andyzerosettesette
|
sabato 13 febbraio 2010
|
ancora una terra di mezzo per peter jackson
|
|
|
|
Aiutato dall’ambientazione anni 70 e dall’immaginario post-hippy della protagonista adolescente in quel periodo, Peter Jackson disegna un limbo sovrabbondante e popolato di simboli, onirico e barocco, dove ogni tanto si ha la sensazione che potrebbe effettivamente non sfigurare un hobbit o un orchetto (dev’esserci una qualche inevitabile parentela con gli effetti speciali della trilogia di Lord of The Rings).
Il mondo di Susie Salmon, non più viva ma incapace o impossibilitata a staccarsi del tutto dai suoi legami terreni, si intreccia con le vite distrutte e con l’elaborazione del lutto dei suoi familiari e con la lucida serialità omicida dello psicopatico della porta accanto che l’ha uccisa (uno Stanley Tucci capace di comunicare una freddezza glaciale).
[+]
Aiutato dall’ambientazione anni 70 e dall’immaginario post-hippy della protagonista adolescente in quel periodo, Peter Jackson disegna un limbo sovrabbondante e popolato di simboli, onirico e barocco, dove ogni tanto si ha la sensazione che potrebbe effettivamente non sfigurare un hobbit o un orchetto (dev’esserci una qualche inevitabile parentela con gli effetti speciali della trilogia di Lord of The Rings).
Il mondo di Susie Salmon, non più viva ma incapace o impossibilitata a staccarsi del tutto dai suoi legami terreni, si intreccia con le vite distrutte e con l’elaborazione del lutto dei suoi familiari e con la lucida serialità omicida dello psicopatico della porta accanto che l’ha uccisa (uno Stanley Tucci capace di comunicare una freddezza glaciale). Il percorso verso il ritorno alla normalità per chi ha perso una figlia quattordicenne è una sfida difficile, e i genitori lo affrontano in modo differente, si potrebbe dire l’uno seguendo l’archetipo della fuga e l’altro della lotta: dei due si fa apprezzare maggiormente il secondo, ossia il padre, per il maggiore spazio a lui riservato nel plot e per l’interpretazione attoriale di Marc Wahlberg. Ma affrontare la propria morte è complicato anche per la stessa Susie, in qualche modo prigioniera di un mondo perfetto come la boccia di vetro che la affascinava da bambina. Alla fine, sebbene non si possa parlare di happy end in senso classico, la via di uscita implicitamente suggerita al dolore e al male, è l’amore e la creazione di legami fra gli individui. Sembra scontato, ma ci si commuove, in modo mai melenso o melodrammatico, e il colorato mondo di mezzo rimane un bel ricordo, forse un rifugio per i propri sogni.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a andyzerosettesette »
[ - ] lascia un commento a andyzerosettesette »
|
|
d'accordo? |
|
ace87
|
giovedì 18 febbraio 2010
|
sono i legami i nostri amabili resti
|
|
|
|
Dopo spettacoli come Il Signore degli Anelli o l'ultimo King Kong, Peter Jackson presenta una storia tanto realistica e drammatica, quanto colma di spazi di altra dimensione. L’autrice del libro che da il titolo ad entrambi i lavori, realmente vittima di uno stupro, narra dello spirito della 14enne Susie, che da una sorte di Limbo ultraterreno (il suo Cielo), segue gli eventi subito successivi alla sua scomparsa per mano di un vicino di casa come altri, che prima abusa di lei, e poi la finisce. Ecco qui subito una delle prime scelte che un regista, tramutando in immagini dei fogli di carta, deve prendere, considerando tempi, metodi, stili, caratteri, idee, messaggi, forme, linee guida ed ottemperanze, da seguire.
