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About Elly: a proposito di Golshifteh Farahan

In anteprima web su MYmovies Live! il 15 giugno alle 21.
di Giancarlo Zappoli

Sfuggire alla censura
Asghar Farhadi (51 anni) 7 maggio 1972, Khomeyni Shahr (Iran) - Toro. Regista del film About Elly.

giovedì 10 giugno 2010 - Approfondimenti

Sfuggire alla censura
A bout Elly è anche un po' (e non potrebbe essere altrimenti) "a proposito di Golshifteh Farahani", la protagonista di About Elly. Qualcuno potrebbe chiedersi chi sia costei e liquidarne frettolosamente il nome con un "un'attrice iraniana". Golshifteh è qualcosa di più. A partire dal suo nome che significa "innamorata dei fiori" . Ma non si tratta di romanticismo d'appendice dei suoi genitori. È infatti un nome inventato da suo padre che ha avuto come fonte d'ispirazione un romanzo messo all'indice quando l'attrice è nata a Teheran 27 anni fa. Nata a Teheran ma, come tanti uomini e donne di quella nazione, residente altrove . Nel caso specifico a Parigi dove ha trovato rifugio dopo che, alla prima di Nessuna verità di Ridley Scott in cui aveva un ruolo importante, si era presentata senza l'obbligatorio velo. Bollata immediatamente come 'nemica della rivoluzione' dai censori del suo Paese non ha retto alle pressioni e lo ha lasciato.
Il suo futuro è ora legato a una connazionale, anche lei transfuga e ormai famosa: Marjane Satrapi (regista di Persepolis) che le ha offerto un ruolo nel film che sta preparando dal titolo Poulet aux prunes. Golshifteh è uno di quei volti che non si dimenticano e in About Elly sembra essere quasi l'unica scelta possibile per il ruolo della protagonista. Il regista Asghar Farhad dice del suo film: "Il pubblico odierno è sempre più maturo e un regista non può più accontentarsi di imporre, attraverso i propri film, un assemblaggio di idee precostituite. Piuttosto che convalidare un immaginario diffuso, un film deve costituire uno spazio che invita lo spettatore a intraprendere un proprio percorso di riflessione, per poter poi così evolvere da semplice fruitore a produttore, lui stesso, di pensiero. È questa l'unica strada che il cinema odierno dovrebbe intraprendere ed è con questo spirito che ho realizzato About Elly". Non sono precisamente le parole che i censori (in tutto il mondo non solo in Iran) amano sentir pronunciare.
Ma è qui che sta la forza di un cinema che prova ad aggirare la censura per significare anche 'altro' rispetto a quanto appare in superficie. È quanto è accaduto e sempre accadrà quando la libertà di espressione viene conculcata in maniera esplicita. Si innesca un lotta, fatta di colpi bassi ma anche di scarti improvvisi e di sotterfugi più o meno efficaci, tra il censore e l'artista. La Storia del Cinema è ricca di capolavori che sono riusciti a sfuggire alle maglie della censura fingendo di narrare l'innocua quotidianità mentre in realtà stavano lanciando segnali ben precisi a chi era in grado di intenderli.

La struttura di un giallo
A bout Elly ha la struttura di un giallo. Ahmad fa ritorno in patria dalla Germania dopo il fallimento del suo matrimonio. Gli ex compagni di università lo invitano a trascorrere un fine settimana al mare e una di loro, Sepideh, invita la giovane insegnante della figlia, Elly, pensando che la ragazza possa piacere ad Ahmad. Le lodi nei confronti di Elly si sprecano. Sino a quando la ragazza non sparisce e cominciano ad emergere i dubbi sul suo conto. Il film, come il personaggio della protagonista, presenta due volti. A una prima parte distesa e parzialmente rilassata (c'è il problema dell'alloggio improvvisamente non disponibile al mare) fa seguito una seconda carica di tensione. Farhad ci aveva però in qualche misura messo in preallarme sin dai titoli di testa. Quella buca delle lettere che si trasforma in tunnel stradale è marcata da una forte ambiguità.
Da un lato ci segnala che ci stanno per arrivare dei messaggi visto che siamo noi spettatori ad essere collocati in soggettiva nel buio di quel contenitore in cui vengono inseriti plichi. Dall'altro da un interno ristretto ci porta 'fuori', a conoscere un Iran iconograficamente diverso. Non siamo dinanzi a ortodosse parate di pasdaran ma neppure di fronte alla Teheran dei quartieri periferici che spesso il cinema iraniano ci ha proposto. Non c'è neanche il mondo sotterraneo dei rocker fuorilegge dei Gatti persiani di Bahman Ghobadi. Ci sono degli amici, anche con bambini, in auto che gridano la loro voglia di allegria e di serenità. È una fotografia luminosa quella che pervade lo schermo e non solo perché la stagione è favorevole. È da qui, da questo ritrovarsi con un vecchio compagno di studi che cominciano ad emergere le varie personalità. La prima difficoltà che insorge (il doversi adattare per trascorrere la notte) provoca atteggiamenti diversi ma sarà l'incidente in mare la causa che spingerà a guardare alla realtà con altri occhi.
Ecco allora che la detection diventa materiale 'altro' e 'alto' trasformandosi in metafora di un mondo in cui la distinzione tra l'essere e l'apparire si fa forzatamente ogni giorno più sottile. Quella casa in cui ci si è dovuti adattare ad abitare è in fondo un Iran in cui il gioco delle parti deve essere sostenuto forzatamente, pena l'allontanamento dal consesso civile. La modernità penetra dalle fessure ma nel fondo delle coscienze sono ancora forti i richiami culturali ancestrali difficili da rimuovere e rielaborare. Un Orso d'Argento per la Miglior Regia a Berlino assolutamente meritato.

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