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Bastardi senza gloria: una passione infiammabile

Quentin Tarantino uccide Hitler e brucia la storia del cinema dentro una sala d'essai e a capo di un esercito di "cacciatori professionisti".
di Marzia Gandolfi

(Ri)girare la storia
Brad Pitt (William Bradley Pitt) (60 anni) 18 dicembre 1963, Shawnee (Oklahoma - USA) - Sagittario. Interpreta Il tenente Aldo Raine nel film di Quentin Tarantino Bastardi senza gloria.

lunedì 21 settembre 2009 - Incontri

(Ri)girare la storia
Uccidere Hitler, vendicare gli ebrei, risarcire i vinti, bruciare la storia degli uomini e quella del cinema, per questo combattono l'esercito e la resistenza apache di Quentin Tarantino, appostati e agguerriti dietro le linee nemiche e dietro lo schermo. Dopo il cinema vintage di Grindhouse, il regista americano si sposta ancora più indietro nel tempo e interviene con le parole e le immagini sul passato, facendo esplodere gli equilibri della memoria e rigenerando l'immaginario. Brucia 350 pellicole al nitrato di cellulosa per farne una sola e per "fare giustizia". Dietro alla sua sporca dozzina, che arruola attrici capaci di "improvvisare" dentro il cinema tedesco degli anni Quaranta e critici cinematografici abili ad interpretarlo, c'è una sala d'essai che protegge Shosanna Dreyfus, una giovane donna ebrea scampata alla morte, e che accoglierà una pellicola di propaganda nazista.
Archiviato, almeno in trincea, il pulpismo e deluso qualche effimero (e svogliato) adepto, Tarantino gira il suo capolavoro e riconferma la sua passione infiammabile per il cinema, tracciando un bilancio, sia pure provvisorio, delle tematiche affrontate e delle proprie soluzioni estetiche. Sfidando le nostre pigrizie mentali e visive, Bastardi senza gloria smentisce e contraddice magnificamente il cinema di Tarantino. Impossibile rimanere delusi dal fascino esplosivo e insinuante del film, radicale e provocatorio, armato e disarmato, riconoscibilissimo (come film di Tarantino) ma nudo. Lasciati decantare gli entusiasmi apologetici di Kill Bill e Grindhouse, Tarantino si rimette in discussione, fino a bruciare. Dietro allo schermo, dentro le trincee e sotto la pellicola si nasconde (ancora e sempre) l'ardente investigazione del cinema, della sua natura e della sua pratica. A Roma con Eli Roth, Tarantino non trattiene energia e passione e si confessa, con grazia struggente, ardente.

Immaginando (di uccidere) Hitler
Quentin Tarantino: Quando iniziai a scrivere la storia di Bastardi senza gloria non immaginavo certo che sarai andato così lontano dalla verità storica, improvvisamente invece i miei personaggi cominciarono a scrivere una storia alternativa e io li seguii, come faccio sempre. Insomma non ci vedevo nulla di male nell'assecondarli, volevo fare un film con un gruppo di uomini e una missione, idealmente vicino a Quella sporca dozzina o Quel maledetto treno blindato. Non credo che Bastardi senza gloria susciterà polemiche di ordine storico. Stabilito genere, "esercito" e incarico ho pensato che sarebbe stato cool "arruolare" un gruppo di soldati ebrei impegnati in una resistenza apache: scalpi, violenza, corpi smembrati, la loro leggenda che cresce e che terrorizza l'esercito tedesco. I miei personaggi non sono mai esistiti ma se lo fossero avrei voluto che si comportassero come hanno fatto. E ancora, se fossero esistiti quello che accade nel film sarebbe stato assolutamente plausibile. Insomma perché fare un altro film storico, ne avevo gia visti tanti e tutti raccontavano la stessa storia, con Bastardi senza gloria volevo affrontare la stessa vicenda storica da un altro punto di vista, ribaltare il cliché dell'ebreo soccombente.

Critici alla guerra
Quentin Tarantino: Girando un film così "cinematografico" non potevo certo omettere la figura del critico e Michael Fassbender mi sembrava l'attore adatto a interpretarlo, col suo tedesco così perfetto e la sua passione per Pabst. Il mio rapporto coi critici lo definirei buono, tra di loro in America annovero diversi amici e confesso che se non facessi il regista sarei certamente un critico. Amo scrivere il cinema e scrivere di cinema e sto seriamente considerando di passare dall'altra parte una volta andrò in pensione. Io con la critica ho un rapporto chiaro perché ho una voce chiara. Ormai ho capito che mi amano o mi odiano, non mi possono ignorare. In ogni caso trovo le critiche piene di suggerimenti stimolanti. Nel 1995, a proposito di Pulp Fiction, un critico scrisse: "Tarantino non saprà mai creare suspense perché ama troppo i dettagli". Quando ho scritto Bastardi senza gloria ho ripensato a quell'appunto e ho deciso che avrei lavorato proprio sulla suspense. Amo la critica fatta sui giornali, mi spiace solo che tanti giornalisti siano passati a internet. A me la rivista piace cartacea e adoro sfogliarla a letto. Tornando al film, l'idea di far morire il critico di Fassbender in quella taverna non è stato uno scherzo crudele, semplicemente la sua conoscenza del cinema tedesco lo rendeva idoneo più di altri a portare avanti quella missione, l'Operazione Kino. Peccato solo che faccia quel piccolo errore...

