Capitalism: A Love Story

Film 2009 | Documentario, +16 127 min.

Anno2009
GenereDocumentario,
ProduzioneUSA
Durata127 minuti
Regia diMichael Moore
AttoriThora Birch, Wallace Shawn, Arnold Schwarzenegger, John McCain, William Black (II), Michael Moore Elizabeth Warren, Franklin Delano Roosevelt, Ronald Reagan, Sarah Palin, Marcy Kaptur, Baron Hill, Elijah Cummings, Jimmy Carter.
Uscitavenerdì 30 ottobre 2009
TagDa vedere 2009
DistribuzioneMikado Film
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: +16
MYmonetro 3,32 su 18 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Michael Moore. Un film Da vedere 2009 con Thora Birch, Wallace Shawn, Arnold Schwarzenegger, John McCain, William Black (II), Michael Moore. Cast completo Genere Documentario, - USA, 2009, durata 127 minuti. Uscita cinema venerdì 30 ottobre 2009 distribuito da Mikado Film. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 - MYmonetro 3,32 su 18 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento martedì 25 settembre 2018

Uno sguardo alla crisi finanziaria globale e alla economia americana durante la transizione tra l'entrante amministrazione Obama e l'uscente amministrazione Bush. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Critics Choice Award, In Italia al Box Office Capitalism: A Love Story ha incassato nelle prime 10 settimane di programmazione 397 mila euro e 146 mila euro nel primo weekend.

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Consigliato sì!
3,32/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA 2,83
PUBBLICO 3,62
CONSIGLIATO SÌ
Capitalismo e Democrazia per Moore non sono sinonimi.
Recensione di Giancarlo Zappoli
domenica 6 settembre 2009
Recensione di Giancarlo Zappoli
domenica 6 settembre 2009

Questa volta Michael Moore prende le mosse da lontano, addirittura dall'Impero Romano, per mostrare come i segnali di decadenza di quella potenza antica siano tutti rintracciabili nella realtà odierna. La domanda è più che mai esplicita e con la risposta già incorporata: quanto è alto il prezzo che il popolo americano paga a causa della confusione operata tra il concetto di Capitalismo e quello di Democrazia? Per Moore i due termini non coincidono anzi sono in più che netta opposizione soprattutto ora, dopo la crisi mondiale di cui tutti paghiamo le conseguenze.
Per sostenere la sua tesi questa volta il polemista di Flint (cittadina a cui fa ancora una volta ritorno vent'anni dopo Roger & Me) fa un uso molto più ridotto di gag verbali e visive (anche se non ci risparmia un nuovo doppiaggio del Gesù di Zeffirelli in versione liberistico-sfrenata). Perché questa volta il tema è talmente serio che lo spazio per la risata non può che essere ridotto. È ora di passare all'azione secondo Moore. Ancora una volta non per sovvertire un sistema ma per riportarlo alla purezza delle origini.
In una società in cui può esistere un gruppo immobiliare che si autodefinisce gli Avvoltoi (il cui compito è acquistare a prezzi stracciati case già pignorate per poi rivenderle facendo profitti) e in cui la classe media vede falcidiati i propri beni primari dalla rapacità di banche prive di qualsiasi seppur remoto scrupolo, Moore non può sentirsi a suo agio. E non può non solidarizzare con chi pensa che i rapinatori non siano solo quelli proposti in sequenza nelle immagini delle televisioni a circuito chiuso di banche e negozi. Oggi ci sono rapinatori che agiscono sulla sorte di milioni di persone. Qualcuno di loro comincia a pagare ma l'indignazione non è ancora giunta al livello necessario.
Il livello di cui Franklin Delano Roosevelt aveva fatto proprie le istanze ipotizzando una nuova Costituzione Americana in cui i diritti fondamentali dei cittadini venissero riconosciuti in modo assolutamente dettagliato e inequivocabile. Il Presidente morì prima di essere riuscito a farla diventare legge. Oggi il popolo americano paga questo vuoto legislativo con i posti di lavoro persi e le abitazioni letteralmente divorate da avvoltoi di diverse specie. Moore, da vero americano, auspica un ritorno al passato perché la parola futuro possa tornare ad avere un significato positivo. Quando mostra vescovi e sacerdoti schierarsi senza indugio a fianco di chi sta perdendo il lavoro viene in mente l'abusata terminologia nostrana 'cattocomunista'. Non si tratta di 'comunismo' in questo film ma di diritti basilari che la ricerca sfrenata del guadagno non può mai (in nessuna occasione e per nessun pseudo motivo di 'interesse generale') calpestare.
Moore porta come esempio positivo, tra le altre, la nostra Costituzione. Faremmo bene ogni tanto a rileggerla. Magari dopo avere visto Capitalism: A Love Story.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
giovedì 12 novembre 2009
goldy

