cindowen
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mercoledì 3 marzo 2010
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un film amorale e scomodo
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Bruno è uno scomodissimo, esagerato gay austriaco, dotato di grande spregiudicatezza, ma nel contempo di un'innocenza e di un'ingenuità disarmanti e francamente irritanti, che conduce un programma televisivo di moda e costume. Licenziato dalla sua casa di produzione a causa dei danni e della conseguente perdita di immagine, causati da una sua imprudenza durante una sfilata di moda, inserito nella lista nera da tutte le maison europee, si trasferisce negli USA per risalire la china e diventare famoso. In un'escalation da brivido riesce, con il suo comportamento, a combinare ulteriori guai e a generare negli altri personaggi reazioni viscerali di riprovazione, disgusto, odio o - nel caso di Luz, suo assistente ai limiti della schiavitù - amore totale: con assoluti sprezzo del pericolo e assenza di materia grigia, tenta per esempio di coinvolgere un politico in un film porno, adotta in modo truffaldino un bambino nero, cerca di suicidarsi con un'overdose di dolciumi, oltre a creare altre situazioni paradossali, al limite della credibilità e della decenza, al fine di raggiungere la sua meta.
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Bruno è uno scomodissimo, esagerato gay austriaco, dotato di grande spregiudicatezza, ma nel contempo di un'innocenza e di un'ingenuità disarmanti e francamente irritanti, che conduce un programma televisivo di moda e costume. Licenziato dalla sua casa di produzione a causa dei danni e della conseguente perdita di immagine, causati da una sua imprudenza durante una sfilata di moda, inserito nella lista nera da tutte le maison europee, si trasferisce negli USA per risalire la china e diventare famoso. In un'escalation da brivido riesce, con il suo comportamento, a combinare ulteriori guai e a generare negli altri personaggi reazioni viscerali di riprovazione, disgusto, odio o - nel caso di Luz, suo assistente ai limiti della schiavitù - amore totale: con assoluti sprezzo del pericolo e assenza di materia grigia, tenta per esempio di coinvolgere un politico in un film porno, adotta in modo truffaldino un bambino nero, cerca di suicidarsi con un'overdose di dolciumi, oltre a creare altre situazioni paradossali, al limite della credibilità e della decenza, al fine di raggiungere la sua meta. Alla fine conseguirà la fama in modo assolutamente imprevedibile.
Sasha Baron Cohen, sull'onda del precedente Borat, riesce a rendere magistralmente credibile un personaggio degno di un fumetto, prendendo pesantemente di mira il festival delle vanità e l'assenza di contenuti del mondo dello spettacolo, la notorietà da raggiungere a tutti i costi (magistrale la scena del casting dei bambini!), l'ipocrisia benpensante di cui la società cosiddetta "civile" è permeata a livello globale. Il film, in certi tratti al limite del buon gusto, gioca con scene intenzionalmente volgari ma mai gratuite e risveglia sentimenti ed emozioni scomode, facendo leva sulla paura del "diverso", ben celata in tutti noi e in realtà mai eliminata del tutto, neanche da chi si ritiene esente da razzismo e sessismo.
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oblivion7is
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martedì 13 settembre 2011
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evitabile e brutto. molto molto meglio "borat".
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Se "Borat" si può apprezzare (e si può apprezzare), è perché è coraggioso, irriverente e quasi unico nel suo genere. "Borat" mischiava scene assolutamente improvvisate con scene fatte a mo' di documentario con un protagonista che fa finta di essere kazako non solo con lo spettatore e anche con scene normali da film comico, con attori e tutto, risultando un film originale e divertente, ma soprattutto carico di una forte critica sociale di un'America che, paragonata con il Kazakistan, sembra un paese quasi barbaro. "Borat" comunque ne aveva di difetti: forse troppe battute sul sesso (anche se tutte molto azzeccate), esagerazione ed estremizzazione dello stereotipo kazako fino quasi a trascurare il vero scopo della pellicola, e soprattutto il fatto che alcune delle scene che fanno più dire "Ma dai, ma non è possibile" sono fatte con degli attori e non dal vero come, per esempio, la mia scena preferita del film: il discorso al rodeo.
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Se "Borat" si può apprezzare (e si può apprezzare), è perché è coraggioso, irriverente e quasi unico nel suo genere. "Borat" mischiava scene assolutamente improvvisate con scene fatte a mo' di documentario con un protagonista che fa finta di essere kazako non solo con lo spettatore e anche con scene normali da film comico, con attori e tutto, risultando un film originale e divertente, ma soprattutto carico di una forte critica sociale di un'America che, paragonata con il Kazakistan, sembra un paese quasi barbaro. "Borat" comunque ne aveva di difetti: forse troppe battute sul sesso (anche se tutte molto azzeccate), esagerazione ed estremizzazione dello stereotipo kazako fino quasi a trascurare il vero scopo della pellicola, e soprattutto il fatto che alcune delle scene che fanno più dire "Ma dai, ma non è possibile" sono fatte con degli attori e non dal vero come, per esempio, la mia scena preferita del film: il discorso al rodeo. "Borat" aveva uno scopo di critica sociale, ed era un VERO film. "Brüno"... No! "Brüno" (che tra l'altro è il nome di mio fratello, senza l'ümlaut però) è un assoluto aborto di natura: coraggioso solamente perché mostra battute e immagini sessuali fini a sè stesse e che non fanno nemmeno ridere, ed inoltre quasi nessuna delle scene qui mostrata è "vera", come invece in "Borat" e ciò si può capire da tanti piccoli particolari. Un semplice esempio potrebbe essere quello della casa degli scambisti: nei ritrovi di scambisti è impossibile portare la telecamera. Poi ce ne sono altre ma questo putridume mi ha lasciato talmente basito che non posso commentare altro, seriamente. Lo sconsiglio vivamente, al contrario dell'imperdibile "Borat".
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