7alieni
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domenica 31 ottobre 2010
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"a.l" scoprire la morte per apprezzare la vita
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Diamo per scontato che la vita ci appartenga, che ci sia dovuta; diamo per scontato che dopo la notte ci sia sempre un altro giorno ad attenderci e così pensiamo che per dire “ti amo”, “grazie” o “scusa” possiamo aspettare ancora fino a domani; ecco il più grande difetto dell'uomo , il suo più grande errore, e forse è per questo che esiste la morte è la punizione per tanta arroganza e ce la meritiamo tutta. Poi non dobbiamo prendercela con lei se all'improvviso non abbiamo più tempo per completare i nostri progetti o per amare i nostri cari, è colpa della pigrizia, del mal vivere e della distorta concezione che l'uomo ha della vita.
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Diamo per scontato che la vita ci appartenga, che ci sia dovuta; diamo per scontato che dopo la notte ci sia sempre un altro giorno ad attenderci e così pensiamo che per dire “ti amo”, “grazie” o “scusa” possiamo aspettare ancora fino a domani; ecco il più grande difetto dell'uomo , il suo più grande errore, e forse è per questo che esiste la morte è la punizione per tanta arroganza e ce la meritiamo tutta. Poi non dobbiamo prendercela con lei se all'improvviso non abbiamo più tempo per completare i nostri progetti o per amare i nostri cari, è colpa della pigrizia, del mal vivere e della distorta concezione che l'uomo ha della vita... guardare “After.life” può dare una mano...
Film del 2009 di Agnieszka Wojtowicz-Vosloo a cui concedere unicamente l'etichetta di “drammatico” mi sembra riduttivo data la vastità degli elementi che contiene: amore, paura, vita, morte, soprannaturale, dolore... protagonista del film sono due attori che, seppure invisibili, rendono bene l'idea sono la morte e la vita visti entrambi come fenomeni positivi che si uniscono per dare una lezione ad Anna Taylor (Cristina Ricci) inducendola a combattere per la sopravvivenza. Lei una donna pigra che, per paura di soffrire si risparmia di vivere: fa l'amore senza sentimento, si muove per inerzia e vive nella paura ma, dopo un incidente stradale la sua visione della vita è costretta a cambiare... All'improvviso è in un obitorio con un uomo accanto (Niam Neeson ) che dice di volerla aiutare... adesso si che ha paura e comprende, per la prima volta, che vuole vivere ma tornare a farlo non sarà semplice...
film che rende esplicita la sua morale: scoprire la morte per apprezzare la vita, ma, per favore, risparmiamoci di arrivare a tanto... "CARPE DIEM!".
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giovaci
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mercoledì 10 agosto 2011
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un bel film
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A mio avviso è un bel film. Ben recitato. Lascia dei dubbi
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fufa78
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sabato 16 maggio 2015
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accettabile nel suo genere
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Accettabile nel suo genere perchè questo film, sebbene non spicchi mai completamente il volo, non si abbassa neanche mai sotto il limite della sufficienza, grazie all'intrigo della storia e alla perfetta recitazione dei due protagonisti, in particolare Liam Neeson, talmente abile a ostentare ambiguità che, fino alla fine, non si riesce a capire come stiano veramente le cose. Inizialmente convince nel suo ruolo di "traghettatore di anime" sensitivo, per poi, a poco a poco, insinuare nello spettatore l'orrido dubbio che tutto sia un parto della sua mente malata.
Il finale lo trovo adatto al tono del film: niente di banale, niente di scontato, niente lieto fine.
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Accettabile nel suo genere perchè questo film, sebbene non spicchi mai completamente il volo, non si abbassa neanche mai sotto il limite della sufficienza, grazie all'intrigo della storia e alla perfetta recitazione dei due protagonisti, in particolare Liam Neeson, talmente abile a ostentare ambiguità che, fino alla fine, non si riesce a capire come stiano veramente le cose. Inizialmente convince nel suo ruolo di "traghettatore di anime" sensitivo, per poi, a poco a poco, insinuare nello spettatore l'orrido dubbio che tutto sia un parto della sua mente malata.
