contrammiraglio
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sabato 11 giugno 2016
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bell'assai
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Gran bel film, e la scena del cecchinaggio è superlativa!
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jacopo mancini
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martedì 31 maggio 2016
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grande prova
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“The hurt locker” è un film diretto da Kathryn Bigelow e scritto dal giornalista Mark Boal. Racconta la vita di un gruppo di artificieri dell’esercito americano in missione in Iraq.
L’opera si può iscrivere abbastanza facilmente nel genere dei film di “guerra”: i soldati affrontano ogni giorno un nuovo scenario, con problematiche diverse; ovviamente c’è un senso di fortissima precarietà della vita e spesso ci sono episodi di morte.
Detto questo, “The hurt locker” è anche un’opera sui generis perché descrive un’attività, quella dell’artificiere appunto, estremamente particolare.
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“The hurt locker” è un film diretto da Kathryn Bigelow e scritto dal giornalista Mark Boal. Racconta la vita di un gruppo di artificieri dell’esercito americano in missione in Iraq.
L’opera si può iscrivere abbastanza facilmente nel genere dei film di “guerra”: i soldati affrontano ogni giorno un nuovo scenario, con problematiche diverse; ovviamente c’è un senso di fortissima precarietà della vita e spesso ci sono episodi di morte.
Detto questo, “The hurt locker” è anche un’opera sui generis perché descrive un’attività, quella dell’artificiere appunto, estremamente particolare.
L’artificiere protagonista del film è il sergente William James, interpretato da Jeremy Renner. William non ha mai paura, non pensa al fatto che ogni giorno la sua esistenza potrebbe terminare. La guerra per lui è come una droga, adora l’adrenalina. Sembra nato per stare in missione e appare quasi inadatto a vivere la vita tranquilla con la sua famiglia in America.
Quel che colpisce di questo film è l’estrema padronanza del mezzo cinematografico che la regista e i suoi collaboratori dimostrano di avere: pensiamo soprattutto allo straordinario uso della telecamera a mano, accompagnato da un eccellente montaggio visivo e sonoro.
La pioggia di Oscar che è caduta su questo film non è stata casuale.
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il befe
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martedì 10 marzo 2015
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ce ne fossero
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il befe
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martedì 10 marzo 2015
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capolavoro
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giusefusco
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domenica 8 febbraio 2015
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più che un film un documentario propaganda
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Vorrei premettere che non giudico mai un film in base alla critica cinematografica ed ai riconoscimenti (questo film ha preso una valanga di statuette!).
Davvero non riesco a giudicarlo come film perchè non mi sembra affatto un film, due ore che mostrano sostanzialmente la stessa cosa e cioè degli artificieri (credo si chiamino così) che disinnescano dei tubi bomba in delle stradine dell'Iraq credo.
Avrebbero potuto farci un documentario di 5 minuti e non credo la "narrazione" avrebbe perso nulla. Certo c'è da dire che non sono l'americano medio (infatti sono italiano) per cui sicuramente il film ha un senso del tutto diverso, per cui la guerra, l'invasione di un paese straniero (chiamala pure esportazione di democrazia ma non credo che il paese "ospitante" sia troppo d'accordo) e soprattutto la figura del militare hanno un senso ed un impatto ovviamente diverso e più personale.
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Vorrei premettere che non giudico mai un film in base alla critica cinematografica ed ai riconoscimenti (questo film ha preso una valanga di statuette!).
Davvero non riesco a giudicarlo come film perchè non mi sembra affatto un film, due ore che mostrano sostanzialmente la stessa cosa e cioè degli artificieri (credo si chiamino così) che disinnescano dei tubi bomba in delle stradine dell'Iraq credo.
Avrebbero potuto farci un documentario di 5 minuti e non credo la "narrazione" avrebbe perso nulla. Certo c'è da dire che non sono l'americano medio (infatti sono italiano) per cui sicuramente il film ha un senso del tutto diverso, per cui la guerra, l'invasione di un paese straniero (chiamala pure esportazione di democrazia ma non credo che il paese "ospitante" sia troppo d'accordo) e soprattutto la figura del militare hanno un senso ed un impatto ovviamente diverso e più personale.
