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Nuovi professori, nuovi problemi: una lezione per Harry Potter

In arrivo il sesto episodio della saga nata dalla penna di J. K. Bowling.
di Marianna Cappi

Riti di passaggio
Daniel Radcliffe (Daniel Jacob Radcliffe) (34 anni) 23 luglio 1989, Londra (Gran Bretagna) - Leone. Interpreta Harry Potter nel film di David Yates Harry Potter e il principe mezzosangue.

martedì 14 luglio 2009 - Approfondimenti

Riti di passaggio
Ci sono almeno tre ragioni per cui la saga di Harry Potter, più di qualunque altra, fa dei riti i suoi perni narrativi. Innanzitutto perché di un mago si tratta e l'atto magico altro non è che un rituale, che si prefigge di influenzare gli eventi o le persone cui è rivolto. In secondo luogo, i sette libri di Joanne Kathleen Rowling (e i film, di conseguenza), nel loro insieme, costruiscono un unico, complesso e compatto bildungsroman nel quale i riti di passaggio dall'infanzia all'età adulta sono la materia stessa del racconto e le prove che Harry e i suoi alleati devono continuamente superare non sono altro che gli abiti ingegnosi e fantasiosi che li rivestono. Infine, è evidente che la struttura seriale dell'opera –di quella letteraria per genesi e di quella cinematografica a maggior ragione- si appoggia su riti e rituali interni che hanno la funzione di scandire il tempo (sette libri, sette anni di vita scolastica) e riconquistare il lettore al caldo focolare del già noto per poi sorprenderlo con l'avvento dell'ignoto, della nuova avventura.
Tra questi appuntamenti narrativi ritualizzati e serializzati si annoverano, tra le altre cose, le infauste vacanze estive del protagonista nella villetta degli zii Dursley, l'agognato espresso per Hogwarts che riporta il nostro al suo mondo lasciando i babbani nella noia (della ripetizione della vita senza vero scarto) e la presa in gestione da parte di un nuovo professore della più affascinante e temibile delle cattedre, quella di "difesa contro le arti oscure". Mettiamo la testa nel pensatoio di Silente e scorriamo i ricordi delle classi passate.

Gilderoy Allock
Principiava il professor Quirinus Raptor, tutto balbettii e turbante, quintessenza dell'ambiguità. Perirà per mano del piccolo Harry, dopo aver permesso a Voldemort di abitare il suo corpo e mettere così le mani sulla Pietra Filosofale. Al cinema lo ha portato Ian Hart, un attore che ha a lungo indossato una sola faccia, quella dell'inglese di estrazione operaia, in un circuito produttivo per lo più indipendente. Qui cede il suo corpo alla megaproduzione, ma soccombe presto, nel ricordo. Al contrario, lascia un segno Gilderoy Allock, vanesio e brillante, vincitore del premio del Sorriso più Seducente del Settimanale delle Streghe e capace di far capitolare persino la critica Hermione. Brocco alla bacchetta magica, se la cava solo con gli incantesimi di memoria, che gli servono a rubare il patrimonio avventuroso di maghi più capaci e a spacciarlo per proprio. Concentrato di teatralità, a vestire i suoi completi lilla, non poteva che essere Kenneth Branagh, il miglior gigione dei palcoscenici d'Inghilterra, che al suo Shakespeare ha rubato un intero campionario di personalità.

Remus Lupin
Non se la cava male nemmeno David Thewlis nei panni di Remus Lupin, morso da bambino e trasformato suo malgrado in lupo mannaro. Colto e gentile, fedele amico (anche per natura animale), è stato compagno del padre e del padrino di Harry e non ha mai varcato per scelta la metà oscura. Sono le sue assenze obbligate, nelle notti di luna piena, di nuovo suo malgrado, a lasciare campo libero a Piton. Thewlis scambia col personaggio il suo timido sembiante, il suo aspetto malinconico e lunare.

Alastor "Malocchio" Moody
Il quarto anno vede salire in cattedra Alastor "Malocchio" Moody, occhio finto e gamba di legno. Malgrado l’aspetto inquietante, testimonianza di una vita avventurosa da cacciatore di Mangiamorte, Moody non è cattivo ma non è nemmeno quello che Harry e gli altri credono che sia: vittima di un inganno, passa l’anno scolastico chiuso in un baule, mentre un impostore si installa al suo posto. Con una carriera da malavitoso o da irresistibile psicopatico, Brendan Gleeson è l’uomo giusto al posto giusto, o quasi.

Dolores Jane Umbridge
Sgradevole a puntino lo è anche Dolores Jane Umbridge, nell’Ordine della Fenice. Tozza, leziosa, rigorosamente di rosa vestita è la spia del ministro della magia Cornelius Caramel dentro Hogwarts. Imelda Staunton, attrice drammatica, affezionata ai ruoli in costume, indossa con divertita passione i cardigan della Umbridge, spingendo l’interpretazione sopra le righe e rispettando la venatura di sadismo che la Rowling ha scritto per lei.

Horace Lumacorno
Il sesto capitolo sposta i pezzi sulla scacchiera. Severus Piton, antipatico professore di pozioni il primo anno, si è fatto strada con mosse illecite e da pedone si è incoronato re, diventando il nuovo insegnate di Difesa contro le Arti Oscure. L’autrice ha curato nei dettagli il suo percorso e ha fatto crescere Il Principe Mezzosangue fino a costruire attorno a lui uno degli enigmi più potenti dell’intera opera: chi è veramente? Ha davvero tradito Silente? In attesa che l’ultimo pezzo del puzzle (Harry Potter e i doni della morte) faccia luce sull’oscuro dilemma, spostiamoci nell’aula di Pozioni per accogliere il nuovo arrivato, Horace Lumacorno, ex docente e capo della casa dei Serpeverde, maestro dello stesso Piton, della madre di Harry e di Tom “Voldemort” Riddel. Snob, egoista, amante delle comodità, si fa un vanto degli studenti illustri che ha cresciuto, senza badare troppo al motivo della loro fama. Nel film di David Yates s’infila nella sua vestaglia Jim Broadbent, eccentrico, tenero e bizzarro, già passato dal fantasy con Le cronache di Narnia.

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