Il finale lo trovo adatto al tono del film: niente di banale, niente di scontato, niente lieto fine. ci si aspetta che Anna venga salvata in qualche modo, dal momento che finalmente si è capito che è solo la vittima malcapitata di uno psicopatico e invece non succede e pure il suo fidanzato, nella folle corsa per salvarle la vita, finisce per rimetterci la propria. Più che un film basato sull'impatto visivo, è un film che vuole portare a riflettere sui grandi temi che da sempre occupano l'uomo: il valore da dare alla propria esistenza, vivere pienamente, l'al di là.... L'unico elemento che mi sembra inutile è la presenza del bambino; chissà perchè infilare sempre dei bambini in questo genere di film? Questo mi pare l'unico tocco un po' troppo ovvio dato alla pellicola che, per il resto, si mantiene abbastanza originale. Piuttosto inverosimile infatti che un bambino di quell'età si trasformi così velocemente in un killer psicopatico. Questa cosa l'avrei proprio evitata e magari avrei portato un po' più di luce sulla figura del becchino.
Tuttosommato lo trovvo un film coerente con sè stesso dall'inizio alla fine, che tuttavia non so se rivedrei.
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fabal
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martedì 23 febbraio 2016
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sottovalutato
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La giovane Anna (Christina Ricci) muore in un incidente d’auto a seguito di un litigio con il fidanzato. Si risveglia su un letto guardando negli occhi Eliot Deacon, proprietario di un’impresa di pompe funebri. Presa dal panico, la ragazza si chiede se sia davvero morta, e l’uomo, senza scomporsi minimamente, le rivela che si tratta solo di una fase di transizione. Egli ha infatti il dono di comunicare con le anime appena defunte che si preparano ad approdare nell’aldilà. Anna ripercorre le ultime tappe delle sua vita, soffocata dai rimpianti.
Inizialmente banale, l’idea di affrontare l’immediato post mortem (già visto in Linea mortale) è ben sviluppata in un film che non cede alla solite suggestioni dell’horror.
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La giovane Anna (Christina Ricci) muore in un incidente d’auto a seguito di un litigio con il fidanzato. Si risveglia su un letto guardando negli occhi Eliot Deacon, proprietario di un’impresa di pompe funebri. Presa dal panico, la ragazza si chiede se sia davvero morta, e l’uomo, senza scomporsi minimamente, le rivela che si tratta solo di una fase di transizione. Egli ha infatti il dono di comunicare con le anime appena defunte che si preparano ad approdare nell’aldilà. Anna ripercorre le ultime tappe delle sua vita, soffocata dai rimpianti.
Inizialmente banale, l’idea di affrontare l’immediato post mortem (già visto in Linea mortale) è ben sviluppata in un film che non cede alla solite suggestioni dell’horror. Invece di affidarsi ai salti dalla sedia e alle apparizioni improvvise, After.life, dopo un inizio non troppo promettente, affronta il tema della “sospensione” tra vita e morte con una profondità inedita. E con una certa eleganza, se vogliamo. Il primo lavoro della Agnieszka Wojtowicz-Vosloo riesce ad essere una riflessione non elementare e nemmeno prevedibile sull’angoscia del defunto che non accetta la propria condizione. Il tutto dominato dall’ambiguità dell’ottimo Liam Neeson, possente e pacato, molto più in parte nei panni del beccamorto che nei vari action movie in cui invece spopola. Brava, bella e inquietante anche la Ricci, una sorta di sposa cadavere burtoniana perfettamente sospesa tra anima e corpo. La brusca sterzata del finale consacra un’ambiguità che si intuisce già dalla prime battute, ma che non intacca il fascino complessivo del film. Inspiegabilmente sottovalutato, After.life non è certo un capolavoro, ma è decisamente superiore a gran parte della cinematografia horror che affronta la medesima tematica.
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cenox
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lunedì 27 giugno 2011
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c'è vita dopo la morte?
