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Distretto di polizia 9: intervista a Flavio Parenti

L'attore racconta il suo personaggio, il poliziotto Gabriele Mancini.
di Alessandra Giannelli

Chi è Flavio Parenti
Flavio Parenti (44 anni) 19 maggio 1979, Parigi (Francia) - Toro. Interpreta Gabriele Mancini nel film di Alberto Ferrari Distretto di Polizia 9.

venerdì 13 novembre 2009 - Televisione

Chi è Flavio Parenti
Nel panorama dei giovani attori italiani spicca senz'altro lui, Flavio Parenti, di origini francesi, paese in cui inizia la sua esperienza artistica, studiando teatro, passione che poi lo porterà alla scuola del Teatro Stabile di Genova dove otterrà l'attestato di Qualifica professionale di attore. Nel 2002 il suo debutto con un'opera di Bertolt Brecht, Madre coraggio e i suoi figli. Da quel momento per Flavio si apriranno le porte del mondo dello spettacolo: pubblicità, fiction, sempre teatro (dove sarà anche aiuto regista), e poi il cinema per Silvio Muccino nel personaggio di Tancredi in Parlami d'amore e ancora in Colpo d'occhio di Sergio Rubini, ma lo abbiamo apprezzato anche in Tris di donne & abiti nuziali e Le ombre rosse. In questi giorni lo ritroviamo in tv con Distretto di polizia, giunto alla nona serie, dove interpreta un poliziotto. Simpatico, anche timido, già apprezzato dal genere femminile, Flavio è molto richiesto e ci racconta tutte le esperienze che sta vivendo in questo splendido momento.

Quando ti hanno chiesto di entrare nel cast di Distretto, cosa hai pensato?
Non sapevo se farlo o meno: da una parte mi interessava moltissimo, dall'altra avevo le mie paure riguardo alla lunga serialità, a farmi "incastrare" in un personaggio, invece alla fine si è rivelato molto divertente e non sono rimasto incastrato in Gabriele, anzi per niente e me ne sono reso conto interpretando il personaggio del nuovo film di Silvio Muccino, che è un personaggio agli antipodi. Però questo poliziotto mi ha portato la popolarità.
Conoscevi già la serie?
Si, avevo visto l'ottava, ma non quelle precedenti perché, lavorando a teatro, la sera ero sempre impegnato e prima ero in Francia. Me la sono guardata bene, per vedere com'era, cosa è cambiato. Penso sia una delle migliori fiction che ci sia in Italia perché, insieme a Un medico in famiglia, dura da tantissimi anni con questo successo, ma poi è molto divertente perché corri, fai scene di azione, ti tieni anche in forma.
Il tuo personaggio è il poliziotto Gabriele Mancini, un tipo scapestrato ma generoso, ti ci riconosci?
Un attore vero alla fine con quel personaggio ci fa i patti, per cui te lo porti dietro il personaggio per tanti mesi (abbiamo girato per otto mesi), hai un rapporto di compenetrazione, ti fai contaminare. Gabriele mi ha contaminato e, adesso che faccio altri ruoli, mi rendo conto che da lui ho preso la sua simpatia, la capacità di essere sorridente, leggero, cose che di natura non sono perché sono più timido, introverso. Gabriele mi ha dato le sue qualità e io le mie a questo personaggio. È l'incontro tra la persona e il personaggio che ti fa crescere come essere umano; è la bellezza di questo lavoro, acquisisci dei modi di fare che non sono tuoi, ma lo diventano.

Sia per te, ma anche per il tuo personaggio, è stato difficile inserirsi in un contesto già collaudato?
No, da quel punto di vista è una grande famiglia. Proprio perché sono così collaudati sono tranquilli; a loro fa piacere vedere una persona che ci mette del suo, è una dimensione magica quella di Distretto perché tutti si conoscono molto bene, c'è un'atmosfera da teatro, quasi come una vera compagnia teatrale. L'ingresso è visto come la possibilità di fare qualcosa di nuovo e non come "oddio, questo ci mette i bastoni tra le ruote". Io sono entrato in coppia con Stefano Pesce (l'ispettore capo Lorenzo Monti) e anche lui era nuovo e molte delle scene sono tra me e lui, per cui erano due nuovi che facevano squadra, ci siamo dati man forte.
Tu hai iniziato con il teatro, quando e come è arrivato il cinema?
Si a Genova, sono stati tre anni di pratica quotidiana per nove anni. Acquisisci metodi attoriali, studi anche musica, canto, movimento, danza, ti prepari ad essere un'artista. Dopo sei anni di teatro, ho fatto un provino con Silvio Muccino per Tancredi in Parlami d'amore ed è andato alla grande. Quello stesso provino venne visto da Sergio Rubini per Colpo d'occhio e mi ha convocato per l'indomani a Roma. Io ero a Genova e mi sono precipitato, ho fatto un viaggio all'arrembaggio, sono arrivato alle sei di mattina e l'ho incontrato e mi ha preso. Ho fatto due film in un mese: due ruoli, non da protagonista, ma belli. A quel punto, ho deciso di lasciare il teatro per "giocarmi" il cinema perché credo che, tra le capacità di un'artista, ci sia soprattutto quella di cambiare, magari poi tornando al teatro arricchito da queste mie esperienze cinematografiche. Cercare le cose che non conosci è il bello di questo mestiere, ma in generale della vita.