[+]
Dopo spettacoli come Il Signore degli Anelli o l'ultimo King Kong, Peter Jackson presenta una storia tanto realistica e drammatica, quanto colma di spazi di altra dimensione. L’autrice del libro che da il titolo ad entrambi i lavori, realmente vittima di uno stupro, narra dello spirito della 14enne Susie, che da una sorte di Limbo ultraterreno (il suo Cielo), segue gli eventi subito successivi alla sua scomparsa per mano di un vicino di casa come altri, che prima abusa di lei, e poi la finisce. Ecco qui subito una delle prime scelte che un regista, tramutando in immagini dei fogli di carta, deve prendere, considerando tempi, metodi, stili, caratteri, idee, messaggi, forme, linee guida ed ottemperanze, da seguire. Cose non da poco, se si tiene valida la non semplicità del genere di romanzo trattato, e della sua trama. L’aver rischiato, merita già un plauso al Direttore.
Infatti Jackson, ha il merito a mio parere di esser riuscito ad emozionare, a catturare, ed a portare a termine il lungometraggio senza mai calcare troppo la mano con melodrammi, disperazioni, violenze o quant’altro, che avrebbero deviato il film. Sono diverse le scene in cui la mano del regista va ad aggiungere qualcosa a quella della scrittrice, ma è giusto così. E’ giusto che una pellicola aggiunga Qualcosa, non si può criticarla perché “fa a pezzi” un racconto: va invece criticata, semmai, la bravura o meno nel riuscire ad incatenare capitoli, peraltro tenendo conto della loro complessità. Va valutato il Film perché tale. Sublimi alcune scene nell’ “azzurro orizzonte”, che il piccolo Buckley sembra già conoscere, divertenti le gag della “giovane” nonna, da onorare la descrizione dell’omicidio, da incorniciare la tensione di alcuni momenti “thriller”, da apprezzare la ricreazione degli usi e costumi negli anni ’70, non troppo pesante il dolore dei genitori, perché è altro che si vuole sottolineare. Coraggiose insomma le scelte intraprese, e ben ripaganti a mio avviso; se posso permettermi, tranne una presa negli ultimi minuti del film, che non svelo per non rovinarne la visione, la quale sinceramente nemmeno mi ricordo se fosse presente o meno nelle pagine che ho letto in precedenza, e non vado neanche a rivederle: perchè un motivo per il quale il regista, che ha vinto 11 oscar con Il Ritorno del Re, ha deciso di inserirla, ci deve pur essere. Poi si può criticare od apprezzare, per carità. Ma che brutto ricondurre il giudizio a quanto immaginato ad occhi aperti leggendo: è come - sputare addosso al Cinema -. E’ vero che forse lo svolgimento risulta un po’ troppo frazionato, giudicando tecnicamente, ma ripeto, non era semplice colpire nel segno. Io sento di incoraggiare ancora Peter ed il suo cinema, e di complimentarmi, tra l’altro, con l’abilità metamorfica di S. Tucci.
L’ossessionato e malefico assassino, farà i conti con le intuizioni dei Salmon, vicini di casa, che lo costringeranno a scappare. Scapperà ancora, ma continuerà col suo istinto diabolico. Lo Spirito ormai apparentemente impotente della povera adolescente, è stato strappato troppo presto dalla Vita, così come le vittime precedenti. Chissà se a pretendere giustizia sia proprio Lui, o solamente noi, o desolatamente “il caso”. Sta di fatto che lascerà veramente questa dimensione per il Paradiso, solo quando nessuna Risposta potrà conciliare i suoi cari più dei legami che si formeranno, o si ricreeranno, dopo che tutti (noi compresi) avranno capito che niente riporterà loro Susie Salmon, “come il pesce”.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ace87 »
[ - ] lascia un commento a ace87 »
|
|
d'accordo? |
|
el diablo
|
mercoledì 17 febbraio 2010
|
da vedere
|
|
|
|
A me il film è piaciuto, anche se chi ha letto il libro mi ha riferito che il regista ha voluto giocoforza cambiare qualcosa e interpretarla diversamente...ma è sempre cosi quando si gira un film visto che in due ore si deve cercare di sintetizzare tutto mentre nel libro si da maggiore spazio all'immaginazione e alla descrizione minuziosa!Nel complesso il film è fatto bene,buoni i dialoghi, stupenda la fotografia, deliziosa la ragazzina protagonista! La tensione c'è e si avverte soprattutto nella scena dell'uccisione della ragazzina e quando la sorella va a casa dell'assassino!
