Whatever Works - Basta che funzioni

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Un film di Woody Allen. Con Ed Begley Jr., Patricia Clarkson, Larry David, Conleth Hill, Michael McKean.
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Titolo originale Whatever Works. Commedia, durata 92 min. - USA, Francia 2009. - Medusa uscita venerdì 18 settembre 2009. MYMONETRO Whatever Works - Basta che funzioni * * * - - valutazione media: 3,47 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Prendersi in giro……. Valutazione 4 stelle su cinque

di Lisbeth


Feedback: 15 | altri commenti e recensioni di Lisbeth
domenica 20 settembre 2009

Prendersi in giro, questa è la chiave,Woody ci riesce ancora, e lo fa piazzando a ripetizione lungo tutto il film una sublime autoaffermazione: io sono un genio. E cosa fa un genio? Ha gli anni che bastano per fregarsene di tutti,vive a Manhattan in un appartamento usa e getta,è sciancato da un tentativo malriuscito di suicidio e neanche il secondo andrà a buon fine,quando si lava le mani canta sempre Happy birthday To You e insegna a giocare a scacchi a pagamento per strada a ragazzetti,regolarmente perdendo la pazienza e insultando gli alunni testoni.Questo “genio” che vive per dimostrare la casualità dell’ordine cosmico,rompe la quarta parete e guarda in sala noi spettatori,ci addita agli amici nella prima scena e poi agli ospiti nell’ultima, ma questi non ci vedono, è lui,il “genio”, quello che ha “lo sguardo d’insieme” e solo lui può dirci:guardate cosa succede di totalmente insensato al mondo, basta che uno spermatozoo prenda una strada invece che un’altra e tutto può essere o non essere.Dunque specchiatevi, gente, e meditate.Il gioco del non sense parte da lì,e il “genio” sposa,o meglio,si fa sposare,da un concentrato di leggerissima nullità e avvenenza che è Mélody(poteva avere altro nome?certo che no), lui che vorrebbe invece starsene in pace da solo.Ma il Fato bussa alla porta con l’attacco della V di Beethoven e scombussola le carte.Si aprono piste impensabili un attimo prima,e una madre morigerata e mollata dal marito per la sua migliore amica si scopre una potente vocazione artistica e sessuale, entrambe felicemente conciliate e appagate;un padre si decide a riconoscere la propria omosessualità e viverla in pace; Mélody la smette di citare,storpiandole, le teorie scientifiche del marito e comincia a sbaciucchiare l’attor giovane, bello e romantico;Boris,il genio,dopo un accurato lavaggio delle mani,lasciato da Mélody si butta dalla finestra e cade su una medium che sposerà, probabilmente,quando lei toglierà i gessi, esito della rovinosa caduta di Boris stesso sulla sua persona passante, per caso, sotto quella finestra.La roulette della vita continuerà a girare, tutto lascia presumerlo,e se quello che è già successo dopo un po’ smetterà, come sempre, di stupirci, a Capodanno staremo tutti insieme appassionatamente a festeggiare l’anno che se n’è andato. E così, ci dice Boris (almeno a chi è rimasto in sala) festeggiamo la morte che si avvicina, e questo non sembra proprio avere nessun senso, a meno che non ci decidiamo tutti a conquistarci “uno sguardo d’insieme”, giocando a scacchi con il caso (o la morte?fa lo stesso, siamo a Manhattan non in Svezia!).Il genio è tutto lì.Basta che funzioni, Whatever Works,il grande Woody torna alla grande e un copione stagionato per trent’anni ora produce un film teatrale dove tutto si tiene in un gioco seducente e solo apparentemente leggero.Sulla scena sentiamo e vediamo sempre lui,la sua psicopatologia della vita quotidiana ci travolge con raffiche di parole che vorremmo trattenere tutte nella memoria.Un film da “leggere”,una sceneggiatura da procurarsi a tutti i costi e tenerla sul comodino.

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andrea d lunedì 21 settembre 2009
per lisbeth
100%
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0%

Assolutamente d'accordo, un film teatrale solo apparentemente leggero. Il monologo metalinguistico iniziale è una vera bomba, così come quello del congedo finale. Ed è vero che è un film da leggere perché Allen è un regista-scrittore, la forza sta tutta nel testo.

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lisbeth lunedì 21 settembre 2009
la misura del genio
100%
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0%

Sì Andrea,contenta che tu sia d'accordo e d'accordo io con la tua puntuale e ben sostenuta lettura del film. Allen, se ci pensiamo, ribalta il solito chichè che spesso fa di un libro la partenza e del film l'arrivo, con la ridda dei dibattiti (spesso insensati) su quale dei due sia migliore. Con Woody è il film che può approdare al libro, e nessuno ci perderebbe. Come con un libro, il dialogo con un suo film richiede concentrazione,attenzione e gusto per la scoperta.In caso contrario e in mancanza di voglia d'impegnarsi, si ride e sorride comunque alla grande,e questo sì, è la misura del genio.

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andrea d lunedì 21 settembre 2009
vero
100%
No
0%

I dibattiti che vengono fuori quando si confrontano libri e film tratti da libri si fondano tutti sull'errore che sta nel non capire che sono linguaggi di natura diversa, e soprattutto nel sottovalutare le potenzialità del cinema, la cui immagine è vista come qualcosa di realistico che frena l'immaginazione, che invece viene utilizzata al meglio dal lettore nel fantasticare su quello che legge. L'immagine del cinema è invece qualcosa da "leggere" e interpretare, se il film in questione è ben girato, ed è una fusione di più linguaggi, quello visivo, quello musicale, e quello letterario, che in autori come Allen prende il primo posto. Come hai detto, i dialoghi che scrive sono degni di quelli di un romanzo, perché fondamentalmente Woody è un grande scrittore.

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megliosenza sabato 26 dicembre 2009
non può esservi piaciuto per i monologhi!
13%
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87%

il film è bello e lo consiglio a chiunque, ma non per quegli assurdi sproloqui del protagonista (che non hanno nessun senso, dato che è pazzo), ma per l'ironia semplice, "idiota", delle situazioni che si creano. Si ride per battute dalla grana grossa (es: "tua madre è un uomo?"), non per finezza ed arguzia. Dialoghi dieci e lode, questo è Allen puro, ma con una leggerezza infinita. Andate a vederlo, vi divertirete. Se proprio vogliamo trovare un valore al film sul senso della vita, non lo cercherei nell'assurdo arzigogolamento sulla casualità, ma nella realizzazione che ci dà il vivere liberamente quello che ci sentiamo di essere in ogni momento. Cioè si è felici tanto quando si sposa un 50enne a vent'anni, quanto quando lo si lascia nell'innamorarsi di un coetaneo; o si è felici quando ci si scopre gay, dopo essere stati una vita felici e sposati con una donna "per circostanza" (serve l'esempio umano del nostro conduttore televisivo italiano per confermarlo?). [+]

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