Credo che a giudicare anche dai riconoscimenti del film l'assegnazione del premio Oscar sia ormai un fatto più politico-sociale che puramente cinematografico (ricordiamo sempre che "Il Colore Viola" l'Oscar non lo ha vinto e vogliomo paragonarlo a questo film?)
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[+] credo
(di castelmagno)
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alexander 1986
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giovedì 2 gennaio 2014
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il deserto dei tartari, negli anni duemila.
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Iraq. Una squadra di artificieri perde il proprio leader nell'ambito di una rischiosissima operazione. A sostituirlo, arriva un nuovo e curioso caposquadra, William James (Renner), un veterano del disinnesco delle bombe e incredibilmente sprezzante del pericolo. La missione della squadra proseguirà tra pericoli di ogni sorta, per superare i quali non sarà sufficiente sapere qual è il filo giusto da staccare.
La bravissima Bigelow riesce a realizzare ben più del classico film di guerra, dato che non vi è il benché minimo intento di dire la propria sul 'pro' o sul 'contro' in relazione all'intervento militare. Non si parla mai delle ragioni della guerra, o di quanto sia brutta et cetera.
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Iraq. Una squadra di artificieri perde il proprio leader nell'ambito di una rischiosissima operazione. A sostituirlo, arriva un nuovo e curioso caposquadra, William James (Renner), un veterano del disinnesco delle bombe e incredibilmente sprezzante del pericolo. La missione della squadra proseguirà tra pericoli di ogni sorta, per superare i quali non sarà sufficiente sapere qual è il filo giusto da staccare.
La bravissima Bigelow riesce a realizzare ben più del classico film di guerra, dato che non vi è il benché minimo intento di dire la propria sul 'pro' o sul 'contro' in relazione all'intervento militare. Non si parla mai delle ragioni della guerra, o di quanto sia brutta et cetera. Questo perché 'The Hurt Locker' è in realtà un film sull'alienazione e sul disadattamento che una generazione di giovani ha vissuto e sta vivendo tutt'ora all'oscuro dell'attenzione mediatica e, forse, anche della capacità di comprensione della gente comune. Impagabile la scena dell'imbarazzato sergente James, novello Ares sul campo di battaglia ma incapace di scegliere la giusta scatola di cereali davanti ai banchi del supermarket vicino casa; e anche per questo costretto a tornare in guerra, ad assaporare l'unico luogo in cui può essere sé stesso. Il film lancia la promettente stella di Jeremy Renner e si porta a casa ben 6 statuette, rovinando la festa al monumentale Avatar dell'ex marito della Bigelow.
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great steven
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domenica 30 giugno 2013
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uomini che rischiano la vita disattivando bombe
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THE HURT LOCKER (USA, 2008) di KATHRYN BIGELOW con JEREMY RENNER – ANTHONY MACKIE – BRIAN GERAGHTY – RALPH FIENNES – GUY PEARCE – DAVID MORSE – EVANGELINE LILLY – CHRISTIAN CAMARGO § Da una sceneggiatura del giornalista Mark Boal, veterano dei reperimenti di notizie nelle nazioni devastate dalla guerra, K. Bigelow (1951), con la complicità della realistica fotografia di Barry Ackroyd e delle musiche di Marco Beltrami, è riuscita a costituire un dramma umano privo di leziosaggini hollywoodiane ed eroismi fanatici che ha al suo centro la vita, e soprattutto il mestiere, di un’unità speciale di soldati dell’esercito statunitense chiamata Bravo Company: disinnescare le bombe per risparmiare le esplosioni e i danni nel bel mezzo della guerriglia stradale afghana.