Il senso che il regista ha voluto dare è quello dell'esistenza di una vita dopo la morte..dell'esistenza del paradiso che ci attende( nn a tutti!) e del problema della brutalità umana.
[+]
A me il film è piaciuto, anche se chi ha letto il libro mi ha riferito che il regista ha voluto giocoforza cambiare qualcosa e interpretarla diversamente...ma è sempre cosi quando si gira un film visto che in due ore si deve cercare di sintetizzare tutto mentre nel libro si da maggiore spazio all'immaginazione e alla descrizione minuziosa!Nel complesso il film è fatto bene,buoni i dialoghi, stupenda la fotografia, deliziosa la ragazzina protagonista! La tensione c'è e si avverte soprattutto nella scena dell'uccisione della ragazzina e quando la sorella va a casa dell'assassino!
Il senso che il regista ha voluto dare è quello dell'esistenza di una vita dopo la morte..dell'esistenza del paradiso che ci attende( nn a tutti!) e del problema della brutalità umana.Una pellicola che mi sento di consigliare vivamente!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a el diablo »
[ - ] lascia un commento a el diablo »
|
|
d'accordo? |
|
ilpredicatore
|
domenica 14 febbraio 2010
|
tra viale del tramonto e always c'è peter jackson
|
|
|
|
Tra la vita e la morte, il concreto e l’astratto, tra un mondo cupo, inesorabilmente malvagio e pericoloso e una sorta di limbo dove la realtà si contorce, le disperazioni degli uomini si concretizzano ed è lo stato d’animo a creare paesaggi ed atmosfere, ci sono Susie Salmon e la mano diligente di Peter Jackson. Tratto dal primo romanzo di Alice Sebold, realmente vittima di uno stupro, il film racconta attraverso le parole della quattordicenne Susy (come in Viale del Tramonto) del suo omicidio e di ciò che è avvenuto dopo. Se dietro la macchina da presa c’è la mano sempre vigorosa e imponente di Jackson, il film si apre con intima semplicità, incentrandosi su una famiglia benestante e sui suoi piccoli e quotidiani screzi.
[+]
Tra la vita e la morte, il concreto e l’astratto, tra un mondo cupo, inesorabilmente malvagio e pericoloso e una sorta di limbo dove la realtà si contorce, le disperazioni degli uomini si concretizzano ed è lo stato d’animo a creare paesaggi ed atmosfere, ci sono Susie Salmon e la mano diligente di Peter Jackson. Tratto dal primo romanzo di Alice Sebold, realmente vittima di uno stupro, il film racconta attraverso le parole della quattordicenne Susy (come in Viale del Tramonto) del suo omicidio e di ciò che è avvenuto dopo. Se dietro la macchina da presa c’è la mano sempre vigorosa e imponente di Jackson, il film si apre con intima semplicità, incentrandosi su una famiglia benestante e sui suoi piccoli e quotidiani screzi. Poi, quasi improvvisamente, il fatto, la tragedia, lo smarrimento e quindi il dolore. Ed è qui che il film decolla, con la giovane Susy, confusa e in seguito adirata, divisa tra due mondi, col suo assassino che cerca (invano) di non attirare i sospetti su di sé e con la telecamera che segue le reazioni, le angosce, l'ostinazione di un padre e la rinuncia di una madre ad affrontare la dura verità. Una storia così era davvero difficile da portare al cinema e perfino con uno come Peter Jackson qualcosa in effetti non è riuscito, ma il regista ha fatto meglio di quanto avrebbero potuto fare molti altri (immaginatevi un Malick o un Aronofsky dietro un film del genere…). Dopo il Signore degli Anelli e lo splendido e sottovalutato King Kong, Jackson solo in apparenza sembra essere tornato ai tempi di Creature del Cielo con un film “piccolo” e “terreno” per così dire, ricordandoci un po' il divertente Sospesi nel tempo e con buone familiarità con l’incisivo e spielberghiano Always, ma invece Amabili Resti è un altro film “grande”, magniloquente, con momenti cupi, teso, maestoso, corale con i personaggi che hanno ciascuno il loro momento (come nella trilogia tolkeniana e in King Kong tutti bene o male riescono ad essere protagonisti, una delle grandi qualità del regista neozelandese), e con un vitale schizzo fantasy. Certo al film qualcosa purtroppo manca, forse non si esce dalla sala con le sensazioni che avrebbe dovuto suscitarci, forse manca proprio quel fare intenso e struggente particolarmente efficace nel finale di King Kong, ma più di così non era lecito aspettarsi. Rimane