lorenzodv
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domenica 8 settembre 2019
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una buona idea rovinata da approssimazione
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Un geloso si rivolge ad un detective perché gli porti le prove dell'infedeltà della sua fidanzata, che però gli è fedelissima. L'investigatore al contrario fa parte di una coppia aperta e non è geloso, considera la gelosia del suo cliente una malattia ma considerata l'insistenza di avere le prove, dovrà fabbricarle, andando a letto con la presunta infedele che così la diventa e riconquista il fidanzato. Nel frattempo scoprirà di essere egli stesso sorvegliato.
Il tema della gelosia come devianza è ben sviluppato ma l'analisi obiettiva concede ampi spazi alla moralità, facendo in modo che la relazione aperta (che non contempla la fedeltà come patto o necessità) dell'investigatore non funzioni e che egli, che all'inizio non comprende la gelosia, a sua volta ci caschi, a modo suo.
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Un geloso si rivolge ad un detective perché gli porti le prove dell'infedeltà della sua fidanzata, che però gli è fedelissima. L'investigatore al contrario fa parte di una coppia aperta e non è geloso, considera la gelosia del suo cliente una malattia ma considerata l'insistenza di avere le prove, dovrà fabbricarle, andando a letto con la presunta infedele che così la diventa e riconquista il fidanzato. Nel frattempo scoprirà di essere egli stesso sorvegliato.
Il tema della gelosia come devianza è ben sviluppato ma l'analisi obiettiva concede ampi spazi alla moralità, facendo in modo che la relazione aperta (che non contempla la fedeltà come patto o necessità) dell'investigatore non funzioni e che egli, che all'inizio non comprende la gelosia, a sua volta ci caschi, a modo suo.
La recitazione non è sempre naturale, in particolare alcuni diloghi di Laura Chiatti sembrano letti da qualcuno che non ne capisce il senso. Come da antica tradizione italiana per evitare che un film scadente faccia il deserto in sala, è cosparso di scene di sesso delle quali almeno metà non sono pertinenti e strumentali alla narrazione.
L'impressione generale è quella di un discreto sceneggiato televisivo.
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pallina94
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domenica 17 maggio 2015
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fatto malino
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Non mi è piaciuto nell insieme. Varie parti senza senso, anche il finale.
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giovannispada
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lunedì 10 novembre 2014
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lo spot del modulo sperimentale elettromeccanico
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Alla luce dell'inchiesta giudiziaria sul Consorzio Venezia Nuova diretto dal padre del regista Carlo Mazzacurati, il film di Faenza svela l'opacità di certe operazioni cinematografiche distribuite dalla Medusa. Una stanca miscela di erotismo alla maestro Tinto Brass, di psicanalisi alla Massimo Recalcati e di romanzo sociale alla Charles Dickens apparentemente senza senso che cela in realtà uno spot pubblicitario del MOSE girato durante il IV Governo Berlusconi. Silvio Forever ??? Preferisco Clemente Mastella !!!
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stefano capasso
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sabato 16 agosto 2014
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la gelosia necessaria
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Luca e Denis sono due uomini apparentemente molto diversi. Il primo è un giovane insegnante di musica che ama, ricambiato, Klara e che soffre di una compulsiva gelosia. Denis è un uomo maturo dirige una agenzia di investigazioni specializzata in tradimenti, è sposato con una donna con la quale ha un rapporto “flessibile” e che per questo frequenta regolarmente altri uomini. Lui sembra impassibile, se lei è felice lui è felice è il suo motto. Luca chiede a Denis di controllare la sua compagna, e nonostante non si trovino prove, la sua ossessione non si placa. Denis dal canto suo è colpito dalla forte componente passionale, l’ossessione malata di Luca tanto che la sua imperturbabilità comincia a vacillare.
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Luca e Denis sono due uomini apparentemente molto diversi. Il primo è un giovane insegnante di musica che ama, ricambiato, Klara e che soffre di una compulsiva gelosia. Denis è un uomo maturo dirige una agenzia di investigazioni specializzata in tradimenti, è sposato con una donna con la quale ha un rapporto “flessibile” e che per questo frequenta regolarmente altri uomini. Lui sembra impassibile, se lei è felice lui è felice è il suo motto. Luca chiede a Denis di controllare la sua compagna, e nonostante non si trovino prove, la sua ossessione non si placa. Denis dal canto suo è colpito dalla forte componente passionale, l’ossessione malata di Luca tanto che la sua imperturbabilità comincia a vacillare. La relazione tra i due diviene contagiosa. Quasi morbosa, e Denis che si occupa personalmente del caso, finisce per avere una relazione proprio con Klara, documentata da altri investigatori che Luca aveva assunto. Nel caos che ne segue, Denis finisce per accettare i propri sentimenti nascosti fino a quel momento, aprendosi ad una nuova vita e chiudendo il rapporto ormai esausto con la moglie e Luca, finalmente pago dall’aver scoperto un tradimento, placa le sue ossessioni. Solo temporaneamente, perché dopo aver sposato Klara ricomincerà le investigazioni.
