Bellamy

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Un altro colore della menzogna Valutazione 3 stelle su cinque

di Francesco2


Feedback: 41450 | altri commenti e recensioni di Francesco2
venerdì 24 giugno 2011

Non mi pare propr una delle migliori opere del regista , che qui appare e forse è un "giallista", etichetta che rischia di precludere un interesse più approfondito per determinate opere. Tra queste c'è il film che ho citato nel titolo di questa recensione: anche in questo caso non sappiamo se e  perché il personaggio di Gamblin stia mentendo: il tutto è reso più interessante dal ruolo che avrebbe o meno avuto nella scomparsa del barbone. Si potrebbe ipotizzare un paragone coi "Soliti sospetti", dove si ha una storia raccontata da Kaizer Sosa e bisogna valutarne la veridicità: ma qui il tutto è reso più interessante , p r esempio, dalla coesistenza di due vicende parallele, ognuna delle quali intrecciata all'altra. Se per esempio il barbone si fosse suicidato per davvero, che ruolo avrebbe avuto Gamblin? Ma in questo caso, perché rivolgersi a Bellamy?
Accanto a questa storia, Chabrol ne inserisce un'altra (Relativamente) di sfondo: quella del fratello del protagonista, un giovane (Ma non troppo) maledetto (Un pò troppo) stile baudeleriano, La dialettica tra i due, in realtà. se c'è è piuttosto annacquata, e certi (Ma non tutti) i personaggi appaionopiù prevedibili di quelli come il film citato, "La ceremonie", "Grazie della cioccolata", forse "Il fiore del male". Nel finale, la frase "Ha avuto l'ultima parola", successiva rispetto ad una scena che richiama il miglior Chabrol, sembra suggerire che paradossalmente entrambi i "casi" sono risolti: Bellamy ha raggiunto il proprio scopo nella (Relativa) ordinarietà di poliziotto, il fratello si è ritagliato uno spazio da vincitore perdendo un'altra lotta, a differenza per esempio della Bonaiuto nell'"Amore molesto", che (Ri) trova sé stessa decodificando morte (E vita?) della madre; è un finale diverso da altri chabroliani, dove chi fosse assetato di morte falliva un nuovo tentativo (La Huppert in "Merci pour le chocolat"); od ove la Bonnaire riceveva una "Semplice" confessione che dava un (Non) senso  alle piccole e grandi bugie della (Tanto per cambiare) provincia francese.

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