Amorehorror
Il pubblico dell'horror è il migliore del mondo" ha dichiarato Sam Raimi. "Vogliono essere intrattenuti, vogliono rabbrividire e vanno al cinema armati di uno sguardo divertito". Così, quando si è trattato di tirare fuori dal cassetto una vecchia trama scritta anni addietro con il fratello Ivan, il regista statunitense ha ben pensato di dare al suo pubblico quello che si aspettava. Un horror à la Raimi con tanto di contorno umoristico. La stessa protagonista (Alison Lohman) in una scena del film – una tra le più disgustanti – scoppia a ridere come a dire: quando te la fai sotto dalla paura non c'è migliore sollievo di una sana risata. "Se posso li faccio saltare nelle loro poltrone e urlare, se posso li faccio sbellicare dalle risa", ha aggiunto il creatore della saga di culto La casa che torna al genere horror con Drag Me To Hell, "la storia di una ragazza che cerca di essere una buona persona ma finisce per cedere all'avidità prendendo una decisione che va a suo vantaggio ma di cui, allo stesso tempo, farà le spese un'anziana signora". Umiliata pubblicamente, la donna invoca la maledizione di un demone sulla giovane che dovrà vedersela con la furia di Lamia, lo spirito maligno intenzionato a trascinarla all'inferno.

L'importanza di chiamarsi Sam Raimi
Alison Lohman: Se non fosse stato per Sam Raimi non credo che avrei accettato di fare questo film. O comunque lui è il motivo per il quale ho accettato. La verità è che non sono mai stata un'appassionata del genere e anzi, pensavo non fosse nelle mie corde. Ma la prima volta che ne abbiamo parlato al telefono mi ha illustrato ogni dettaglio del film, era come un bambino che raccontava una storia di paura ai compagni seduti intorno al fuoco. È stato questo a farmi appassionare alla trama e a capire che avrei dovuto fare questo film con lui. Perché ho capito cosa fa di un horror un buon horror e perché Sam sia tanto speciale. Per lui non è mai solo questione di spaventare il pubblico. Qualche volta ci sono dei momenti che fanno paura, ma nei suoi film i protagonisti sono più importanti. In Drag Me To Hell ha reso la mia Christine un personaggio reale nel quale ci si può identificare. L'horror, in un certo senso, è solo la ciliegina sulla torta. Con Sam entri in un mondo diverso, che è talmente concreto e ricco di dettagli che ti senti a tuo agio. E ti fidi mentre affronti questa avventura.

Immedesimarsi con il personaggio
Sam Raimi: Era necessario che il personaggio di Christine risultasse amabile agli occhi degli spettatori. Quanto più si fossero immedesimati con lei tanto più sarebbero stati risucchiati dalla storia. Quando Christine prende la sua decisione il pubblico è dalla sua parte perché presumibilmente – e me lo auguro – è entrato nel personaggio e ragiona come lei. Lo spettatore pecca insieme a lei e di conseguenza vive in prima persona le terrificanti cose che le accadono. Questo è il mio modo di spaventare le persone. E poi mi piace divertirmi sul set. Tutti quelli che hanno lavorato a questo film sapevano che stavamo realizzando un horror per intrattenere e divertire il pubblico. Era chiaro sin dall'inizio che non stavamo dando vita a un'opera d'arte ma a puro intrattenimento e tutti hanno dato il proprio contributo in questo senso. Non è la stessa cosa quando si tratta di dirigere un film ad alto budget come Spider-Man. È sempre divertente ma comporta anche una grandissima responsabilità nei confronti di un personaggio così longevo e amato. Bisogna avere molto rispetto per un supereroe come Spider-Man perché si tratta di un bene comune. Poter lavorare a personaggi nati dalla tua mente ti dà molta più libertà perché non ci sono aspettative in quanto nessuno li conosce.