impressa la dimensione onirica in cui la protagonista precipita dopo la morte, davvero fenomenale, incantevole e a tratti emozionante con giganteschi Galeoni in bottiglia che galleggiano sulla riva del mare, un gazebo al centro di un lago romantico, cieli sognanti, climi e stagioni che si mischiano e si sovrappongono, confermando sempre di più lo sguardo originale e visionario del regista. Due le scene dalla tensione ben orchestrata: quella all’interno di una struttura sotto terra e quella in cui la sorella della protagonista si trova in casa dell’assassino. Ottimo il cast, una conferma Saoirse Ronan dopo la sorpresa in Espiazione, ma eccezionale anche la performance di Stanley Tucci che offre una meticolosa calata nei panni che ha fame di Oscar, e in gran forma come sempre Susan Sarandon, sprizzante e fiorente come un buon vino d’annata.
[-]
[+] visto il film
(di pastierinanapoletana)
[ - ] visto il film
|
|
[+] lascia un commento a ilpredicatore »
[ - ] lascia un commento a ilpredicatore »
|
|
d'accordo? |
|
paolo bisi
|
mercoledì 7 settembre 2011
|
magia e tensione per il capolavoro di jackson
|
|
|
|
Susie Salmon è una ragazzina di 14 anni che cresce nella tranquilla realtà di Norristown, Pennsylvania, con la passione per la fotografia e l'amore, non ancora ricambiato, per Ray. Il 6 dicembre del 1973, come dice la voce narrante della protagonista, attirata in una piccola costruzione sotterranea in aperta campagna, viene violentata e uccisa dal vicino di casa. Non più in vita, ma non ancora in paradiso, intrappolata in una sorta di limbo, riesce ad assistere alla sofferenza della famiglia, e ad indicare l'identità dell'assassino e la via per continuare a vivere senza di lei. Alcuni anni dopo la realizzazione di film spettacolari e commerciali come "Il Signore degl Anelli" e "King Kong" torna alla regia Peter Jackson, con un film assolutamente originale, decisamente il suo migliore, che insieme ad Avatar di James Cameron, riesce segnare una svolta nella storia del cinema.
[+]
Susie Salmon è una ragazzina di 14 anni che cresce nella tranquilla realtà di Norristown, Pennsylvania, con la passione per la fotografia e l'amore, non ancora ricambiato, per Ray. Il 6 dicembre del 1973, come dice la voce narrante della protagonista, attirata in una piccola costruzione sotterranea in aperta campagna, viene violentata e uccisa dal vicino di casa. Non più in vita, ma non ancora in paradiso, intrappolata in una sorta di limbo, riesce ad assistere alla sofferenza della famiglia, e ad indicare l'identità dell'assassino e la via per continuare a vivere senza di lei. Alcuni anni dopo la realizzazione di film spettacolari e commerciali come "Il Signore degl Anelli" e "King Kong" torna alla regia Peter Jackson, con un film assolutamente originale, decisamente il suo migliore, che insieme ad Avatar di James Cameron, riesce segnare una svolta nella storia del cinema. L'opera infatti non delude le attese, con una trama intrigante, un'ottima sceneggiatura, ma soprattutto una qualità di immagini che raramente si era vista sul grande schermo. Le sequenze del limbo, girate tutte con la tecnica del live-action, unite alla voce narrante di Susie, sono qualcosa davvero da ricordare. Ottimo cast di attori, tra i quali spicca in maniera netta la superba interpretazione di un irriconoscibile Stanley Tucci. Unici piccoli nei del film, la sequenza con Susan Sarandon e il finale con la punizione "divina" per l'assassino, ma è decisamente troppo poco per criticare un'opera che sicuramente sarà di grande importanza per l'evoluzione del cinema e rappresenterà per sempre un punto di riferimento.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a paolo bisi »
[ - ] lascia un commento a paolo bisi »
|
|
d'accordo? |
|
sylya
|
lunedì 11 marzo 2013
|
tentativo di giustificare l'improbabile
|
|
|
|
Se questo film inizia in modo assolutamente buono, piuttosto coinvolgente e con una regia che riesce catturare l’attenzione e l’interesse dello spettatore anche grazie ad una sceneggiatura che sembra prendere una direzione originale o, se non altro, sviluppare un inconsueto modo di vedere i temi affrontati, da un certo punto in poi si perde in modo così cieco in una strada di banalità, che rasenta gli interrogativi esistenziali sulla stessa esistenza di una pellicola del genere.