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THE HURT LOCKER (USA, 2008) di KATHRYN BIGELOW con JEREMY RENNER – ANTHONY MACKIE – BRIAN GERAGHTY – RALPH FIENNES – GUY PEARCE – DAVID MORSE – EVANGELINE LILLY – CHRISTIAN CAMARGO § Da una sceneggiatura del giornalista Mark Boal, veterano dei reperimenti di notizie nelle nazioni devastate dalla guerra, K. Bigelow (1951), con la complicità della realistica fotografia di Barry Ackroyd e delle musiche di Marco Beltrami, è riuscita a costituire un dramma umano privo di leziosaggini hollywoodiane ed eroismi fanatici che ha al suo centro la vita, e soprattutto il mestiere, di un’unità speciale di soldati dell’esercito statunitense chiamata Bravo Company: disinnescare le bombe per risparmiare le esplosioni e i danni nel bel mezzo della guerriglia stradale afghana. Il titolo originale – traducibile come Il pacchetto del dolore – è un’espressione compresa nello slang militare americano usata per descrivere un ruolo ad alto pericolo dove i rischi sono imprevedibili. E non è tanto l’imprevedibilità a terrorizzare questi uomini in fondo semplici ma con le idee e i valori radicati nell’animo, ma la possibilità di dover terminare di soprassalto il lavoro stesso e non tornare più ad abbracciare le propri mogli e i propri figli. Proprio come indica lo slogan di lancio del film, «maledetto il paese che ha bisogno d'eroi», la guerra diventa la nemica numero uno dell’essere umano perché lo corteggia in modo smanioso fino a catturarlo e costringerlo a farla come spinto da una forma di dipendenza bella e buona. Potrebbe affondare le sue radici in altri film del passato (come Salvate il soldato Ryan di Spielberg o l'italiano Tutti a casa di Luigi Comencini) se si dovesse parlare del tema di partenza, ossia che i conflitti armati non sono combattuti da esseri con capacità straordinarie ma da uomini, che riescono solo ad andare avanti per il desiderio della pace e della libertà, sperando al contrario di poter vivere un futuro dominato dalla quiete e dall'affetto per i propri simili. Le scritte che compaiono periodicamente scandiscono i giorni mancanti della rotazione annuale, a segno che questi artificieri sono attratti dalla guerra quasi senza poterne fare a meno, aspettando sempre con impazienza di tornare sul fronte, in un paese straniero e lontano dai comfort domestici. Il lavoro della Bigelow è di classe, di altissima qualità, impeccabile nella scelta dei toni e dei colori, eppure trasmette una tristezza immensa per il puntiglioso realismo delle sequenze e della loro successione, ancora più straziante. Vincitore di 6 Oscar (film, regia, montaggio, suono, montaggio sonoro, sceneggiatura originale) nell'edizione 2010 e di altri 17 premi minori.
Guerra; giudizio personale: 8 (buono)
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contrammiraglio
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domenica 26 maggio 2013
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sminatori
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Ha un ritmo davvero notevole, elemento tipico della regista peraltro, storia credibile ed ottime immagini (la lotta tra i due cecchini nel deserto è memorabile), pecca solo per l'inseguimento notturno che non ha ragione d'esistere ma va bene lo stesso. Il finale è notevole, anche se copiato, ma meglio perchè non c'ha messo il pippone ideologico, da Home of the brave!
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alex delarge 97
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mercoledì 1 maggio 2013
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un film fatto molto bene,ma non meritava l'oscar.
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questo film,the hurt locker,parla della guerra in iraq,e delle avventure del sergente william james(renner)che ha sganciato moltissime bombe e sembra non conoscere la paura,e dei suoi compagni sanborn(mackie)e owen eldridge(geraghty),secondo me questo è un film realizzato molto bene,infatti la scenografia di questo film è molto credibile,sembra di stare in iraq quindi io dò un 10 alla scenografia perchè è stata ricostruita in maniera incredibilmente perfetta,la recitazione è molto buona,sopratutto quella di renner,la trama è fatta abbastanza bene ma questo film secondo me non meritava di vincere l'oscar al miglior film,doveva vincere avatar.
