film è chiaramente riconoscibile “La signora della porta accanto” di Truffaut. Conferma quest’ispirazione?
Corsini: Ho pensato molto a Truffaut, perché è uno dei miei cineasti preferiti, specie per come mostra la tragedia della condizione umana. Ho pensato a lui anche nella costruzione del racconto: anche nella Signora della Porta accanto, infatti, sappiamo fin dall'inizio che c'è stato un dramma, perché li vediamo entrambi morti. Nella prima versione del mio film, Suzanne si suicidava ma poi ho preferito mettere in scena una donna che dissotterra l'ascia di guerra, perché credo che l'aspetto romantico e romanzesco del film ci porti comunque, a quel punto, a comprendere quel gesto, anche se è un atto estremo.

Lui è stato in prigione, lei ha vissuto in una prigione dorata, ma il film suggerisce che anche con l’amante la vita non avrebbe smesso di essere una prigione per lei. È così?
Corsini: Credo molto al determinismo, la vita delle persone mi appare fortemente determinata da quello che fanno e da dove vengono. Il personaggio di Ivan sa già come andrà a finire, intravede l'esito tragico, perché conosce il prezzo delle cose e, anche se ammira la forza di lei, la sua voglia di libertà e di vita, già presagisce il peggio. La mia è una visione piuttosto pessimista delle cose.

Il film evita di mostrare la lacerazione della donna, presa tra la famiglia e la nuova vita. Perché?
Corsini: C'era una scena che parlava di questo, una scena con Suzanne e i figli. È stata girata e Kristin avrebbe voluto mantenerla ma io trovavo che non funzionasse abbastanza bene. Io credo che in realtà ci sia il discorso sul senso di colpa anche se non a livello immediatamente visibile, ma si sente il fatto che decide per esempio di non andarsene da Nimes, perché i figli possano andare a trovarla a casa. Ciò detto, non volevo incentrare il film su questo aspetto, il senso di colpa nei confronti dei figli è meno forte della passione che racconto, anche perché i ragazzi non sono più così piccoli.

Lei descrive sempre mondi che implodono e osserva la società francese borghese con occhio duro. Qui le cose materiali hanno una certa importanza. C'è un giudizio dietro la loro messa in scena?
Corsini: Yvan Attal, per interpretare il ruolo del marito di Suzanne, si è ispirato alla figura del primo ministro Francois Fillon e quindi è chiaro che attraverso questo personaggio critico una certa società francese contemporanea per cui i primi valori sono la bella casa, i quadri, la bella vita.

Cos'ha amato di questo personaggio?
Lopez: Ho la fortuna immensa di lavorare con dei registi che hanno un rapporto quasi politico con il cinema. Non faccio film per divertirmi Ho bisogno di sentirmi in sintonia non tanto con il personaggio -perché posso anche interpretare un fascista- ma con la posizione che il regista prende, in questo caso con la questione della femminilità. È un triangolo classico ma c'è un rovesciamento di ruoli tra la donna e il suo amante. Ivan è un uomo che cerca di sfuggire al prototipo di maschio che sta sempre un passo avanti alla donna e deve imporsi su di lei, lui è capace di stare un passo indietro e anche se intravede la fine tragica sta con lei, non smette di amarla.

Come ha lavorato con Kristin Scott Thomas?
Lopez: è andata molto bene, è stato facile far finta che eravamo innamorati. Lei è un extraterrestre e anch'io lo sono, ma veniamo da pianeti diversi perché il nostro accento rivela un passato diverso e siamo diversi nel modo di affrontare il lavoro dell'attore. Però sapevamo che dovevamo creare un universo comune, che non poteva venire dalla sceneggiatura ma avrebbe fatto parte di quella che definiamo la magia del cinema. È un'attrice che trema quando recita e lavorare con una persona così intensa è stimolante. Anche le scene di sesso, che sono sempre faticose, con lei non sono state difficili.

Cosa cerca nei ruoli che le offrono?
Lopez: Mi deve piacere la storia. Potrei dire che mi piacerebbe interpretare un mafioso, ma se poi mi arrivasse una sceneggiatura nella quale faccio il mafioso ma la storia non mi dice niente, non accetterei.

Di Truffaut c’è anche un’idea di romanticismo tragico, che esclude i giudizi morali ma partecipa emotivamente della vicenda e la stessa Kristin Scott Thomas ha qualcosa della bellezza elegante ed eterea delle eroine del regista francese.
Corsini: è vero ma Truffaut è molto più letterario di me, ha dei dialoghi eccezionali che io non ho. Io volevo un'attrice che fosse un po' come un'eroina hitchcockiana, che avesse qualcosa di emblematico, una grazia particolare, anche un po' sinistra. Anche Nimes è un personaggio, volevo mescolare la Spagna, il sud della Francia, l'Inghilterra e veder interagire tra loro personaggi tanto diversi.

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