Il mondo dei replicanti

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Un film di Jonathan Mostow. Con Bruce Willis, Radha Mitchell, Rosamund Pike, James Francis Ginty, Boris Kodjoe.
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Titolo originale Surrogates. Azione, Ratings: Kids+13, durata 95 min. - USA 2009. - Walt Disney uscita venerdì 8 gennaio 2010. MYMONETRO Il mondo dei replicanti * * 1/2 - - valutazione media: 2,57 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   
luca alvino sabato 16 gennaio 2010
irreversibilmente Valutazione 3 stelle su cinque
84%
No
16%

La tecnologia ci aiuta a scegliere o ci impedisce di farlo? ci incita ad accettare il cambiamento o ci stimola a resistere a esso? libera il nostro tempo o ne assorbe le energie più significative? Sono le domande che mi sono posto uscendo con un po' di angoscia dalla visione del "Mondo dei replicanti" (Surrogates). Perché - per quanto possa sembrare paradossale - mi sembra che se esistesse davvero una tecnologia analoga a quella immaginata nella storia del film, essa prenderebbe piede facilmente (me lo conferma mia figlia quindicenne con uno sguardo sognante, perso in chissà quale gorgo di possibilità). A ben guardare infatti, nel primo decennio del terzo millennio il processo di virtualizzazione della vita sociale ha subìto una rapida accelerazione, come si evince da una pur superficiale analisi delle tecnologie più in voga (chat, sms, social network, second life, ecc. [+]

[+] sì, per me vale la pena! (di disincantato83)
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gropius lunedì 11 gennaio 2010
dal cellulare al surrogato?...speriamo di no Valutazione 3 stelle su cinque
87%
No
13%


Siamo al cospetto di un buon film di fantascienza,vecchio stile in cui a prevalere non sono suntuosi effetti speciali e neppure eccessive scene d’azione. Qualcuno ne rimarrà certamente deluso per questo ma credo che ciò che dovrebbe colpire lo spettatore sia invece il messaggio di denuncia sociale che è insito in questa pellicola. Un’accurata riflessione su quali dovrebbero essere, e che sempre più spesso vengono prevaricati,i confini etici della scienza. Il film propone la visione di una popolazione,in un imminente futuro,soggiogata dai media,dalle grandi corporations le quali professano il culto della paura nei confronti della criminalità(vedi il parallelismo con l’eccessiva angoscia che si perpetra nei confronti dei cittadini attraverso l’uso strumentale del terrorismo da parte dell’informazione ai giorni nostri),e l’eccessivo timore di inadeguatezza estetica che si infonda nei cittadini, timorosi di non rispecchiare i giusti canoni estetici. [+]

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nino pell. lunedì 11 gennaio 2010
un filone fantascientifico mai tramontato Valutazione 3 stelle su cinque
83%
No
17%

Il genere fantascientifico legato alla robotica mi ha sempre affascinato. Sin quando ero bambino, ricordo che mi rimase particolarmente impresso il film "Il mondo dei robot". Così come successivamente ho apprezzato tantissimo la saga di "Terminator". Ebbene non poteva certo non piacermi anche questo ultimo film di tale filone fantascientifico che porta la firma del regista Jonathan Mostow. Considero, senza dubbio, la trama decisamente originale ed uscendo dalla sala dopo aver visto questo film, l'impressione che ho avuto è stata quella di non essere molto d'accordo con una parte della critica che ha definito tale pellicola una specie di fumettone. Certo non mi sento di definirlo un film d'autore (come le si possono definire certe opere passate che hanno portato la firma di registi come Spielberg o Kubrick), ma nonostante il suo aspetto tipicamente manieristico, lo reputo interessante come tematica ed avvincente e fluido nella sceneggiatura e nelle scene d'azione. [+]

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davide_chiappetta martedì 16 agosto 2011
attuale Valutazione 3 stelle su cinque
85%
No
15%

E' sorprendente la somiglianza tra questo film e Avatar usciti nello stesso anno, c'è da dire che sembri il suo cattivo gemello, cattivo inteso come pessimista, ma bando alle somiglianze questo film è molto più attuale e quasi-realistico che tutte le menate su possibili mondi ecologici o matrixiani, e ha qualcosa da dire rispetto a questi altri film, infatti il racconto evidenzia molto bene uno dei mali di questo secolo, cioè la dipendenza da internet, con le varie second-life chat irc o msn che siano e facebook e company, rappresentate nel film da miliardi di persone imbolsite che guidano da remoto i loro surrogati, e proprio la parola remoto che appare molte volte nel film fa associare nello spettatore, specie per chi si intende di informatica, la connessione che avviene tra client e server stando anche a distanza di migliaia di chilometri laddove lo permettano i router o le backbone, e di connettersi a chat o social network o al contrario per motivi di lavoro a servizi utili, illuminante anche la frase del protagonista nel rivolgersi a una donna-avatar gli fa capire che questa poteva essere anche un grassone sdraiato a pancia in su disteso su un lettino con l'uccello di fuori. [+]

