Tutta la vita davanti

Un film grottesco che affronta in modo corale il rapporto dei trentenni con la società, secgliendo appositamente delle macchiette (elio germano che si guarda allo specchio e si ripete di essere un vincente, Michela Ramazzotti che per mantenere la figlioletta è costretta a fare marchette e si rifiuta di crescere). Si tratta davvero di un amarcord moderno come lo ha definito qualcuno, ottimamente interpretato tra l'altro. La forza del film sta soprattutto in una struggente malinconia creata in gran parte dalla scenografia alienante, da una fotografia traslucida e da una regia disinvolta, pulita. Che dire dei mostri sacri? Ghini è a dir poco mefistofelico e la Ferilli sulla scia di "dalida" sembra quasi una dark lady sul viale del tramonto, come direbbero i cinefili non si potrebbe chiedere di più a un cineasta che fa della semplicità la sua arma più straziante