Mi è piaciuto questo film di Roberto Faenza; nonostantea tratti didascalico, il tema della gelosia, è affrontato con profondità psicologica ed è reso come una vera malattia. Ed è questo l’aspetto più interessante del film, che dal punto di vista tecnico, nello svolgersi delle scene non brilla per fluidità. La gelosia come malattia può essere quella ossessiva di Luca, come è malattia quella negata di chi, come Denis, preferisce mettere a tacere tutte le emozioni pur di non provarne di sgradevoli. L’incontro tra i due, diventa occasione di trasformazione per lui, che finisce per accettare che la gelosia è una parte integrante dell’amore, ed è come detto nel film “il prezzo necessario per essere amati”. Tra l’ossessione e la negazione, gli estremi dei due protagonisti, forse ci sono sfumature intermedie che possono rendere il rapporto con le proprie passioni, meno nevrotico. Ma inevitabilmente bisognerà farci i conti, per coglierne tutti gli aspetti ed avere una vita emozionale fluida. “Sono felice se tu sei felice è una cavolata”, grida Denis alla fine del film. La propria felicità passa attraverso la soddisfazione dei propri bisogni, ed è necessario dargli il giusto spazio. E la gelosia è un sentimento inevitabile, necessario; la sua assenza è altrettanto dannosa quanto la sua presenza in eccesso.
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jayan
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venerdì 15 giugno 2012
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un film di classe sulla gelosia
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Dal romanzo di Viewegh, Roberto Faenza tra questo film di classe sulla gelosia e sul suo potere di sconvolgere l'animo di chi ne è affetto. Il film rivela nascondendo e poi scoprendo le varie situazioni. Luca, musicista, è fidanzato con Klara, studentessa prossima alla laurea. ma è tremendamente geloso del suo tutor, così assume un detective per scoprire se c'è qualcosa tra loro. Denis indagherà e farà l'amore con la stessa Klara, donna disinvolta che si concede quasi a tutti. E' bello vedere come Faenza tratta l'argomento con finezza, scoprendo man mano un gioco d'incastri dove tutti tradiscono e sono traditi, tranne Luca, che alla fine sposerà Klara.
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Dal romanzo di Viewegh, Roberto Faenza tra questo film di classe sulla gelosia e sul suo potere di sconvolgere l'animo di chi ne è affetto. Il film rivela nascondendo e poi scoprendo le varie situazioni. Luca, musicista, è fidanzato con Klara, studentessa prossima alla laurea. ma è tremendamente geloso del suo tutor, così assume un detective per scoprire se c'è qualcosa tra loro. Denis indagherà e farà l'amore con la stessa Klara, donna disinvolta che si concede quasi a tutti. E' bello vedere come Faenza tratta l'argomento con finezza, scoprendo man mano un gioco d'incastri dove tutti tradiscono e sono traditi, tranne Luca, che alla fine sposerà Klara... ma non perde il vizio... e assumerà un nuovo detective. L'ivestigatore, dopo tutte queste avventure e indagini, scoprirà che la sua idea dell'amore era sbagliata.
Un film da non perdere, come tutti i film di Faenza!
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[+] disinvolta che si concede quasi a tutti?????
(di gianp2)
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cineamando
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lunedì 2 aprile 2012
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un film per assolvere i nostri sensi di colpa
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Faenza, capace in precedenza di lavori di ben altro spessore (vedi Prendimi l'anima, L'amante perduto and so on), inciampa in un film che lascia ben poco dopo averne concluso la visione. La storia risulta assolutamente banale e altrettanto banale è il ricorso a scene di nudo per situazioni che potevano venire espresse con maggior eleganza. La cosa che balza immediatamente all'occhio è il mancato approfondimento dell'argomento in discussione: la gelosia. Gli attori appaiono credibili ma ben poco credibile appare tutto il resto. Un film che ha l'unico pregio di risultare scorrevole. Insomma, con tutte le buone intenzioni di questo mondo, Il caso dell'infedele Klara è a tutti gli effetti un passaggio a vuoto nella carriera del comunque ottimo Roberto Faenza.
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Faenza, capace in precedenza di lavori di ben altro spessore (vedi Prendimi l'anima, L'amante perduto and so on), inciampa in un film che lascia ben poco dopo averne concluso la visione. La storia risulta assolutamente banale e altrettanto banale è il ricorso a scene di nudo per situazioni che potevano venire espresse con maggior eleganza. La cosa che balza immediatamente all'occhio è il mancato approfondimento dell'argomento in discussione: la gelosia. Gli attori appaiono credibili ma ben poco credibile appare tutto il resto. Un film che ha l'unico pregio di risultare scorrevole. Insomma, con tutte le buone intenzioni di questo mondo, Il caso dell'infedele Klara è a tutti gli effetti un passaggio a vuoto nella carriera del comunque ottimo Roberto Faenza.