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Il film si presenta con un ottimo cast, in cui la protagonista, Ricci, si risveglia dopo un incidente automobilistico in un obitorio al cospetto del becchino, Neeson, che le dice di essere morta e di riuscire a parlare con lei grazie ad un dono (o una condanna) da sempre avuto. A mio avviso il film è bene recitato dagli attori ma presenta delle incongruenze che non sono facilmente spiegabili (come la telefonata della protagonista al fidanzato, Long, che dubita della sua morte ma che stranamente non riesce a comunicare con lei..), ma che non sono nemmeno affrontate dal regista, il quale sorvola su deteminati dettagli e termina il film in maniera frettolosa. Resta il fatto che cosa ci aspetta dopo la morte è uno degli enigmi che tutti vorrebbero svelare e questo rende interessante la trama.
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Il film si presenta con un ottimo cast, in cui la protagonista, Ricci, si risveglia dopo un incidente automobilistico in un obitorio al cospetto del becchino, Neeson, che le dice di essere morta e di riuscire a parlare con lei grazie ad un dono (o una condanna) da sempre avuto. A mio avviso il film è bene recitato dagli attori ma presenta delle incongruenze che non sono facilmente spiegabili (come la telefonata della protagonista al fidanzato, Long, che dubita della sua morte ma che stranamente non riesce a comunicare con lei..), ma che non sono nemmeno affrontate dal regista, il quale sorvola su deteminati dettagli e termina il film in maniera frettolosa. Resta il fatto che cosa ci aspetta dopo la morte è uno degli enigmi che tutti vorrebbero svelare e questo rende interessante la trama.
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iuriv
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lunedì 10 novembre 2014
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essere o non essere (vivi)?
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La giovane insegnante Anna Taylor subisce un incidente d'auto dal quale esce, almeno apparentemente, uccisa. Il becchino Eliot Deacon possiede il dono di poter comunicare con la sua anima per aiutarla a gestire la fase del trapasso, visto che Anna proprio non si convince dell'evento.
La regista polacca, qui se non erro alla sua prima esperienza, propone un thriller interessante, basato interamente sull'equivoco di Anna e sulla figura di Deacon, senza prendersi la briga di offrire una conclusione definitiva. Il film si guarda volentieri, grazie a una buona gestione della suspance e alla scelta di non rivelare mai direttamente la realtà della situazione.
Le atmosfere vagamente horror e una regia ispirata donano a questo lavoro una marcia in più, contribuendo a coinvolgere lo spettatore nel sottile gioco psicologico che la sceneggiatura ha in serbo per lui.
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La giovane insegnante Anna Taylor subisce un incidente d'auto dal quale esce, almeno apparentemente, uccisa. Il becchino Eliot Deacon possiede il dono di poter comunicare con la sua anima per aiutarla a gestire la fase del trapasso, visto che Anna proprio non si convince dell'evento.
La regista polacca, qui se non erro alla sua prima esperienza, propone un thriller interessante, basato interamente sull'equivoco di Anna e sulla figura di Deacon, senza prendersi la briga di offrire una conclusione definitiva. Il film si guarda volentieri, grazie a una buona gestione della suspance e alla scelta di non rivelare mai direttamente la realtà della situazione.
Le atmosfere vagamente horror e una regia ispirata donano a questo lavoro una marcia in più, contribuendo a coinvolgere lo spettatore nel sottile gioco psicologico che la sceneggiatura ha in serbo per lui.
Grazie all'ottima sinergia tra i due protagonisti principali, ovvero Ricci e Neeson, la trama scorre, permettendo di passare sopra a qualche limite di sceneggiatura, rappresentato da alcune incongruenze che qua e la vengono fuori.
Come detto, l'intero film si basa sul dubbio dell'effettiva dipartita di Taylor-Ricci e di conseguenza, sul reale ruolo di Neeson, sempre sospeso tra il serial killer e il sensitivo. Apparentemente il gioco riesce, grazie anche al suo finale in qualche modo circolare e all'inserimento del piccolo Canterbury nei panni del bimbo strano.
In alcuni punti, però, si nota una perdita di coerenza: non si tratta di strafalcioni grossi, ma comunque di momenti che rivelano una certa slealtà degli autori nei confronti dello spettatore. Insomma si gioca sporco.