Scrivere il cinema
Quentin Tarantino: Le ragioni che mi spingono a scrivere di cinema sono molte ma su tutte domina il mio amore per quest'arte, il desiderio forte di mettermi alla prova e di sperimentare. Io sono una sorta di aspirapolvere e fin da bambino ho respirato cinema e sono stato influenzato da tutto il cinema del mondo, penso ad esempio a Melville in Francia o a Fernando di Leo in Italia, e adesso tutto quel guardare finisce nelle mie pellicole. Il momento più bello, quando scrivo e richiamo alla mente tutti quei fotogrammi, è quando arriva l'idea. L'eureka è come un dono di dio che ti bussa alle spalle. Per Bastardi senza gloria il mio "ho trovato" è stato quello delle pellicole infiammabili in sostituzione dell'esplosivo, sarebbe stato il cinema a determinare la caduta del Terzo Reich. Non volevo fare il solito film antimilitarista né tanto meno un film a tesi, volevo affrontare un periodo storico riempiendolo con le mie idee e i miei personaggi. L'espediente delle pellicole andava appunto in questa direzione.

Maturità
Maturità? Io non credo che un regista faccia prima film divertenti e poi più solenni. Personalmente, credo che Jackie Brown sia stato il mio film più maturo. Poi ho fatto Kill Bill, un tributo alle arti marziali. Non voglio seguire un percorso tracciato da altri, voglio andare avanti e indietro e fare soltanto quello che mi piace.

Film nel film
Eli Roth: Non è la prima volta che giro un fake, lo avevo già fatto con Tarantino dirigendo il finto trailer di Grindhouse. Quando iniziammo a girare Bastardi senza gloria, Quentin era davvero troppo impegnato per poter pensare di girare lui stesso "il film nel film" così, dal momento che sarei rimasto a Berlino sei mesi, chiese a me di occuparmene. Sentivo una doppia responsabilità, volevo girare un film che colpisse Tarantino e contemporaneamente un film che impressionasse il Fuhrer. Mi sono trovato a vivere una situazione paradossale: un regista non ebreo che scriveva un film sugli ebrei e un regista ebreo che ne dirigeva uno sui nazisti. Ho cercato di renderlo "molto nazista", doveva essere un film di propaganda interpretato dal divo di regime, e per questo l'ho riempito di svastiche. Lavorare con Quentin è stato come seguire un corso di regia con un maestro. Era magnifico essere simultaneamente regista e attore, il suo attore. Ricordo che mi diede una pagina del copione e mi disse: "Questo è il DNA del tuo personaggio". Dovevo conoscerlo come fosse il mio miglior amico. Il primo giorno di set mi chiese: "Chi sei? Raccontati". Se non avessi risposto correttamente sono quasi certo che mi avrebbe cacciato dal set. Ha una cura incredibile per i suoi personaggi e nessuno li conosce meglio di lui.

I sogni son "desideri"
Eli Roth: Quando ero bambino mi capitava spesso di fare un sogno in cui ammazzavo tutti i nazisti. La chiamavo la mia fantasia kasher e non immaginavo certo che da adulto mi sarei ritrovato a interpretare un personaggio che ha in qualche modo "realizzato" quel sogno. Questo capitava perché la mia famiglia fuggì dall'Europa e dalla furia nazista negli anni della guerra e trovò rifugio a New York. Sono perciò cresciuto con i racconti dei miei nonni e ho finito per interiorizzare le loro parole piene di dolore e paura. Relativamente al film, è interessante notare come le gesta raccontate in Bastardi senza gloria abbiano acceso fantasie e immaginario dello spettatore, desideroso di riscrivere la storia e di intervenire perché l'orrore perpetrato non sia più.

L'(h)orrore
Il mio prossimo progetto sarà senza dubbio un film di fantascienza a cui farà seguito un magnifico dessert: un horror rosso sangue all'interno del quale troverà parte Quentin Tarantino. Ho intenzione di scrivere una morte degna del suo genio. Spesso vengo accusato di girare film estremi, violenti ma io mi limito a rappresentare la violenza, il vero orrore è quello dell'Olocausto, quello che si è consumato ai danni del popolo ebraico.

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