[+]
Se questo film inizia in modo assolutamente buono, piuttosto coinvolgente e con una regia che riesce catturare l’attenzione e l’interesse dello spettatore anche grazie ad una sceneggiatura che sembra prendere una direzione originale o, se non altro, sviluppare un inconsueto modo di vedere i temi affrontati, da un certo punto in poi si perde in modo così cieco in una strada di banalità, che rasenta gli interrogativi esistenziali sulla stessa esistenza di una pellicola del genere.
Pervaso di una surrealtà inizialmente piacevole e via via nauseante, la storia della ragazzina protagonista di Amabili Resti diventa, da favola dai toni misteriosi e vagamente drammatici, una sorta di fiabetta stereotipata che sfiora il ridicolo con l’esclamazione gaia ed estatica di uno dei bambini del presunto mondo “aldilà”, qualcosa come «questo..è il paradisoooooo!» risate, sorrisi, sole, campo di grano, nuvolette rosa e, se possibile, anche un paio di unicorni per completare il quadretto, secondo me ci starebbero bene.
I dialoghi non sono del tutto banali, tuttavia il senso stesso del film si perde man mano che lo si guarda, divenendo un susseguirsi di eventi incomprensibili, pieno di intuizioni improbabili dei personaggi principali, che vorrebbero essere giustificate da questa sorta di comunicazione con quel mondo “di passaggio” che però, di fatto, non porta da nessuna parte. I personaggi non si sviluppano se non bidimensionalmente, fanno scelte incomprensibili, portano all’estremo ogni decisione senza ragionarla ed hanno reazioni innaturali. Alcuni, oltretutto, che inizialmente sembra siano utili ai fini della storia, si scoprono non avere il minimo senso, al punto che se non fossero comparsi, alla trama non sarebbe comunque cambiato nulla.
Un film che parli di magia e affini va bene. Un film che parla di magia ed affini usandole come pretesto per raccontare una storia che non sta assolutamente in piedi, no. Certe cose bisogna essere in grado di contestualizzarle. Il surreale è interessante, può essere bello, ma non può essere la giustificazione a qualunque cosa abbiamo voglia di portare sullo schermo, “tanto il film parla di cose che non esistono, quindi va bene”.
Quanto al finale, non mi pronuncio perchè riflette perfettamente il no sense della seconda metà di questo film, con una morale verbalmente carina ed interessante, che però non si avverte minimamente per tutto il resto del film.
Uniche note realmente positive: regia e fotografia, interessanti e scorrevoli. Il film si guarda senza noia. Almeno quello.
Assolutamente sconsigliato a chi, da un film, pretenda un minimo di profondità.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a sylya »
[ - ] lascia un commento a sylya »
|
|
d'accordo? |
|
quack
|
lunedì 12 luglio 2010
|
si continua a vivere nel ricordo della gente
|
|
|
|
L’ultimo film di Peter Jackson si interroga sul problema del ricordo dopo la morte. È la storia di Susie Salmon, uccisa brutalmente a 14 anni da un omicida seriale, George Harvey, un suo vicino di casa. Il tema fondamentale è, appunto, quello del ricordo. Susie, dopo essere stata uccisa, non si sente pronta a rompere ogni legame con i propri cari. Grazie al profondo rapporto instaurato con il padre, Susie riesce a far notare la propria presenza, e cerca di spingere Jack alla ricerca della verità. Il ricordo viene analizzato anche sotto un altro aspetto: il Sig. Harvey, dopo aver ucciso la sua vittima, può “nutrirsi del ricordo” più e più volte.