Perché scoprire come stiano davvero le cose nella camera mortuaria non pare così difficile , quindi, per rendere complicata la vita a chi vuole accettare la sfida, si è provveduto a inserire alcune scene volutamente spiazzanti. Sequenze che, col senno di poi, mi sono sembrate un filo forzate (le luci della scuola, per citarne una che non avviene troppo avanti nel film).
Non è una cosa grave, perchè il significato che la regista vuole accompagnare alla sua opera non ne risulta compromesso, ma toglie comunque qualche punto a quello che, dopotutto, è un thriller con un mistero da risolvere.
Resta comunque una pellicola discreta che, grazie una buona gestione del ritmo narrativo che evita tempi morti e fasi di stanca, consente di passare un'oretta e mezza piacevolmente.
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felicity
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giovedì 20 ottobre 2022
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film torbido sui temi dell’eros e della morte
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After.Life è un film, genere horror/thriller, torbido e morboso sui temi dell’eros e della morte, ma la storia è raccontata in modo dilungato e noioso, con la complicità di un montaggio alternato estremamente discontinuo.
L’atmosfera generale del film è poi rappresentata dalla legnosità assoluta del volto di un Neeson spentissimo e monocorde, che si rivolge all’anima-nomade di Anna come potrebbe fare un qualsiasi assicuratore di provincia, venuto a riscuotere la polizza.
Una pellicola vuota e superficiale nel trattare il fondamentale tema horror del confine tra vita e morte, ma anche un'opera la cui supponenza è irritante, visto che non si pone lontanamente neppure l’obiettivo di rielaborare qualche stereotipo del genere ghost story o del genere "serial killer".
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After.Life è un film, genere horror/thriller, torbido e morboso sui temi dell’eros e della morte, ma la storia è raccontata in modo dilungato e noioso, con la complicità di un montaggio alternato estremamente discontinuo.
L’atmosfera generale del film è poi rappresentata dalla legnosità assoluta del volto di un Neeson spentissimo e monocorde, che si rivolge all’anima-nomade di Anna come potrebbe fare un qualsiasi assicuratore di provincia, venuto a riscuotere la polizza.
Una pellicola vuota e superficiale nel trattare il fondamentale tema horror del confine tra vita e morte, ma anche un'opera la cui supponenza è irritante, visto che non si pone lontanamente neppure l’obiettivo di rielaborare qualche stereotipo del genere ghost story o del genere "serial killer".
After.Life vuole volare come Icaro al di sopra di tutto, supponendo altezzosamente di dire qualcosa di nuovo, che in verità non dice mai: vola vicino al sole e poi si perde nel cielo come un palloncino da fiera.
Di ragioni per apprezzarlo, After.Life, ne ha sostanzialmente due, una di carattere bassamente sensuale, perché la regista inquadra il corpo nudo di Christina Ricci come se lo stesse carezzando e perché si vede e sente che questa regista è interessata alle zone morbide e morbose dell’eros, oltre a essere chiaramente una feticista, con buona sensitività coloristica.
L’altra ragione è più alta e riguarda il momento di dialogo tra Neeson e la Ricci, in cui lui le domanda che cos’è, cos’era, la sua esistenza, perché le dispiaccia tanto morire e cosa voleva dalla vita.
In sintesi c’è traccia di qualcosa che si eleva di molto dalla media delle cretinate filosofiche che si ascoltano in film del genere.
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felicity
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giovedì 20 ottobre 2022
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film torbido sui temi dell’eros e della morte
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After.Life è un film, genere horror/thriller, torbido e morboso sui temi dell’eros e della morte, ma la storia è raccontata in modo dilungato e noioso, con la complicità di un montaggio alternato estremamente discontinuo.
L’atmosfera generale del film è poi rappresentata dalla legnosità assoluta del volto di un Neeson spentissimo e monocorde, che si rivolge all’anima-nomade di Anna come potrebbe fare un qualsiasi assicuratore di provincia, venuto a riscuotere la polizza.
Una pellicola vuota e superficiale nel trattare il fondamentale tema horror del confine tra vita e morte, ma anche un'opera la cui supponenza è irritante, visto che non si pone lontanamente neppure l’obiettivo di rielaborare qualche stereotipo del genere ghost story o del genere "serial killer".
