Il manga di Osamu Tezuka dopo essere diventato serie tv ora è un film
Moderno con il cuore anni '50, visionario di una visionarietà vecchio stampo e profondamente revisionista delle mitologie originali Astro Boy viene tradotto dal giapponese all'americano non senza problemi. Se il cuore del look è tutto debitore ai disegni originali del creatore Osamu Tezuka, molti dei dettagli e dei particolari sono stati profondamente rivisti per il pubblico moderno.
Proprio nell'operazione di rivisitazione del classico sta la parte più interessante di un film che all'animismo originale contrappone la morale a stelle e strisce e non solo. Anche il modo in cui le bizzarre forme tezukiane vengono portate nel razionale mondo dell'animazione in CG (dove non si può barare e ogni forma ha delle conseguenze su tutti i movimenti) ci parla molto di come oggi possiamo intendere l'animazione rispetto a ieri, quali siano i suoi confini e quali i suoi ambiti d'elezione. Valeva la pena andare a prendere Astro Boy e tradurlo nel nuovo linguaggio? Può un'opera simile (disegnata a mano e giapponese) diventare qualcosa di americano e tridimensionale?

Le ispirazioni dell'arte classica giapponese
Le ispirazioni ovviamente vengono dal mondo del Giappone e non solo da Osamu Tezuka. Il character designer Louis Grane confessa infatti di aver pensato alle opere dello scultore nippoamericano Noguchi al pari di artisti classici giapponesi come Hokusai e Kurioshi, perchè tutti quanti "utilizzano forme semplici che sono piatte ed espressive al tempo stesso". L'idea quindi era di avere un cartone in CG con personaggi tridimensionali che però fosse al tempo stesso dotato di uno stile visivo piatto come le opere tradizionali nipponiche.
Per Astro invece sembra che all'inizio l'idea fosse di dargli un'età leggermente più avanzata dell'originale in modo da conquistare una fetta di mercato più ampia. Ci sono state diverse prove anche e soprattutto per il costume, usare il classico look non sembrava opportuno, un ragazzo che vola in mutande e al tempo stesso dargli dei vestiti ha posto non pochi problemi. La decisione finale come si può vedere conserva in molti sensi il design originale contaminandolo con elementi di tecnologia più moderna in linea con il progetto generale di un film che sappia portare idee anni '50 nell'era moderna.
Astro Boy era figlio dell'era atomica, era anche detto il "bambino dell'atomo", in un paese (inutile ricordarlo ancora) che aveva subito l'atomica. Era un Pinocchio tra la paura delle potenzialità distruttive della tecnologia e la speranza che questa possa avere una dimensione emotiva o, per dirlo con altre parole, umana. Potente e disperato. Un Astro Boy moderno e americano è potente ed esaltato da questo potere.

Forme impossibili
Contrariamente al protagonista i personaggi accessori come il dr. Tenma sono stati realizzati pensando alla forma che hanno: "Visto da davanti sembra uno stecchino mentre di profilo ha tutta un'altra forma" invece il dr. Elefun ha un naso talmente grosso che in un cartone in CG tende a coprirgli occhi, al contrario di quanto accade nell'animazione a mano dove si può barare e spostarlo leggermente in modo che non ingombri mai.
E' stata una lotta tra le esagerazioni del design originale di Osamu Tezuka, la volontà di mantenere un design piatto e fondato su forme e linee molto semplici e infine le esigenze di un cartone in CG. Anche il cane-cestino della spazzatura vive di questa dissociazione, limitatissimo nei movimenti dalla sua apparenza ma necessariamente attraente e tenero come un cagnolino dovrebbe essere.
La spasmodica ricerca di una fusione che appare impossibile però non sembra aver partorito un ibrido memorabile come del resto il precedente exploit di David Bowers (Giù per il tubo) non sembra essere stato in grado di creare un ibrido visivamente interessante tra l'animazione stop motion in stile Aardman e la CG.