[+]
L’ultimo film di Peter Jackson si interroga sul problema del ricordo dopo la morte. È la storia di Susie Salmon, uccisa brutalmente a 14 anni da un omicida seriale, George Harvey, un suo vicino di casa. Il tema fondamentale è, appunto, quello del ricordo. Susie, dopo essere stata uccisa, non si sente pronta a rompere ogni legame con i propri cari. Grazie al profondo rapporto instaurato con il padre, Susie riesce a far notare la propria presenza, e cerca di spingere Jack alla ricerca della verità. Il ricordo viene analizzato anche sotto un altro aspetto: il Sig. Harvey, dopo aver ucciso la sua vittima, può “nutrirsi del ricordo” più e più volte. La vita è una scia di luce in perpetuo movimento, in cui ogni evento inizia e termina in un bagliore, sfuggevole e statico, e l’unico modo che l’uomo possiede per mantenere vivo tale momento è il ricordo. L’assassino di Susie ogni volta che si siede sulla poltrona di fronte alla cassaforte in cui tiene nascosto il corpo esanime della ragazza, può rivivere, con il pensiero, le emozioni e la frenesia scaturite dall’atto omicida compiuto. Anche la protagonista trova un modo per mantenere vivi i ricordi della vita: la macchina fotografica. Molto suggestiva l’immagine finale del film, in cui Susie, la quale sembra materializzarsi nella foto di sfondo, dice di aver vissuto soltanto per un istante e augura a tutti gli spettatori di poter vivere una vita lunga e felice. Vengono messe in contrapposizione due ossessioni diverse: quella del Sig. Harvey, consiste nel costruire case delle bambole, e nel progettare e costruire le trappole per le sue vittime; quella di Jack Salmon è il modellismo, realizza le navi in bottiglia, cerca di coinvolgere anche la figlia e ritiene che sia il modo migliore per infonderle coraggio e determinazione, poiché “continui finché non ce la fai”. Entrambi costruiscono qualcosa, il primo per se stesso, il papà di Susie per gli altri; ad entrambi la propria ossessione porta soddisfazione; sono due forme di evasione dalla realtà, con due conseguenze differenti, quasi opposte. Il Mondo di Mezzo immaginato dal regista può essere interpretato come un luogo in cui l’uomo è immerso nella realtà, ma ne vede soltanto la parte migliore. Susie sa di essere morta, ma permane in lei il ricordo del reale vissuto, che si rispecchia nel suo “personale mondo perfetto”. L’unica cosa che non riesce ad accettare totalmente è il Sig. Harvey e tutto ciò che si ricollega a lui. Quasi impercettibile la sottigliezza della scena nella quale il padre di Susie chiede ai passanti se hanno visto la sua bambina e Susie lo chiama dalla strada, nel suo nuovo Mondo, Jack si gira, ma l’immagine le viene portata via dal passaggio della macchina del proprio assassino. Un altro tema interessante è quello della distrazione, secondo la quale ognuno è perennemente distratto da qualcosa invece di cogliere la realtà nella sua totalità. Il personaggio di Susan Sarandon, la nonna Lynn, risulta, nel contesto famigliare e circostanziale, fuori posto ed estraniato. È un’esagerazione: nessuna nonna alla perdita della nipote reagirebbe in quel modo. La sua comparsa a circa metà del film serve per ravvivare la situazione, ma, a mio parere, senza grande successo. Eccessiva anche l’incarnazione di Susie nel corpo di Ruth Connors, il comportamento di Ray Singh non risulta verosimile, anche se il bacio e il “sei bellissima Susie Salmon” suscitano emozione e commozione nello spettatore. Nel complesso è un film buono, interessante per tematica, elaborato per effetti e con un cast di attori spettacolare.
[-]
[+] uau!