Basta fare un viaggio negli States per capire quanto l'Europa abbia sbagliato nell'assoggettarsi in tutto e per tutto all'egemonia americama. Ci hanno aiutato a liberarci dal nazismo, per carità ma perchè imitarli in tutto e per tutto quando la nostra democrazia (Europea) ha avuto a disposizione secoli per affermarsi. Abbiamo imitato il loro sistema televisivo devastante, hanno ancora la pena [...] Vai alla recensione »

lunedì 24 maggio 2010
G. Romagna

Il racconto dell'attuale tracollo capitalistico muove i suoi primi passi dalla deregolamentazione reaganiana. Sono i tempi della finanziarizzazione e dell'ascesa dei manager di Wall Street. Il sistema va avanti arricchendosi sulla pelle del cittadino, compiendo così un’escalation che si rivela, in breve tempo, sì letale, ma solo per chi non ne è colpevole.

mercoledì 18 maggio 2011
Luca Scialo

Docu-film di Michael Moore sul recente crollo finanziario partito da Wall Street e che nel giro di pochi mesi ha investito tutto il Mondo per effetto del sistema economico globalizzato di cui facciamo parte. Come sempre fatto, anche in questa occasione Moore alterna le spiegazioni tecniche degli addetti ai lavori con i drammi degli ultimi. Nella fattispecie, quanti sono stati cacciati da casa per insolvenza [...] Vai alla recensione »

giovedì 5 novembre 2009
olgadik

I suoi documentari puntigliosi, sarcastici, costellati di interviste, hanno reinventato il genere, trasformandolo in giornalismo di inchiesta militante, toccante e demagogico (anche) ma indubbiamente coraggioso. Se il marchio personale non tralascia una costante ironia che fa pensare su altri versanti a Woody Allen, la sostanza amara del suo impegno non viene meno neanche in questa sua ultima opera. [...] Vai alla recensione »

sabato 14 settembre 2013
Filippo Catani

Micheal Moore in questo documentario riflette sul rapporto, impossibile a suo dire, tra capitalismo e democrazia. C'è poco da fare: quando la grande finanza costruisce i suoi ricavi da favola non li divide con nessuno mentre invece crea sconquassi mondiali tutta la popolazione è chiamata a pagare dazio. Basterebbe questo per capire da dove nasce la protesta di Moore e dei tanti movimenti [...] Vai alla recensione »

lunedì 2 novembre 2009
Paola Di Giuseppe

«Sono un essere umano e sono stanco-ha detto il regista-non può ricadere tutto sulle mie spalle o su quelle di Barack Obama.La gente deve svegliarsi e partecipare in massa». Queste parole dicono tanto di quest’uomo che da alcuni anni ha scelto di raccontarci un’America diversa da tutte le fandonie che per generazioni ci hanno detto sulla democrazia, la libertà, l’american way of life.

giovedì 5 novembre 2009
JacopoKiller95

ho letto molti commenti negativi a proposito del film... sulla sua lentezza, sulla sua noiosità, e sulla sua eccessiva durata. Secondo me si sbagliano tutti... è un grandissimo documentario che eguaglia i livelli stratosferici raggiunti con Ferenheit 9/11. Altro che Moore sottotono, questo è uno dei migliori Moore di sempre.

giovedì 5 novembre 2009
giappa88

non me laspettavo.. ma è stato un trionfo.. molto più di Sicko

giovedì 5 novembre 2009
giappa88

sensazionale !