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slowfilm.splinder.com lunedì 11 gennaio 2010
prospettiva second life. Valutazione 3 stelle su cinque
57%
No
43%

Superato l’impatto violento col caschetto biondo di Bruce Willis, che appare sin dal primo minuto destinato a fare una fine giustamente orrenda, Surrogates, adattamento dell’omonima graphic novel di Venditti e Weldele, propone immediatamente un mondo costruito come la versione concreta di Second Life. Con l’inevitabile eccezione dello sparuto gruppo di irriducibili, il genere umano s’è chiuso in casa: all’esterno circolano solo gli avatar robotici, sincronizzati nei cinque sensi al proprio padrone, che percepisce le rielaborazioni degli stimoli esterni in maniera così nitida da fornire un comodo surrogato alla vita in prima persona. Il soggetto, che ricorda alcuni dei temi di Matrix, ma li tratta in maniera infinitamente più diretta, sintetica e terrena, è interessante nel suo allontanarsi dall’argomento forte e più volte declinato della nascita e consistenza della coscienza e della personalità, che è poi il tema classico di Asimov, che sarà di Dick, e al cinema di Blade Runner, di Ghost in the Shell e molti altri. [+]

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ginger snaps martedì 17 agosto 2010
scopiazzato ma geniale Valutazione 4 stelle su cinque
71%
No
29%

è sicuramente un bel mix di film già visti e apprezzati, evoca pellicole come Avatar e Blade Runner, anche se i contenuti sono magistralmente modificati. Richiama lo spettatore a riflettere sulle manie dei nostri tempi, quale la tecnologia, la perfezione e l'estetica, c'è chi gioca a fare Dio, è sempre lo stesso personaggio interpretato in vari film, ma sembra di vedere sempre la stessa persona, Max Von Sidow che interpreta il direttore Lamar Burgess in Minority Report è praticamente identico al mite James Cromwell che è l'ideatore dei surrogati. Si evocano gli scenari e il movimento, ma la tristezza è mal celata dagli eventi troppo incalzanti, che in Blade Runner invece erano molto evidenziati. [+]

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andyflash77 giovedì 16 agosto 2012
modesto script sull'etica della scienza moderna Valutazione 2 stelle su cinque
100%
No
0%

Nel 2054 una potente innovazione tecnologica rende possibile vivere la propria vita da casa attraverso l'utilizzo dei Surrogati, che agiscono come gli umani e trasmettono loro le emozioni sensoriali.
Ma la morte, caso mai verificatosi prima, di una persona attraverso l'omicidio del suo surrogato spinge l'agente Greer a uscire a indagare di persona, per la prima volta dopo molto tempo.
La prima cosa da dire è che senza Bruce Willis, e nonostante il fatto che egli si limiti alle sue solite due espressioni, il film si ridurrebbe a un episodio di  Ai Confini della Realtà.
Poi c'è da dire che, nonostante sia tratto da una graphic novel, il plot nel complesso deve non poco ai deliri visionari del grandissimo Philip K. [+]

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odisseo2001 mercoledì 13 gennaio 2010
sùrroghi: postumano (iii). Valutazione 2 stelle su cinque
20%
No
80%

Insomma, ammetto certo che (anche) qui l'idea c'è (pur se, ripeto, non è per niente nuova: ma la forza di un'idea si constata, appunto, dal fatto che resiste perché continua a valere come chiave di lettura del mondo e dell'uomo, attraverso tutti i mutamenti delle varie epoche); eppure, per quanto buona sia l'idea, se non le viene dato il giusto risalto e peso e prospettiva essa perde molta parte della sua forza; e in questo film non è appunto stata approfondita e condotta a dovere, come accennavo prima: sono sicuro che i fratelli Wachowski, per esempio, avrebbero fatto molto meglio, dando profondità all'importante (anzi fondamentale, direi) tesi di fondo del film, con dialoghi più coinvolgenti e profondi, e anche con una congruenza generale maggiore (un altro dubbio, sempre a titolo d'esempio: come fa l'inventore d'una tecnologia talmente avanzata, com'è quella dei surrogati, a non arrivare infine a capire, nel suo piano di ritorno all'umano e alla vita autentica, che appunto non è affatto necessario - per non dire proprio del tutto controproducente e sotto ogni aspetto, soprattutto etico, sconveniente - uccidere appunto gli umani stessi, che si vorrebbe così riportare alla loro vita vera ("La verità vi renderà liberi", diceva già 2000 e più anni fa qualcuno che aveva una visione piuttosto alta dell'Uomo)? Dico: se arriva a capirlo infine anche il personaggio di Buce Willis, un semplice poliziotto, come fa allora proprio un genio quale il padre dei surrogati a non arrivarci, almeno per via meramente intellettuale se non propriamente col cuore e l'anima intera). [+]