(di mollyado)
[ - ] uau!
|
|
[+] lascia un commento a quack »
[ - ] lascia un commento a quack »
|
|
d'accordo? |
|
ilaskywalker
|
sabato 4 dicembre 2010
|
un limbo fantasy invasivo
|
|
|
|
Susie Salmon, dolce 14enne con la passione per la fotografia che vive in una famiglia dove ‘tutti sono felici’, racconta in prima persona la storia che ha coinvolto la sua morte per mano di un vicino di casa tanto tranquillo quanto disturbato. E la racconta dal limbo: una terra multiforme da cui è possibile guardare il mondo dei vivi e stare loro accanto (quasi alla “faccende in sospeso” di Casper), spirito ora visibile ora invisibile, mentre avanza tra malincuore e stupore verso un livello ultraterreno superiore. Il film segue l’io narratore di Susie ma dal momento in cui l’omicidio viene compiuto ( in una stanza sottoterra appositamente costruita - accogliente e fiabesca, arredata di pupazzetti e candele), il tutto prende una piega fantasy che si intervalla di volta in volta con la vita ormai distrutta della famiglia Salmon.
[+]
Susie Salmon, dolce 14enne con la passione per la fotografia che vive in una famiglia dove ‘tutti sono felici’, racconta in prima persona la storia che ha coinvolto la sua morte per mano di un vicino di casa tanto tranquillo quanto disturbato. E la racconta dal limbo: una terra multiforme da cui è possibile guardare il mondo dei vivi e stare loro accanto (quasi alla “faccende in sospeso” di Casper), spirito ora visibile ora invisibile, mentre avanza tra malincuore e stupore verso un livello ultraterreno superiore. Il film segue l’io narratore di Susie ma dal momento in cui l’omicidio viene compiuto ( in una stanza sottoterra appositamente costruita - accogliente e fiabesca, arredata di pupazzetti e candele), il tutto prende una piega fantasy che si intervalla di volta in volta con la vita ormai distrutta della famiglia Salmon.
Susie non è ufficialmente morta, ma scomparsa. “Non è più nulla”. Il suo carnefice fuga i sospetti della polizia, ma guardingo, attira quelli della sorella e del padre della ragazza.
Peter Jackson con una spolverata forse troppo invasiva di effetti speciali cerca di coniugare il fantasy trascendente; l’amore adolescenziale (ed il bacio non dato al ragazzo Ray - ancora troppo fiabesco e languido); lo sgomento di una famiglia in lutto (fuori luogo la presenza della nonna che non sembra interessarsi alla questione, strani ma giustificati i comportamenti dei genitori) e la psicologia del pedofilo-serial killer: tolta l’ultima porzione, il mix non è proprio tutto quello che ci si aspetta da un film drammatico.
[-]
[+] film drammatico?
(di francesco2)
[ - ] film drammatico?
|
|
[+] lascia un commento a ilaskywalker »
[ - ] lascia un commento a ilaskywalker »
|
|
d'accordo? |
|
stridon
|
lunedì 7 marzo 2011
|
quel che resta...
|
|
|
|
Non si tratta di un brutto film. La regia fluida e manieristica colpisce fin dalle prime inquadrature la quale compie, all'interno di tutto il film, un climax sempre in crescendo chiudendo con un finale abbastanza prevedibile con la morte della protagonista. Ciò che non convince è l'estrema futilità della trama che si adatta all'atmosfera in tensione in bilico tra realtà e fantasia(il paradiso immaginato da Peter Jackson). Il regista elimina tutti i colpi di scena per un effetto di previedibilità e di spezzato nell'insieme. Quando un regista si cimenta nella narrazione dei morti non sempre i risultati sono quelli che si attendevano
Tabella giudizi
Storia:6.5
Personaggi:7.5 (solo per Stanley Tucci e Susan Sarandon)
Regia:8(dinamica e di grande effetto)
Sonoro:6
Visivo:9(splendidi
[+]
Non si tratta di un brutto film. La regia fluida e manieristica colpisce fin dalle prime inquadrature la quale compie, all'interno di tutto il film, un climax sempre in crescendo chiudendo con un finale abbastanza prevedibile con la morte della protagonista. Ciò che non convince è l'estrema futilità della trama che si adatta all'atmosfera in tensione in bilico tra realtà e fantasia(il paradiso immaginato da Peter Jackson). Il regista elimina tutti i colpi di scena per un effetto di previedibilità e di spezzato nell'insieme. Quando un regista si cimenta nella narrazione dei morti non sempre i risultati sono quelli che si attendevano
Tabella giudizi
Storia:6.5
Personaggi:7.5 (solo per Stanley Tucci e Susan Sarandon)
Regia:8(dinamica e di grande effetto)
Sonoro:6
Visivo:9(splendidi e fiabeschi i paesaggi post-mortem)
Legami[Montaggio]:6 (troppo frammentario)
Messaggio:4(dove voleva andare a parare?)