sabato 7 novembre 2009
sassolino

Chiunque abbia visitato gli states sa bene che New york non è altro che uno specchio per le allodole, che la vera america è altro, magari è proprio nella sparuta cittadina di Flint, luogo d'origine di Michael Moore, ora ridotta a un guscio di sciacalli che profittano delle case pignorate per venderle a prezzi stracciati, lucrandoci vistosamente. E' solo una delle tante sbavature indotte dal capitalismo, [...] Vai alla recensione »

domenica 1 novembre 2009
paapla

La filmografia di Moore è sempre schierata e irresistibilmente politico, colpisce la semplicità, l’efficacia delle interviste, avvolgere Wall Street con il nastro “crime scene do not cross”, presentarsi agli uffici dell’American Express con un sacchetto e chiedere la restituzione di sette miliardi di dollari. Impressiona la camminata, lo sguardo, l’abbigliamento sempre lo stesso.

sabato 31 ottobre 2009
socrate27

da vedere!!!grande moor!!!!!!

sabato 14 novembre 2009
pipay

Michael Moore non ne lascia passare una. E continua con la sua impietosa indagine sulla realtà politico-sociale dell'America. Realtà che tutti più o meno conosciamo tramite gli usuali mezzi di informazione. Ma i documentari-denuncia di Moore sono sempre sorprendenti, illuminanti, direi soprattutto indispensabili. Anche quest'ultimo film non fa eccezione.

domenica 6 settembre 2009
fabruss

in effetti la nostra costituzione è ottima, il problema è che non viene assolutamente applicata.

mercoledì 12 maggio 2010
Kyotrix

Altro documentario accusatorio. Questa volta sotto accusa ci sono le banche, la finanza, la politica e corruzione americane. Pensate che siamo messi male in italia? In america se la sono passata ( e tutt'ora se la passano ) veramente male!!!

giovedì 18 marzo 2010
g_andrini

A mio parere originale nella narrazione. Moore si conferma un piccolo genio, anche se democratico alla stremo. Si tratta di una pellicola che merita la visione, che fotografa con una buona obiettività la situazione americana, ma anche, più ampiamente, del mondo intero. Il capitalismo è finito? Credo proprio di si.

sabato 24 ottobre 2009
LisariMuricev

Dopo i film tanto discussi, come Bowling a Colombine, Sicko, Fahrenheit 9/11 e altri, il regista Michael Moore tornerà al cinema il 30 ottobre 2009 con il nuovo documentario-bomba Capitalism: a love story. La grave crisi che ha investito il mondo ormai da molto tempo, è stata di ispirazione al regista americano, per realizzare un altro lungometraggio di denuncia sull’ennesimo lato negativo degli [...] Vai alla recensione »

domenica 13 settembre 2009
paolorol

Parlare della strage di Columbine, dell'11 settembre e della Non-Assistenza Sanitaria made in USA e riuscire contemporaneamente a far ridere a crepapelle non è proprio da tutti. Moore però ci era riuscito, e ci eravamo sorpresi a ridere, quasi controvoglia, di fronte a queste tematiche così gravi ed inquietanti. Stavolta no. Direi che neppure lui è riuscito a trovare nessun valido appiglio.

venerdì 30 ottobre 2009
paolorol

Ho scritto la mia recensione e non sto a ripetermi. Questo post solo per poter dare un voto al film, che ho visto a Venezia per cui, non essendo ancora uscito nelle sale, la redazione mi ha impedito di votare. Criterio un pò rigido ma condivisibile in parte.

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Fabio Ferzetti
Il Messaggero

Michael Moore dice basta. «Non mi va più di fare queste cose a meno che non vi alziate dalla poltrona per unirvi a a me». Capitalism: A Love Story si chiude così, con un invito a passare all'azione che esala più rabbia e meno ironia del solito. Un "Mondo cane" dell'economia capitalista che non batte il pianeta ma setaccia gli States per stanare iene di ogni taglia.

