Il padre dei miei figli |
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Un film di Mia Hansen-Løve.
Con Chiara Caselli, Louis-Do de Lencquesaing, Alice de Lencquesaing, Alice Gautier, Manelle Driss, Eric Elmosnino.
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Titolo originale Le Père de Mes Enfants.
Drammatico,
durata 110 min.
- Francia, Germania 2009.
- Teodora Film
uscita venerdì 11 giugno 2010.
MYMONETRO
Il padre dei miei figli
valutazione media:
2,88
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il cinema, questione di vita o di morte
di Paolo D'Agostini La Repubblica
A prima vista Il padre dei miei figli lascia interdetti su un punto chiave. È possibile, plausibile che oggi il cinema - oggi che è marginalizzato sia sul piano delle abitudini di massa sia su quello degli investimenti economici - possa essere per qualcuno una questione di vita o di morte? Che per il cinema si possa dare la vita? È così verosimile che si tratta della vera storia di un produttore francese, Humbert Balsan, che aveva iniziato al fianco di Bresson, ebbe un lungo sodalizio con Ivory, preodusse Chahine, Suleiman e Claire Denis. Che dopo essersi affermato per la sua passione e la sua audacia si tolse la vita nel 2005 poco più che cinquantenne quando lo spettro della bancarotta stava soffocando la sua attività e la sua fiducia. Ma anche al di là di questo dato reale, la giovane regista Mia Hansen-Love, conoscitrice della personalità di Balsan per esperienza diretta, si dimostra capace di riempire di anima e di verità universale qualcosa che potrebbe sembrare circoscritto al piccolo ambito della passione cinefila. Questa verità passa per scelte di linguaggio molto forti e decise, piene di personalità. Nella prima metà vediamo il protagonista Gregoire muoversi senza sosta tra problemi finanziari, instancabile dedizione alla sua fede nel cinema,e nel cinema meno facilee scontato,i volonterosi slanci e i sempre più disperati tentativi di nascondere le difficoltà ed essere all' altezza dell' amore che gli proviene dalla bella famiglia, dalla moglie Silvia (Chiara Caselli) e dalle loro tre vivaci bambine. Questa prima parte procede con un ritmo spezzato e incalzante, con un respiro affannato e nervoso. Che ci comunica con chiarezza la contraddittoria convivenza, nella solitudine di Gregoire, tra illimitata energia e convinzione nelle proprie scelte per un verso e, per l' altro, coscienza dell' imminente soccombere a uno scontro impari, ai debiti, alle infinite difficoltà materiali che si oppongono al suo ideale di conciliazione tra bellezza e denaro. Il suicidio avviene a metà film, che proseguirà poi con un tono paradossalmente rasserenato. Quando è la moglie a prendere le redini della situazione. Per liquidare la società di produzione, ma circondata dall' amore e dal rispetto, tranquilla e sicura di sé nel sapere che l' esempio di Gregoire resterà come un patrimonio nella memoria di chiunque abbia avuto a che fare con lui. Dunque cogliamo bene il nodo ispiratore del film e della sua regista e dei suoi ispirati interpreti, in sintonia con lo spirito della persona al cui ricordo rendono omaggio: ciò che fa la credibilità di un progetto che poteva apparire non credibile. Mentre tutto è contro il cinema come lo intendeva Balsan, tutto in realtà continua ad essere a favore di quell' idea generosa e autentica, di cui mai si potrà fare a meno. E intorno al nodo vitale del cinema la luce di questa storia si riflette su tutte le cose della vita. È facile capire che sia tanto piaciuto a Bernardo Bertolucci da voler spendere il proprio nome per sostenerlo.
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