Atmosfera:8
[-]
|
|
[+] lascia un commento a stridon »
[ - ] lascia un commento a stridon »
|
|
d'accordo? |
|
nfl 26
|
mercoledì 18 gennaio 2012
|
apprezzabile pausa per jackson dal genere epico!!!
|
|
|
|
'Amabili resti' funziona a metà. Sul tappeto musicale di Brian Elio, il film immerge lo spettatore in un clima angosciante, di suspense, adottando da subito la voce narrante della sventurata ragazzina. Susie è incarnata dalla stupefacente Saoirse Ronan, attorno a cui ruota un cast di attori mica male: i genitori Mark Wahlberg e Rachel Reitz, la nonna Susan Sarandon, soprattutto l'assassino Stanley Tucci. Riporto e baffi biondi, lenti azzurre, Tucci fa davvero pura. Non un'icona pop alla Hannibal, bensì un ometto noioso, meticoloso e triste, che sa mimetizzarsi come un albero o una carta da parati, preparandosi a colpire la prossima vittima.
[+]
'Amabili resti' funziona a metà. Sul tappeto musicale di Brian Elio, il film immerge lo spettatore in un clima angosciante, di suspense, adottando da subito la voce narrante della sventurata ragazzina. Susie è incarnata dalla stupefacente Saoirse Ronan, attorno a cui ruota un cast di attori mica male: i genitori Mark Wahlberg e Rachel Reitz, la nonna Susan Sarandon, soprattutto l'assassino Stanley Tucci. Riporto e baffi biondi, lenti azzurre, Tucci fa davvero pura. Non un'icona pop alla Hannibal, bensì un ometto noioso, meticoloso e triste, che sa mimetizzarsi come un albero o una carta da parati, preparandosi a colpire la prossima vittima. Non è certo la prima volta che il cinema americano si confronta con la morte come tema su cui costruire la storia di un film. Amabili resti è tratto dall'omonimo romanzo di Alice Sebold. Ma quella che sembrava una più tortuosa strada verso l'accettazione del dolore vira all'improvviso verso la più scontata e irrazionale fantasia paganeggiante, dove i legami tra il mondo dei terrestri e quello dei defunti diventano sempre più labili da una parte e inutilmente contorti dall'altra. Amabili resti è un film di cui si è parlato parecchio nell'ultimo anno: Tucci e Wahlberg giuravano fosse un capolavoro a ogni occasione, Peter Jackson si è ritagliato uno spazio importante nella sua affollatissima agenda per girarlo con cura e dovizia di mezzi. Jackson alterna il mondo reale allo psichedelico e rutilante aldilà di Susie, dove forse finisce per concedersi troppo, nel bene e nel male. La chiave del racconto sta nella voce fuori campo della protagonista, l'adolescente Susie che sin dal prologo rievoca i fatti che ne hanno spezzato crudelmente la vita. Amabili resti può intendersi come film sulla speranza laica del Paradiso, di una vita ultraterrena che riscatti non solo le malefatte, ma anche le autocommiserazioni e le depressioni esercitate in vita. Il limbo da cui la protagonista interviene sui fatti è ricostruito sullo schermo con grande sfoggio di tecnica digitale, ma alla lunga rischia di prendere la mano e risolversi in uno show tardo-psichedelico.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a nfl 26 »
[ - ] lascia un commento a nfl 26 »
|
|
d'accordo? |
|
|