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odisseo2001 mercoledì 13 gennaio 2010
sùrroghi: postumano (i). Valutazione 2 stelle su cinque
22%
No
78%

Una domanda generale, necessaria premessa per poi andar a parlare del film con una prospettiva di lettura (e/o di visione) più ampia, in cui è coinvolto ma certo non l'esaurisce. Dato che, come dichiarato dagli autori (e come del resto tanti altri film che derivano da racconti precedenti: narrazioni orali raccolte poi in fiabe trascritte, o libri di novelle o romanzi, opere teatrali o musicali o altro, ma anche da fumetti o da vecchi film o cortometraggi etc. - dei quali tutti, l'unica e inesauribile fonte è, comunque, solo e sempre la realtà - vera o trasfigurata dalla fantasia, la sostanza non cambia), questo film è basato su una graphic novel (sono americani: riporto fedelmente) ossia su un racconto a fumetti (che non è certo il semplice e facile 'fumetto per bambini', ma un vero e proprio avanzato, complesso e articolato linguaggio di narrazione: per immagini, con accompagnamento di qualche parola, ma non necessariamente; per non dire che è, molto probabilmente, addirittura il più antico codice di comunicazione umano: risalente alla preistoria, e che tra l'altro resiste tuttora a tecnologie ben più accessibilmente fruibili e accattivanti, come il cinema e la stessa virtualità dell'web), mi chiedo quindi subito perché anche in questo film si verifica una volta di più (e di troppo, direi, ormai) che - mal per noi - mai nessun autore di fantascienza, se non forse appunto quelli dei soli fumetti, o quasi (ma lì si tratta magari di risultati raggiunti anche con uso o meglio abuso di sostanze stupefacenti - più precisamente acidi, come del resto suggeriva un noto disegnatore di fumetti veneziano, che ho conosciuto di persona a un suo corso gratuito a Mestre-Venezia qualche anno fa), dicevo nessun autore di fantascienza riesce in realtà ad andar mai oltre il mero potenziamento di quanto già c'è oggi, ovvero esclusivamente per quanto riguarda il solo livello della tecnologia? Fateci un po' caso: nessuno, o pochissimi e per lo più misconosciuti o comunque travisati (e a riprova chiedo, per esempio: a chi alludevo, poco fa, con l'accenno agli acidi?), riescono a pensare né sanno quindi immaginare non soli sviluppi tecnici, riguardanti cioè la mera tecnologia attuale, il potenziamento delle macchine e di tutto ciò che di meccanico c'è nell'essere umano stesso; dico: mai nessuno riesce a creare sul piano della fantasia un essere umano realmente più evoluto, e quindi radicalmente diverso dall'attuale, più progredito veramente nell'intimo e più sviluppato e consapevole in senso propriamente umano ossia nelle sue facoltà spirituali migliori: perché, dunque, tutti sanno immaginare solo questi appariscenti quanto si vuole, ma sempre e solo meri potenziamenti tecnologici, e mai c'è un vero e proprio salto di qualità antropologico, profondo e reale, almeno finora, nella fantascienza? Perché solo e sempre ci si spinge, al massimo, a raffigurarsi una crescita della mera macchinalità, e non realmente dell'umanità in quanto tale? Come mai, insomma, quasi nessun autore di fantascienza sa vedere un mondo, avere la visione d'un futuro in cui l'umanità sia il vero cuore e la radice profonda e autentica del cambiamento, del vero e unico miglioramento possibile, auspicato da Cristo a Buddha (per citarne solo due noti ai più)? [Continua. [+]

[+] a quando il progresso umano? (di dannyfour)
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odisseo2001 mercoledì 13 gennaio 2010
sùrroghi: postumano (iv). Valutazione 2 stelle su cinque
19%
No
81%

Ed ecco, infine, la lista dei precedenti film che hanno usato la metafora fantascientifica per trattare tematiche analoghe a quelle di quest'ultimo (e forse pure di Avatar: vedremo quando uscirà), e a cui con, ogni evidente probabilità si sono ispirati in un modo o nell'altro gli autori: si parte con l'archetipo ante litteram dell'alienazione-robotizzazione umana "Metropolis" di Friz-Lang (1927 - attenzione alla data, e alle tematiche in parte riprese addirittura dal "Frankenstein" di M. Shelley, rinnovate in chiave tencologico-fantascientifica) per far poi tappa nella rivolta della tecnologia autocosciente col geniale e sempre attuale "2001 Odissea nello spazio" di Kubrik (1968), quindi c'è l'episodio altrettanto geniale del controllo genetico umano da parte delle macchine in "L'uomo che fuggì dal futuro" (1971 - di G. [+]

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