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After.Life è un film, genere horror/thriller, torbido e morboso sui temi dell’eros e della morte, ma la storia è raccontata in modo dilungato e noioso, con la complicità di un montaggio alternato estremamente discontinuo.
L’atmosfera generale del film è poi rappresentata dalla legnosità assoluta del volto di un Neeson spentissimo e monocorde, che si rivolge all’anima-nomade di Anna come potrebbe fare un qualsiasi assicuratore di provincia, venuto a riscuotere la polizza.
Una pellicola vuota e superficiale nel trattare il fondamentale tema horror del confine tra vita e morte, ma anche un'opera la cui supponenza è irritante, visto che non si pone lontanamente neppure l’obiettivo di rielaborare qualche stereotipo del genere ghost story o del genere "serial killer".
After.Life vuole volare come Icaro al di sopra di tutto, supponendo altezzosamente di dire qualcosa di nuovo, che in verità non dice mai: vola vicino al sole e poi si perde nel cielo come un palloncino da fiera.
Di ragioni per apprezzarlo, After.Life, ne ha sostanzialmente due, una di carattere bassamente sensuale, perché la regista inquadra il corpo nudo di Christina Ricci come se lo stesse carezzando e perché si vede e sente che questa regista è interessata alle zone morbide e morbose dell’eros, oltre a essere chiaramente una feticista, con buona sensitività coloristica.
L’altra ragione è più alta e riguarda il momento di dialogo tra Neeson e la Ricci, in cui lui le domanda che cos’è, cos’era, la sua esistenza, perché le dispiaccia tanto morire e cosa voleva dalla vita.
In sintesi c’è traccia di qualcosa che si eleva di molto dalla media delle cretinate filosofiche che si ascoltano in film del genere.
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kondrick
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giovedì 15 gennaio 2015
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non mi è piaciuto. a mio avviso progettato male.
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Il film non mi è piaciuto poichè si basa su fatti che nella loro irrazionalità sono progettati male. Di sicuro la storia poteva essere più avvincente.
Tra i diversi episodi c'è il primo fondamentale dal quale poi nascerà l'incidente stradale da parte di lei. Mentre il fidanzato sta per dirgli che si trasferiscono e che vuole sposarla, lei lo interrompe credendo che stia per lasciarla e se ne va via. Lui non fa nulla per fermala.
E già qui mi sembra un film OMISSIVO. Cioè che omette ciò che succede realmente nella vita quotidiana poichè quella scena è di sicuro irrazionale. Anche perchè quando il ragazzo parla, lo sta facendo in maniera tranquilla e felice, è lei che interpreta male. (Errore a mio avviso da parte del regista nello studiare bene la scena).
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Il film non mi è piaciuto poichè si basa su fatti che nella loro irrazionalità sono progettati male. Di sicuro la storia poteva essere più avvincente.
Tra i diversi episodi c'è il primo fondamentale dal quale poi nascerà l'incidente stradale da parte di lei. Mentre il fidanzato sta per dirgli che si trasferiscono e che vuole sposarla, lei lo interrompe credendo che stia per lasciarla e se ne va via. Lui non fa nulla per fermala.
E già qui mi sembra un film OMISSIVO. Cioè che omette ciò che succede realmente nella vita quotidiana poichè quella scena è di sicuro irrazionale. Anche perchè quando il ragazzo parla, lo sta facendo in maniera tranquilla e felice, è lei che interpreta male. (Errore a mio avviso da parte del regista nello studiare bene la scena).
Il messaggio è quello di vivere la vita in maniera piena senza farci prendere dallo sconforto o dalla depressione cercando di vivere in maniera bella ogni momento della vita, ma questo messaggio se pur bello, a mio avviso, non è valorizzato dal film che termina lasciando l'amaro in bocca e insoddisfazione.
Poi a mio avviso, non c'è alcun dubbio sul fatto che lei sia viva o meno. Lei è sicuramente viva ed è vittima di uno psicopatico a dimostrarlo ci sono diversi fatti:
(leggete i punti solamente se avete visto il film altrimenti già vi direi come va a finire)
1) Mentre gli altri morti che si vedono nell' obitorio sono immobili, lei si muove, e in una scena butta anche per terra cose.