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taxidriver
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giovedì 30 giugno 2011
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scontata soap-opera sulla gelosia
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Il merito principale del film, e in definitiva l'unico, è quello di affrontare il tema della gelosia fino in fondo (vale a dire fino alla morbosità). La trama però, nonostante alcuni colpi di scena (tutto sommato prevedibili) risulta poco credibile, e non c'entra il grottesco: semplicemente, lo stile è quello di una soap-opera, roba da casalinghe annoiate o adolescenti insicuri.
Non convincono la Chiatti e tantomeno Santamaria, qui davvero irriconoscibile, in un ruolo che evidentemente non è il suo. Alla fine si salvano solo la Bakarova e soprattutto Iain Glein. Finale all'insegna della retorica più scontata.
In conclusione, un film tutto sommato guardabile nella sua ingenuità e semplicità.
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Il merito principale del film, e in definitiva l'unico, è quello di affrontare il tema della gelosia fino in fondo (vale a dire fino alla morbosità). La trama però, nonostante alcuni colpi di scena (tutto sommato prevedibili) risulta poco credibile, e non c'entra il grottesco: semplicemente, lo stile è quello di una soap-opera, roba da casalinghe annoiate o adolescenti insicuri.
Non convincono la Chiatti e tantomeno Santamaria, qui davvero irriconoscibile, in un ruolo che evidentemente non è il suo. Alla fine si salvano solo la Bakarova e soprattutto Iain Glein. Finale all'insegna della retorica più scontata.
In conclusione, un film tutto sommato guardabile nella sua ingenuità e semplicità.
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ozymandias
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martedì 7 settembre 2010
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ahi ahi ahi
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Sapevo di una nomination ad un qualche premio per questo film, quindi anche se un po' titubante ho deciso di guardarlo. Mi hanno colpito i primi 15 minuti, dove si vedono per intero le grazie di due delle tre protagoniste: meritevole la scena della vasca, dove si può ammirare l'attrice Laura Chiatti in tutta la sua divina bellezza coperta in parte dalla schiuma come la venere del Botticelli che nasce dal mare bla bla bla
Ora arrivano le dolenti note. (tutto il resto o quasi del film) Recitazione degli attori...mmhhh, dialoghi.... mmmhhhhhh , Momenti di ilarità involontaria .. Tantissimi.
Dialoghi assurdi ...Troppi . La gelosia come sentimento da sviscerare alla fine passa in secondo piano, preoccupa in primo luogo invece seriamente la condizione psicologica dei personaggi : non se ne salva uno : dal personaggio assurdo della moglie del detective, a Klara che trova la cura finale per la gelosia, fino al protagonista che è matto come un cavallo.
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Sapevo di una nomination ad un qualche premio per questo film, quindi anche se un po' titubante ho deciso di guardarlo. Mi hanno colpito i primi 15 minuti, dove si vedono per intero le grazie di due delle tre protagoniste: meritevole la scena della vasca, dove si può ammirare l'attrice Laura Chiatti in tutta la sua divina bellezza coperta in parte dalla schiuma come la venere del Botticelli che nasce dal mare bla bla bla
Ora arrivano le dolenti note. (tutto il resto o quasi del film) Recitazione degli attori...mmhhh, dialoghi.... mmmhhhhhh , Momenti di ilarità involontaria .. Tantissimi.
Dialoghi assurdi ...Troppi . La gelosia come sentimento da sviscerare alla fine passa in secondo piano, preoccupa in primo luogo invece seriamente la condizione psicologica dei personaggi : non se ne salva uno : dal personaggio assurdo della moglie del detective, a Klara che trova la cura finale per la gelosia, fino al protagonista che è matto come un cavallo.Non è geloso: è matto. Come un cavallo. Ma perchè gli italiani all'estero devono sempre fare i fuori di testa?
Si salva il bambino, promessa luminosa della fisarmonica nei festival della Romagna. Ah, e i due aiutanti del detective che soli nel furgone invece di sorvegliare la porta di casa di Klara per tutta la notte, si appicciano uno spinello e fanno all'amore. Avrei fatto lo stesso anche io, chiamando pure Klara.
voto finale: **** più che discreto, anzi ottimo + perchè a me Laura Chiatti fa impazzire, specie in desabillè o come si dice e perchè nel finale si vede l'edificio Ginger e Fred di Frank O. Gehry, quello del Guggenheim di Bilbao.
