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L'era glaciale e il potere del 3D

Arrivato al terzo episodio L'era glaciale ha una realizzazione da serie A.
di Gabriele Niola

Stavolta non ci sono limiti

lunedì 24 agosto 2009 - Making Of

Stavolta non ci sono limiti
Nata come una produzione a bassissimo costo ma altissimi obiettivi L'era glaciale arriva ora al suo terzo film dimenticando tutta la creatività e l'inventiva indispensabile quando si ha la necessità di animare con pochi soldi qualcosa in grado di competere con i migliori.
All'epoca del primo film infatti fu scelta proprio l'era della glaciazione perchè avrebbe implicato un dominio del (non)colore bianco, cosa che facilità e sveltisce (di molto) tutti i processi di rendering (cioè quando un'immagine in computer grafica viene finalizzata e cioè di fatto creata). Poi, già con il secondo capitolo arrivato dopo l'intermezzo di Robots, fu la volta del "disgelo": il budget era più alto e cominciava a fare capolino una ricchezza di sfondi, elementi e colori maggiore, o almeno più in linea con quanto erano in grado di fare gli studi della concorrenza.
Ora con L'era glaciale: l'alba dei dinosauri (arrivato dopo Ortone e il mondo dei Chi) la Blue Sky realizza il suo primo lungometraggio senza limiti alla fantasia scontrandosi purtroppo con il terzo episodio di una saga che già al secondo aveva perso smalto. Ci sono foreste, acqua, fuoco, pelo e un lungo elenco di personaggi differenti, il tutto in 3D. Nessun limite se non la creatività degli autori.

L'arrivo delle foreste nel mondo una volta ghiacciato
Il problema questa volta non è stato il solito pelo o la solita acqua, ovvero i grandi classici delle notti insonni degli animatori in CG, il loro livello è migliorato e ci sono stati notevoli passi avanti, ma per il terzo episodio della saga la Blue Sky ha dovuto confrontarsi con problemi inediti.
La foresta con tutto quello che di nuovo implica in termini di densità di elementi nell'inquadratura, diverse tipologie di rifrazione della luce, diverse creature, piante, colori, texture e via dicendo è stata un vero incubo, come sanno anche gli animatori della Pixar che ci si sono scontrati per Up. Al contrario dei soliti ambienti di L'era glaciale la foresta è umida, barocca a tratti vasta e in altri momenti claustrofobica, cioè mille problemi in più.
L'animazione in computer grafica rispetto all'animazione tradizionale scambia il foglio con l'ambiente, cioè invece che realizzare un disegno propriamente detto e rispettare in quelli successivi quanto disegnato precedentemente crea un ambiente virtuale fatto di dimensioni, distanze tra gli elementi, punti di luce e via dicendo. In quest'ambiente poi vengono inseriti i personaggi (che autonomamente si muovono e interagiscono) e si può spostare il punto di vista, ovvero quella che nel cinema dal vero sarebbe la macchina da presa. In questo sta la complessità del nuovo film di L'era glaciale, nel fatto che si crea un ambiente che non si era mai creato prima all'interno di un franchise che solitamente si occupa d'altro. Non è come avere diversi ambienti in un qualsiasi altro film poichè quelli sono ambienti che per quanto differenti rispondono alle medesime regole e usano i medesimi materiali. Qui si tratta praticamente di un altro pianeta, descritto e realizzato con la medesima minuzia dell'originale.
In linea con tutto ciò poi è la realizzazione di Buck, il nuovo personaggio. Questo infatti ha delle caratteristiche esclusive che lo avvicinano più al mondo di Ortone che a quello di L'era glaciale. E' più snodato, flessibile, dinoccolato e si può strizzare come un asciugamano. E tutto questo richiede uno studio a parte che non era mai stato fatto per una serie ambientata tra i ghiacci.

Un problema tutto nuovo in più: la profondità
Nessuno se ne accorge ma nell'animazione in CG si bara e lo si fa spesso. Si bara nel senso che spesso le distanze tra personaggi o tra personaggi e oggetti con i quali devono interagire sono sbagliate, magari di poco ma lo sono, e per rimediare si adottano stratagemmi per far sì che lo spettatore non si accorga che quella cornetta del telefono in realtà è troppo lontana per essere afferrata come invece avviene. Piccole cose di poco conto si intenda, semplicemente scorciatoie e strategie per mettere una piccola pezza ad un problemino in fase di realizzazione.
Con il 3D però non si può più barare. L'introduzione della profondità in senso concreto, cioè di una vera terza dimensione ognuna di queste piccolezze salta all'occhio immediatamente. Quello che succede è che nel peggiore dei casi si crea uno sfarfallio, cioè un fastidio dato dall'animazione tridimensionale che non funziona e momentaneamente si nota come un difetto. La maggior parte delle volte invece la casa di produzione è costretta a porre il doppio dell'attenzione ed evitare qualsiasi incidente di distanza posizionamento e via dicendo.
Non solo. Come spiegano gli stessi animatori del terzo film di L'era glaciale, bisogna anche porre un'attenzione decisamente superiore a ciò che rimane nell'inquadratura quando si tratta di portare oggetti in primo piano. Con il 3D infatti se un personaggio allunga le braccia verso il pubblico e queste finiscono fuori dall'inquadratura si rischia di dare l'illusione della fuori uscita dallo schermo quando invece questa è negata dalla fine del frame.

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