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questo film,the hurt locker,parla della guerra in iraq,e delle avventure del sergente william james(renner)che ha sganciato moltissime bombe e sembra non conoscere la paura,e dei suoi compagni sanborn(mackie)e owen eldridge(geraghty),secondo me questo è un film realizzato molto bene,infatti la scenografia di questo film è molto credibile,sembra di stare in iraq quindi io dò un 10 alla scenografia perchè è stata ricostruita in maniera incredibilmente perfetta,la recitazione è molto buona,sopratutto quella di renner,la trama è fatta abbastanza bene ma questo film secondo me non meritava di vincere l'oscar al miglior film,doveva vincere avatar.
secondo me doveva vincere avatar perchè prima di tutto avatar è un film innovativo ricco di strabilianti effetti speciali e sopratutto di spettacolarità,inoltre anche se the hurt locker è ben fatto non mi ha datto le stesse emozioni che mi ha dato avatar,che sono:stupore e gioia,inoltre the hurt locker secondo me è un film di guerra classico quindi non molto originale.
concludendo dico che the hurt locker è un film sicuramente ben fatto,ma non meritava l'oscar secondo me,perchè secondo me il cinema è sopratutto spettacolo e se parliamo di grande spettacolarità ed emozione avatar è nettamente superiore a the hurt locker,quindi è per questo che penso che the hurt locker abbia battuto ingiustamente avatar.
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filippo catani
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mercoledì 13 marzo 2013
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la guerra sul campo
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Iraq. Una squadra di artificeri dell'esercito americano lotta ogni giorno contro gli ordigni che vengono lasciati in ogni posto possibile sia esso il ciglio di una strada, una macchina o un essere umano. I soldati sottoposti a questo stress reagiscono in modi diversi in attesa della rotazione che avviene dopo 40 giorni in prima linea.
Come si suol dire l'artificere può commettere solo due errori nella vita e il primo è quello di diventare artificere. Un lavoro che già è logorante in se e pensare di farlo tutti i giorni in uno scenario com'era quello dell'Iraq dà senza dubbio un'idea di quello che è una guerra. Infatti è facile parlarne a tavolino come "giusta" o "preventiva" stando comodamente seduti dietro una scrivania mandando gli altri al fronte.
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Iraq. Una squadra di artificeri dell'esercito americano lotta ogni giorno contro gli ordigni che vengono lasciati in ogni posto possibile sia esso il ciglio di una strada, una macchina o un essere umano. I soldati sottoposti a questo stress reagiscono in modi diversi in attesa della rotazione che avviene dopo 40 giorni in prima linea.
Come si suol dire l'artificere può commettere solo due errori nella vita e il primo è quello di diventare artificere. Un lavoro che già è logorante in se e pensare di farlo tutti i giorni in uno scenario com'era quello dell'Iraq dà senza dubbio un'idea di quello che è una guerra. Infatti è facile parlarne a tavolino come "giusta" o "preventiva" stando comodamente seduti dietro una scrivania mandando gli altri al fronte. Questi uomini sono costantemente in pericolo di vita e vedono avvicendarsi i propri compagni con drammatica regolarità. E non ci si stupisce poi se questi uomini hanno reazioni diverse: c'è chi continua la guerra giocando alla playstation o chi beve ascoltando metal. Per qualcuno poi la guerra diventa una vera e propria ossessione tanto da non riuscire a farne a meno (emblematica la scena finale del soldato che in guerra non esitava a lanciarsi nelle missioni più audaci e in patria si trova in difficoltà davanti agli immensi scaffali dei cereali). Insomma un film di denuncia sulla guerra, su quella che era la situazione in Iraq (terribile e drammatica la sequenza dell'uomo bomba) e sul lavoro di un reparto dell'esercito. Il tutto scaturito dalla fantomatica ricerca delle armi di distruzione di massa mai trovate e culminato con l'addio dell'esercito dal paese in tempi recenti. Ottima regia e cast e numerosi premi meritati per un film che, almeno inizialmente, era quasi passato in sordina.
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