Da non guardare in modo serio, potreste rimanere delusi.
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doctorw58
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lunedì 29 marzo 2010
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la gelosia dovrebbe far causa a faenza
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La gelosia, tema motore del film, se potesse, dovrebbe far causa al regista. Perchè ci vuole veramente un grande impegno, e poca fantasia, per trattare in modo così banale ed approssimativo un argomento così stimolante. Se poi si utilizza una sceneggiatura pasticciata e contorta ed attori dalla recitazione imbarazzante, la brutta figura diventa inevitabile. C'era poi bisogno di scomodare la bellezza di Praga e Venezia per un film impresentabile? Due piccole perle del film. La prima che dimostra una delle tante inverosimiglianze della trama: la Chiatti e l'investigatore si sono appena conosciuti casualmente, e nella scena successiva il personaggio è solo in camera e la bella protagonista lo chiama al telefonino (come faceva ad avere già il numero?) per invitarlo in un bar lungo i canali veneziani a bere qualcosa (ma valà.
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La gelosia, tema motore del film, se potesse, dovrebbe far causa al regista. Perchè ci vuole veramente un grande impegno, e poca fantasia, per trattare in modo così banale ed approssimativo un argomento così stimolante. Se poi si utilizza una sceneggiatura pasticciata e contorta ed attori dalla recitazione imbarazzante, la brutta figura diventa inevitabile. C'era poi bisogno di scomodare la bellezza di Praga e Venezia per un film impresentabile? Due piccole perle del film. La prima che dimostra una delle tante inverosimiglianze della trama: la Chiatti e l'investigatore si sono appena conosciuti casualmente, e nella scena successiva il personaggio è solo in camera e la bella protagonista lo chiama al telefonino (come faceva ad avere già il numero?) per invitarlo in un bar lungo i canali veneziani a bere qualcosa (ma valà...). La seconda perla, comica: l'investigatore psicologo, cornuto consapevole e contento, quando la splendida moglie fedigraga gli dice che lo lascia, lui risponde inebetito: "...perchè? Stiamo bene insieme!!". Insomma un brutto film che rende un pessimo servizio anche al libro da cui è tratto, che sicuramente non leggerò.
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tomcat75
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giovedì 18 marzo 2010
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il caso della noia mortale
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Mi aspettavo qualcosa di buono per la presenza di Santamaria che ha dato prova di essere un buon attore, ma in questo caso anche lui affonda con tutta la nave in un film noioso e che può attrarre l’attenzione dei maschietti, solo per gli svariati nudi presenti e che a mio parare sono anche abbastanza gratuiti. Tanti (troppi) i difetti: un montaggio fatto ad accettate con la segretaria di produzione che ha avuto sviste clamorose (vedi la scena del bambino sul motorino che si mette il casco). Dialoghi che potrebbero essere anche interessanti, ma soffrono di problemi di contesto. L’amicizia fra Glen e Santamaria è immediata; può essere anche giustificata dalla pena o dall’introspezione dell’investigatore per il sospettoso Luca, ma a me risulta forzata.
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Mi aspettavo qualcosa di buono per la presenza di Santamaria che ha dato prova di essere un buon attore, ma in questo caso anche lui affonda con tutta la nave in un film noioso e che può attrarre l’attenzione dei maschietti, solo per gli svariati nudi presenti e che a mio parare sono anche abbastanza gratuiti. Tanti (troppi) i difetti: un montaggio fatto ad accettate con la segretaria di produzione che ha avuto sviste clamorose (vedi la scena del bambino sul motorino che si mette il casco). Dialoghi che potrebbero essere anche interessanti, ma soffrono di problemi di contesto. L’amicizia fra Glen e Santamaria è immediata; può essere anche giustificata dalla pena o dall’introspezione dell’investigatore per il sospettoso Luca, ma a me risulta forzata. Tutti sembrano butatti nel mezzo della scena senza una ragione vera e propria: un geloso cronico che vuole per forza che la ragazza lo tradisca. Una ragazza stremata dalla gelosia del suo uomo ma che alla fine lo sposa. Un investigatore filosofo che dice di non essere geloso della moglie che ha più amanti che capelli, ma che ci soffre. Un bambino geniale musico che non porta nessun valore aggiunto. Insomma un gran mix di personaggi che non si capisce bene dove vogliono andare a parare. Conclusione con spari ed il protagonista che dichiara di essere guarito; colpo di scena finale che ti fa cadere la mascella, con il “guarito” che si reca in un altra agenzia investigativa per iniziare di nuovo il giro dei sospetti.
Per concludere il film è stato girato in lingua inglese e doppiato in italiano, ma la Chiatti è veramente inascoltabile. Da un regista come Faenza mi aspettavo di più. CINEMATIK.IT - IL gioco del fantacinema
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