Lietta Tornabuoni
La Stampa

Bisogna ringraziare ancora una volta Michael Moore. Nessuno meglio di lui poteva sapere quanto fosse precipitoso e rischioso un film che documentasse e spiegasse il disastro globale ma soprattutto americano della crisi finanziaria-economica: eppure lo ha fatto ugualmente, affrontando il pericolo di sbagliare. Ha sbagliato? A tutt'oggi non si sa, non si può dire: ma il regista ha scelto principalmente [...] Vai alla recensione »

Roberto Silvestri
Il Manifesto

«Il capitalismo è buono solo quando è sotto terra», spiega in questo suo nuovo capolavoro, e con argomentazioni inoppugnabili, Michael Moore, il potente giornalista venuto dal Michigan con una valigia piena di comicità sferzante. Il film è quasi una filastrocca appassionata per bambini sulle «creature selvagge», molto adatta a Halloween, raccontata da un Don Chisciotte vittorioso, ma ancora incredulo [...] Vai alla recensione »

Alessio Guzzano
City

Orfano del suo bersaglio preferito («Stupid White Man» Bush), Michael Moore spera in Obama e si commuove ricordando lo scopritore del vaccino per la polio, che non si arricchì perché: «Non si brevetta il sole». E Roosevelt che voleva una nuova Carta dei Diritti (1944), ma morì e quelle garanzie furono inserite nelle Costituzioni degli sconfitti, ma non in quella degli Stati Uniti.

Paola Casella
Europa

Se c'è una cosa che differenzia i documentari di Michael Moore da tutti gli altri è la capacità di prendere lo spettatore per mano: Moore identifica due o tre concetti importanti e procede ad illustrarli in modo chiaro, quasi didascalico, ma non noioso, complice un montaggio veloce e un senso dell'umorismo che rende tutto scorrevole. In un certo senso non è un documentarista, perché parte già con una [...] Vai alla recensione »

Paolo D'Agostini
La Repubblica

Nell'ordine il film si chiude su: Moore che circonda con il nastro giallo la "scena del crimine", cioè un edificio - un santuario della finanza - di Wall Street; sulle scene di commozione dell' elettorato nero subito dopo l' annuncio della vittoria di Obama; e sulle note dell' Internazionale. Il "compagno" Michael riprende il tema del film che lo rese celebre, Roger and Me, allargando lo scenario della [...] Vai alla recensione »

Piera Detassis
Ciak

Titolo affascinante, in linea con i tempi (duri) che corrono. Michael Moore si conferma abile marketing manager dell'antagonismo e affronta con la consueta ironia un'inchiesta di proporzioni bibliche: i danni del modello Liberista e le possibilità di cambiamento. Lo fa assemblando film americani anni Cinquanta, musical e messaggi pubblicitari e, naturalmente, portando a spasso corpaccione e cappellino [...] Vai alla recensione »

Valerio Caprara
Il Mattino

«Capitalism: a love story», il documentario di Michael Moore inteso a denunciare le malefatte del potere finanziario americano, sconta tutta la sua ingenuità. Che potremmo definire, senza temere il paradosso, americana al 100 per cento. Il difetto principale è che il film procede per oltre due terzi saltabeccando qua e là, inseguendo riferimenti inessenziali, debordando in qualche bonaria tirata demagogica [...] Vai alla recensione »

Lietta Tornabuoni
La Stampa

Bisogna ringraziare ancora una volta Michael Moore. Nessuno meglio di lui poteva sapere quanto fosse precipitoso e rischioso un film che documentasse e spiegasse il disastro globale ma soprattutto americano della crisi finanziaria-economica: eppure lo ha fatto ugualmente, affrontando il pericolo di sbagliare. Ha sbagliato? A tutt'oggi non si sa, non si può dire: ma il regista ha scelto principalmente [...] Vai alla recensione »

Federico Pontiggia
Il Fatto Quotidiano

"Il popolo americano ha una grande forza di volontà: nel corso degli anni, abbiamo dimostrato di saper fare l' impossibile, abbiamo uno spirito da Superman, mandiamo uomini sulla Luna, portiamo un afroamericano alla Casa Bianca, pur vivendo in un paese dove ancora oggi il razzismo prevale. Voi riuscireste ad immaginare un Presidente del Consiglio cittadino italiano, ma di sangue etiope?.