2) L'uomo delle pompe funebri, chiude sempre la porta a chiave e abbassa e alza la temperatura della stanza;
3) quando per sbaglio lascia le chiavi nell'obitorio, corre subito indietro per paura che lei possa uscire;
4) Lei riesce a chiamare quando prova a fuggire e il fidanzato la sente;
5) Quando alita nel vetro al piano superiore, l'uomo delle pompe funebri si sbriga a pulire la condensa formata dall'alito prima che lei si accorga;
6) Alla fine l'uomo propone alla ragazza di uscire dall'obitorio, ma lei si ferma, ormai rassegnata che sia veramente morta e lui dice testualmente :"credevo fossi diversa". In pratica gli sta dando la chance di salvarsi;
7) Alla fine sempre l'uomo delle pompe funebri risponde al bambino dicendo che lei morirà non perchè è morta ma perchè non c'è più vita in lei. Ciò si è rassegnata a vivere veramente e toglie spazio alle altre persone che per starle dietro si sentono frenate "vedi il fidanzato".
8) Alla fine quando l'uomo delle pompe funebri capisce che Lei e il fidanzato si amavano veramente, si avvicina al fidanzato dicendo di correre e vedere se sia ancora viva e che gli sarebbe rimasto poco tempo. (questa è una prova lampante).
9) Quando succede l'incidente al ragazzo, lui e il bambino jack ormai fatto contagiare psicologicamente dall'uomo delle pompe funebri, stanno già nella strada. Questo lascia presagire che correranno nel luogo del delitto ad iniettare la sostanza che simula la morte anche al ragazzo.
10) Alla fine poichè il ragazzo è nell'obitorio e presumo che l'uomo delle pompe funebri abbia paura di una sua ribellione capendo cosa stava succedendo, anzichè fargli il lavaggio del cervello per fargli credere di essere veramente morto, lo uccide direttamente con un arma metallica.
Tra l'altro il fidanzato va nelle pompe funebri e bussa alla porta dell'obitorio dicendo che la ama e che non può vivere senza di lei, ma lei ormai rassegnata fa finta di niente e non risponde (una vera cavolata).
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brucemyhero
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mercoledì 1 giugno 2011
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after life
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Il film è uno spunto per riflettere su quanto realmente in vita possiamo fare per il nostro destino, tramite l'atteggiamento con cui affrontiamo la vita di ogni giorno. Si tratta di un bel film, con due grandi interpretazioni: qulla di Cristina Ricci e di Liam Neeson (grande come sempre). Il film richiama interrogativi e propone risposte che tutti dovremmo porci in vita, ma che spesso se non semprre, scivolano via prima di essere comprese. Personalmente mi è piaciuto molto. Credo che tutti meriteremmo una seconda possibilità, perchè l'esperienza, cioè l'avere già vissuto il fatto, porta a riflettere.
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Il film è uno spunto per riflettere su quanto realmente in vita possiamo fare per il nostro destino, tramite l'atteggiamento con cui affrontiamo la vita di ogni giorno. Si tratta di un bel film, con due grandi interpretazioni: qulla di Cristina Ricci e di Liam Neeson (grande come sempre). Il film richiama interrogativi e propone risposte che tutti dovremmo porci in vita, ma che spesso se non semprre, scivolano via prima di essere comprese. Personalmente mi è piaciuto molto. Credo che tutti meriteremmo una seconda possibilità, perchè l'esperienza, cioè l'avere già vissuto il fatto, porta a riflettere. Il presente ci preceda sempre di un niente e coglie per tutta l'esistenza di sorpresa, proprio perchè non può essere letto e non ancora passato. Con il senno del poi, quante cose modificheremmo.. Una possibilità d'oro che però ci è negata. Come lo è nel film alla brava e bella Sofia Ricci, ragazza che seppur giovane sembra non riuscire più ad apprezzare il presente. L'amore del proprio uomo. Neeson possiede il dono di 'sentire' quando una persona stà per lasciare la vita; non perchè malata, ma per una sorta di punizione inflittagli per non averla saputa apprezzare. Inquietante..
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