Il padre dei miei figli |
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Un film di Mia Hansen-Løve.
Con Chiara Caselli, Louis-Do de Lencquesaing, Alice de Lencquesaing, Alice Gautier, Manelle Driss, Eric Elmosnino.
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Titolo originale Le Père de Mes Enfants.
Drammatico,
durata 110 min.
- Francia, Germania 2009.
- Teodora Film
uscita venerdì 11 giugno 2010.
MYMONETRO
Il padre dei miei figli
valutazione media:
2,88
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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UN RITRATTO DEL CINEMA INDIPENDENTEdi SilviaNovelliFeedback: 406 | altri commenti e recensioni di SilviaNovelli |
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martedì 7 dicembre 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
"Il padre dei miei figli", vincitore del Premio Speciale della Giuria nella sezione Un certain Regard del Festival di Cannes, è un ritratto del mondo del cinema indipendente ed è ispirato alla storia di Humbert Balsan, uno dei pochi produttori che ha vissuto il cinema come una missione e che per questa causa è morto suicida nel 2005. La giovane regista Mia Hansen-Love aveva conosciuto Balsan un anno prima che si togliesse la vita. Balsan aveva deciso di produrre il suo film di esordio e dopo la tragedia del suicidio Mia, per testimoniare la personalità, il coraggio e l'amore per il cinema di quel produttore decide di girare "Il padre dei miei figli": il titolo fa riferimento infatti all'uomo che ha reso possibile i film della regista (e non solo i suoi). Nel film l'alter ego di Balsan è Grégoire Canvel (Louis-Do De Lencquesaing). Grégoire sembra avere tutto dalla vita: una donna che lo ama (Chiara Caselli), tre figlie, il lavoro di produttore a cui dedica tutto se stesso. E' un uomo carismatico e stimato, ha prodotto tanti film, anche rischiando. Adesso però la sua Moon Film è sull'orlo del fallimento. Lui resiste senza voler far pesare sugli altri queste difficoltà, ma il danno è irreparabile. Sceglie così di uscire di scena con un gesto estremo e senza dare spiegazioni. Dal punto di vista formale questo film mi ha fatto pensare a "Somewhere" per lo stile rarefatto e didascalico e l'assenza di un vero e proprio sviluppo drammatico della sceneggiatura, nonostante la tragica vicenda del protagonista. Tutto scorre senza scossoni nè picchi emotivi, con la giusta lentezza dei film francesi ma senza noia. E' interessante il contrasto tra il protagonismo assoluto di Grégoire nella prima ora di film e la sua assenza nella seconda parte del film, in cui il testimone passa alla moglie, che decide di portare avanti stoicamente il lavoro del marito, e poi alla figlia maggiore. La morte del protagonista è posta al centro del film, anzichè alla fine, proprio per esprimere un'idea di continuazione, anzichè di arresto, una volontà assoluta di andare avanti da parte della famiglia. Manca una sceneggiatura forte nel film, che non è certo un capolavoro, tuttavia ci sono alcuni spunti interessanti, soprattutto per chi è incuriosito dai meccanismi interni del cinema. Da vedere per giudicare (se riuscite a trovarlo ancora in qualche sala!).
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