Boris Sollazzo
Liberazione

Michael Moore, nel bene e nel male, se non ci fosse dovrebbero inventarlo. Con quell'anarcoide voglia di giustizia e quel moralismo politico, sa interpretare profondamente l'anima profonda dell'America e degli ultimi. E pazienza se ogni tanto opera delle forzature niente male, in nome di un bene più grande. Spesso, volutamente, guarda all'estero superficialmente e un po' capziosamente per sostenere [...] Vai alla recensione »

Dario Zonta
L'Unità

Sono passati vent'anni da quando Michel Moore, con una forza dirompente, ha esordito nel cinema documentario portando sugli schermi di tutto il mondo la sua personalissima inchiesta sulle conseguenze della disfatta della General Motors sulla piccola Flint, sua città natale. Ora, dopo svariati film e inchieste, da Bowling a Columbine a Fahrenheit 9/11 fino a Sicko sui guasti della sanità privata negli [...] Vai alla recensione »

Peter Travers
Rolling Stone

The Pirates of the Caribbean have nothing on the buccaneers of Wall Street, and the banks and insurance companies that merrily loot America with the help of our elected officials. You know this. I know this. So how come Michael Moore has to make a movie about it? Because we're doing fuck-all to change things. The explosive Capitalism: A Love Story is Moore's call to arms against the robber barons who [...] Vai alla recensione »

Kenneth Turan
The Los Angeles Times

Say what you like about Michael Moore, he certainly knows how to pick his subjects. "Fahrenheit 9/11" was so au courant about the invasion of Iraq it won the 2004 Palme d'Or at Cannes, and 2007's "Sicko" got the jump on the current healthcare imbroglio. Now, barely a year after the Wall Street meltdown, "Capitalism: A Love Story" examines, in typical love-it-or-leave-it Moore fashion, the causes of [...] Vai alla recensione »

Paola Casella
Europa

Se c'è una cosa che differenzia i documentari di Michael Moore da tutti gli altri è la capacità di prendere lo spettatore per mano: Moore identifica due o tre concetti importanti e procede a illustrarli in modo quasi didascalico, ma non per questo noioso, complice un montaggio veloce e un senso dell'umorismo che rende tutto scorrevole. In un certo senso non è un documentarista, perché parte già con [...] Vai alla recensione »

Thomas Sotinel
Le Monde

Il faut prendre le titre du nouveau film de Michael Moore au pied de la lettre, en se souvenant des vers immortels de Fred Chichin et Catherine Ringer (les Rita Mitsouko) "les histoires d'amour finissent mal/en général". Michael Moore s'est toujours mis en scène. Il y a vingt ans, on pouvait croire que le "moi" du film Roger et moi était là pour rendre service, pour guider le spectateur dans les méandres [...] Vai alla recensione »

Maurizio Cabona
Il Giornale

Democrazia contro liberalismo sarebbe un titolo più chiaro che Capitalism: A Love Story, il film-documentario di Michael Moore presentato alla Mostra di Venezia. Ampia materia, che offre a Moore l'occasione di amareggiare il pubblico, divertendolo. La raffica di casi umani tristi o tristissimi, degni talora della Londra della rivoluzione industriale descritta nei romanzi di Charles Dickens, si snocciola [...] Vai alla recensione »

NEWS
NEWS
venerdì 11 settembre 2009
 

I primi premi Il film di Michael Moore, Capitalism: A Love Story si è aggiudicato il Leoncino d'Oro Agiscuola per il Cinema, assegnato dai 24 ragazzi membri della giuria con la seguente motivazione: "Non accade spesso che un film riesca ad accumunare [...]

NEWS
martedì 16 giugno 2009
 

Mettere mano al portafogli L'appello di Michael Moore nel trailer del suo nuovo film è rivolto agli spettatori affinchè aiutino "i nuovi poveri americani''. Moore, con tanto di cestino in mano, chiede di ''mettere mano al portafogli e aiutare quei [...]

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