Perché ti sei trasferito dalla Francia all'Italia?
I miei genitori si sono trasferiti e, quando io ho finito le superiori, che ho fatto in collegio, li ho raggiunti a Milano per studiare informatica. Però quello che io volevo fare, i videogiochi, non sono riuscito a farlo e mi girava in testa l'idea di recitare e ho fatto uno stage, poi l'insegnante mi ha consigliato di provare con le accademie; ho fatto i provini per il Piccolo di Milano, la Paolo Grassi sempre di Milano e il Teatro stabile di Genova. Li ho vinti tutti e tre e a quel punto ho parlato con i miei genitori e loro mi hanno appoggiato con tutto l'amore che potevano e sono andato avanti.
Pensi sempre al teatro?
Sono talmente pieno di progetti per la tv e per il cinema, poi ho i miei progetti per il cinema, scrivo. Ho anche progetti nel cassetto per il teatro, ne ho tanti, ma non è questo il momento di tirarli fuori. Adesso ho anche in mente lavori di grafica e di animazione.
Tu che tipo sei?
Non lo so…è difficile dirlo di se stessi, sono gli altri a conoscerci. Quello che so è che sono una persona onesta, dico la verità; seguo il mio cuore…
Lo sai che piaci molto all'universo femminile?
Mi incuriosisce, mi stimola e mi fa un po' paura. Per esempio, io prendo i mezzi pubblici, l'autobus, la metro, mi siedo, mi metto le mie cuffie, mi piace da morire, mi rilasso, è un momento per pensare, ma da un po' ho qualche problema perché mi riconoscono. Però non osano, magari pensano che non sia proprio io a stare lì con loro sul mezzo pubblico. Ti guardano, cominciano a commentare, ma non è che parlano con te, è un'esperienza estraniante. Ci devo ancora fare un po' la mano. Mi vergogno, anche se non capita tutti i giorni, mentre quando recito non è così. Una parte di me desidera nascondersi.

C'è un attore a cui ti ispiri?
Ce ne sono due, o tre. Uno che mi piace da morire è Tom Cruise, lo trovo incredibilmente bravo e un po' sottovalutato. Mi piacciono un paio di giovani americani: Emile Hirsch, l'attore di Into the wild di Sean Penn; mi piace Robert Pattinson, ho rivisto Twilight in lingua originale e mi è piaciuto molto. Molti attori giovani in serie tv americane sono davvero bravi, ma anche tra i più conosciuti, Brad Pitt e George Clooney, trovo che abbiano un'ironia e una leggerezza che rappresentano la modernità della recitazione americana. Veramente bravo era Heat Ledger, in Il cavaliere oscuro si capisce quanto fosse eccezionale.
Ti senti più francese o italiano?
A metà! Ho le qualità e i difetti di entrambi. Per la mia metà francese, ho un senso civico più ferreo di quello italiano: non parcheggio in doppia fila, etc…In Francia, ad esempio, se il tuo cane fa i bisogni, se non pulisci, gli altri ti guardano male e ti dicono di pulire; in Italia, la gente fa finta di niente, anche se lo sa che non si fa. Da una parte, i francesi sono troppo rigidi, dall'altra, gli italiani lasciano molto andare, fin troppo. Tento di prendere il bene sia dalla Francia sia dall'Italia, che sono due grandissimi paesi.

Progetti futuri?
L'11 dicembre uscirà Io sono l'amore (per la regia di Luca Guadagnino), che tra gli interpreti vede anche il premio Oscar Tilda Swinton e io sono uno dei protagonisti insieme a lei e a Edoardo Gabbriellini. Un film molto importante per me perché c'è un cast pazzesco: Marisa Berenson, che ha lavorato in Barry Lyndon di Kubrick, ma anche Alba Rohrwacher, che fa mia sorella; Pippo Delbono e Maria Paiato, due grandissimi attori teatrali. Un film con una qualità estetica rarissima in Italia; negli USA le critiche sono molto entusiastiche, è stato venduto in più di 18 paesi, internazionalmente è un successo clamoroso. Adesso sto facendo questo film che si chiama Un altro mondo in cui interpreto Tommaso, il migliore amico di Silvio. Sono un giovane pianista cresciuto indottrinato dalla famiglia a diventare famoso a tutti i costi e, anche se ne ho le doti, rifiuto questo percorso, non accettando di essere quello che gli altri vogliono che io sia. La storia parla di Andrea, il personaggio di Silvio, che scopre, dopo un viaggio in Africa alla ricerca del padre, di avere un fratellino di sette anni nero e lo deve riportare a casa a Roma…è un film molto bello. Non mi hanno ancora detto quando uscirà, ma credo nell'autunno del 2010. Poi, dovrebbe esserci la prossima serie di Distretto, ancora non è ufficiale, ma crediamo che si farà. Io sto lavorando al mio primo film di animazione, completamente autoprodotto, un primo passo verso la regia. È a metà animazione e a metà computer grafica e si intitola Sogno farfalle quantiche e, probabilmente, visto che credo molto in internet, lo metterò direttamente on line. Mi piace che con un click tutti possano liberamente guardarlo.

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