Il tempo che ci rimane |
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Un film di Elia Suleiman.
Con Elia Suleiman, Saleh Bakri, Samar Qudha Tanus, Shafika Bajjali.
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Titolo originale The Time That Remains.
Drammatico,
durata 105 min.
- Gran Bretagna, Italia, Belgio, Francia 2009.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 4 giugno 2010.
MYMONETRO
Il tempo che ci rimane
valutazione media:
3,32
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Tempo di vivere, tempo di moriredi dorakFeedback: 195 | altri commenti e recensioni di dorak |
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mercoledì 23 giugno 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Per apprezzare il film occorre conoscere già la storia della nascita dello stato di Israele. Il film procede per citazioni di immagini e situazioni che fanno riferimento al procedere della storia e alle diverse caratteristiche del conflitto arabo-israeliano. Anche se in possesso di tutti gli aspetti del "problema", ho faticato a collocare nel tempo i diversi racconti di "normale" esistenza di Fouad e della sua famiglia palestinese. Credo che la comprensione e il godimento del film passino anche attraverso i testi delle canzoni che sembrano così importanti per l'emotività espressa dai personaggi.Ma mancano i sottotitoli che ci rendano partecipi delle parole cantate con tanta passione e sensualità. Non si ride. Il riferimento a Buster Keaton è parte delle citazioni nelle immagini: la fissità delle espressioni, il paradosso del cannone puntato sul civile che parla al cellulare.. Ma non si ride e non ci si commuove. Si può pensare, certo. Si può riflettere, per esempio, sulla banale ripetitività di certe immagini di miserabili e di folle urlanti che i nostri media ci propongono come uniche realtà della Palestina. I ceti "medi" palestinesi, i cristiani palestinesi, la loro quotidiana angoscia di esistere in quei teritori: ecco, il film ce li racconta bene, con il linguaggio dei ceti medi, e con quello di palestinesi "minoranza" cristiana in crisi di identità. Gli attori sono belli e molto bravi. Il film non è mai retorico. Ma ho pensato che uno scrittore come Sayed Kashua mi aveva fatto ridere di gusto raccontando la quotidiana atrocità di una famiglia simile a quella del film e le contaddizioni interne allo spirito libero degli intellettuali, tutti.
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