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5x1: Peter Jackson, lo hobbit neozelandese

Il regista ha conquistato Hollywood con la Terra di Mezzo.
di Stefano Cocci

Una carriera tra Tolkien e King Kong
Peter Jackson (62 anni) 31 ottobre 1961, Pukerua Bay (Nuova Zelanda) - Scorpione. Regista del film Amabili resti.

martedì 9 febbraio 2010 - Celebrities

Una carriera tra Tolkien e King Kong
Si può conquistare Hollywood partendo dalla piccola propaggine al largo delle costa australiane conosciuta come Nuova Zelanda? Ebbene sì e, grazie a Peter Jackson, l'isola ha smesso di essere celebre solo per la squadra di rugby degli All Blacks e la loro danza maori, la haka. Infatti, se gli All Blacks rappresentano per la palla ovale quello che il Brasile è per il calcio, Peter JacksonStanley Kubrick del cinema del XXI secolo. Infatti, con le dovute proporzioni e con grande rispetto verso uno dei massimi Maestri del cinema del secolo scorso, ci sono alcuni punti di contatto: la passione per la fotografia (entrambi hanno iniziato come fotografi), il gusto di adattare libri importanti per il grande schermo, il maniacale perfezionismo, la voglia di isolarsi dalla patinata Hollywood (Kubrick visse per gran parte della propria vita vicino Londra sebbene fosse americano, Jackson continua a realizzare e produrre i suoi film in patria). Invece, come un altro grande del cinema, Alfred Hitchcock, adora comparire in piccoli cameo nei suoi lavori. Ce ne è uno in ognuno dei suoi film.
Dopo l'abbuffata di Oscar de Il ritorno del re, Peter Jackson deve aver perso l'appetito, ha interrotto la sua dieta a base di hamburger e ne ha iniziata una in cui si nutre principalmente di yogurt e muesli. Il risultato? Il regista ha perso una quindicina di chili ma non sembra aver perso la fame di cinema. Così, prima ha messo mano ad un classico della Hollywood degli anni d'oro, King Kong, e, poi, è tornato alla passione per i libri adattandone uno di grande successo, Amabili resti di Alice Sebold. Il Signore degli anelli – La compagnia dell'anello
Il film uscì tre giorni dopo la morte della madre di Jackson. In suo ricordo fu organizzata una proiezione speciale del film subito dopo la cerimonia funebre. Nel film il regista fa uno dei suoi celebri cameo, nei panni di un abitante del paesino di Bree. I puristi criticarono la scelta di fare fuori alcuni personaggi, come l'amatissimo Tom Bombadil ma, è fuor di dubbio, che da subito si comprese la grandiosità dell'impresa di Jackson nel portare sul grande schermo una delle saghe letterarie più complesse e importanti della cultura occidentale. Il Signore degli anelli – Le due torri
La grandiosità dell'assedio degli orchi di Saruman al Fosso di Helm dove sono rifugiati gli abitanti di Rohan è tra i momenti più spettacolari della saga. Jackson compare proprio tra i difensori della fortezza. Sul sito della CNN, quella per il Fosso di Helm è classificata terza tra le battaglie più belle della storia del cinema, dietro Apocalypse now (l'attacco degli elicotteri) e Salvate il soldato Ryan con il celeberrimo sbarco su Omaha Beach che apre la pellicola.
Della trilogia, è il film che ha sofferto maggiormente in fase di produzione, fin dalla stesura della sceneggiatura. Infatti, quando sembrava che fosse la Miramax a produrre, Il Signore degli anelli sarebbe dovuto essere composto da due film, penalizzando proprio Le due torri, che sarebbe stato equamente suddiviso tra i due. Quando subentrò la New Line, la scelta fu di produrre tre pellicole e riscrivere completamente Le due torri. Però, alcune parti che nel testo di Tolkien fanno parte di questa sezione, sono finite ne La compagnia dell'anello (la morte di Boromir), altre ne Il ritorno del re (l'arrivo a Isengard). Il Signore degli anelli – Il ritorno del re
La politica dell'Academy è stata di attendere la chiusura della saga prima di ricoprire Jackson di premi. Con Il ritorno del re avvenne così: oltre ad essere uno degli incassi più ricchi della storia del cinema (il terzo dietro i due film di Cameron Avatar e Titanic), ha vinto tutti e undici gli Oscar a cui è stato nominato. Una media perfetta, cosa che non avvenne con Titanic (ne vinse 11 su 12) o Ben Hur (11 su 14). Però, Il ritorno del re è stato il primo e al momento unico film "fantasy" della storia del cinema a vincere l'Oscar quale Miglior film. Per realizzarlo, Jackson ha impiegato 1488 riprese con effetti speciali, tre e due volte quelle necessarie per La compagnia dell'anello e Le due torri. King Kong
È lunga la storia d'amore tra Peter Jackson e King Kong. Prima dell'uscita del film del 2005 fece il giro del mondo la storia del piccolo Jackson che, a 8 anni, cercò di fare una versione casalinga del film con la super 8 del padre e cercando di ricreare il gorilla con il filo e un cappello di pelliccia della madre. Ci ha riprovato nel 1996 quando non era più un bambino ma già un regista affermato: King Kong fu in pre-produzione per 6-7 mesi ma, alla fine, cancellato. Questa era destinata ad essere una versione più vicina a Indiana Jones che all'originale, per via della chiave di lettura fortemente umoristica che Jackson voleva sperimentare.
Ci riprova qualche anno più tardi restando più fedele al classico del 1933. Con i suoi oltre 200 milioni di budget, King Kong è uno dei film più costosi della storia del cinema. Malgrado le risorse così imponenti mobilitate, Jackson si stacca malvolentieri dalla sua terra; così, ad esempio, la scena in cui Kong compare incatenato al pubblico americano, è stata girata in realtà nel Civic Theatre di Auckland. Creature del cielo
Fin dai tempi di Bad Taste, Peter Jackson tenta prepotentemente di irrompere sulla scena cinematografica neozelandese che, all'epoca, era pressoché inesistente. Con questo film lascia un segno non solo in patria ma nel mondo. Presentato al Festival di Venezia, è subito evidente a tutti che ci si trova di fronte a un enorme talento. Non solo, Jackson con Creature del cielo, lancia un'attrice che negli anni è entrata di prepotenza nello stardom internazionale, Kate Winslet. Il film si basa su un fatto di cronaca effettivamente accaduto e l'idea per il film venne alla moglie di Jackson, Fran Walsh. Il regista, solitamente contrario a temi troppo seriosi o deprimenti per i suoi film, mentre, ebbe delle difficoltà nel ricostruire una vicenda che aveva scavato un solco talmente profondo nell'opinione pubblica tanto che i protagonisti sopravvissuti non vollero mai parlare con il suo staff. Così, Jackson sfrutta tutte le convenzioni del cinema per ricreare la storia di Pauline e Juliet, fino alla tragica conclusione.

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