Cella 211 |
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Un film di Daniel Monzón.
Con Luis Tosar, Alberto Ammann, Antonio Resines, Marta Etura, Carlos Bardem.
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Titolo originale Celda 211.
Azione,
Ratings: Kids+16,
durata 110 min.
- Francia, Spagna 2009.
- Bolero Film
uscita venerdì 16 aprile 2010.
MYMONETRO
Cella 211
valutazione media:
3,20
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Luci e ombredi EugenioFeedback: 33654 | altri commenti e recensioni di Eugenio |
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domenica 13 giugno 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Immagginate due uomini dalle diverse estrazioni sociali: il primo un "capo carismatico" e impulsivo,il secondo un neo-secondino apparentemente timido e insicuro ma dallo spiccato autocontrollo e intelligenza ; supponete ora di considerare come ambientazione un microcosmo carcerario,nel quale alberga violenza,caos e sopraffazione a seguito di una rivolta mossa dai detenuti; ipotizzate, infine, che il giovane guardiano sia costretto, per sopravvivere,a fingersi galeotto. Mischiate il tutto, condendo con una buona dose di violenza esercitata anche dai fieri tutori della legge, e teneri flashback concernenti il dolce rapporto tra la guardia e la moglie (in attesa del bambino)e otterrete Cella 211, un robusto quanto "sugoso" film carcerario che esplora sottoforma drammatica, le pulsioni vitali dell'essere umano in un ambiente stretto e chiuso, dai pochi barlumi di luce e (speranza): il carcere. In questo triste luogo si svolgerà l'iniziazione del giovane Juan Olivier (un bravo Alberto Ammann) alla violenza e alla lotta contro i soprusi del regime carcerario. Il secondino,infatti, dalla personalità non meno attraente e forte del rivale (e poi compagno di lotta) Malamadre (dalla classica voce rude resa nel doppiaggio italiano dal simpatico Francesco Pannofino), subirà una profonda trasformazione interiore, che dettata da motivi personali (la morte della moglie a seguito degli scontri tra civili e soldati),lo condurrà a una presa di posizione ferma e decisa nella rivolta che ne conseguirà.Definire, tuttavia, Cella 211, un semplice show di violenza gratuita carceraria, è riduttivo:la pellicola infatti, al di la' degli intenti moralistici e della dicotomia bene/poliziotti e male/carcerati, sottolinea nel tumulto motivi di forte connotazione politica, legati alla presenza nel carcere di terroristi dell'ETA. L'astio presente tra gli stessi prigionieri permette cosi' al regista un'analisi,fin troppo incisiva e dai dialoghi non sempre originali, dei difficili e delicati rapporti diplomatici esistenti con il governo basco,collocando su tale sfondo la figura del detenuto Malamadre,solido esempio di duro che esercita un regime autarchico di violenza e repressione. Nella densità delle azioni dei protagonisti che verranno a mano a mano guidate dalla lucida mente di Juan, il cineasta ritrae la realtà delle carceri spagnole, non meno violenta di quella americana, ponendo in evidenza l’incapacità di distinzione tra amici e nemici. Juan e Malamadre, infatti, non sono descritti come rappresentanti del bene in lotta contro il male, sono nemici per natura, ma si ritrovano coalizzati nella rivolta.Dal film emerge,dunque, la bivalenza della natura umana,le sue luci e ombre,ben espressa dalla particolare scelta delle inquadrature:per le azioni corali dei detenuti, il cineasta predilige le riprese dall’alto quasi a voler comunicare la sensazione claustrofobica di chi è costretto a passare la sua esistenza all’interno delle pareti di una triste cella. Di converso,le azioni dei due protagonisti sono mostrate mediante il semplice utilizzo di una telecamera a mano, esacerbando, in tal modo, il senso di squallore dell’intera vicenda che permette di rendere piu’ coinvolgente agli occhi dello spettatore la crudeltà della rivolta.In conclusione,Cella 211, costituisce un buon esempio di cinema carcerario,dalla solidità asciutta,che malgrado la forte enfasi di alcune scene, raggiunge il cuore dello spettatore, emozionandolo e facendolo riflettere nello stesso momento.
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